Ma la Poesia ha un’età? O,
per essere più precisi, può (o deve) la Poesia distinguersi a seconda dell’età
dell’autore? Direi che non sempre è così; ci sono delle eccezioni. E una di
queste eccezioni è senza alcun dubbio Gloria Riggio: appena ventenne, devo dire
che la sua poesia mi ha stupito, e a mio giudizio ritengo che la nostra giovane
autrice non ha nulla in meno, per capacità e profondità del fare poetico,
rispetto ai poeti “navigati”. È stata una grande e piacevole sorpresa. Ho preso
in esame, per così dire, il suo ultimo testo poetico che la Riggio mi inviò
cortesemente alcuni mesi fa, con la preghiera di scrivere qualche riflessione in
proposito, e soltanto ora “riscopro” questa perla preziosa che stava proprio
qui, accanto ai miei libri da leggere e da studiare, e per i quali mi
riprometto di stilare qualche nota. Una perla che ora ho qui sulla scrivania,
anzi in video, ma che già irradia tutto il suo proverbiale splendore.
La stagione del dubbio, sua
seconda raccolta, pubblicata nel giugno del 2019 da Entropia, è un’opera
complessa e molto articolata, dalla quale emerge evidente la ricchezza e la
profondità del progetto poetico dell’autrice. Gloria Riggio indaga con audacia
e determinazione il complesso mondo interiore che, proprio per la sua giovane
età, è in continuo e forte fermento: dubbi, incertezze, speranze, sentimenti ed
emozioni che però vengono scandagliati, quasi vivisezionati, e ordinati
attraverso un processo poetico che li rende comunicativi e addirittura
esemplari. L’analisi del tempo attraverso i testi della prima parte, che è
quasi un diario, prosegue poi negli altri scomparti del libro, o capitoli, dove
la nostra autrice si sofferma sulle sorti della natura e dell’umanità, per poi
giungere alla fase più intima dell’esistenza, quella più fervida e appassionata,
l’eros, dove pure si sofferma con eleganza stilistica e allusiva di grande
effetto.
Una poesia non legata all’età,
o perlomeno non del tutto influenzata da questa, dove l’impulso vitale,
caratteristico della gioventù, è abilmente dominato e controllato dall’innato
talento letterario della nostra autrice. Talento letterario che le permette di
esprimere concetti, riflessioni e stati d’animo, emozioni e ambientazioni, con
un dettato poetico colto, appropriato e liricamente alto.
Proponiamo qui di seguito
alcuni brani tratti dal suo libro “La
stagione del dubbio”.
5 GENNAIO O DEL RITROVARSI
AL MEDITERRANEO
Per sorridere alla tua schiuma
che mi bacia le caviglie
e celebrare le mie (lac)rime
che diventano tue gocce,
per cingere d’inchiostro
l’orlatura del tuo ventre
insignificante, dinanzi le tue onde
scrivo
al cospetto degli altari tuoi
e forse tu
neppure lo saprai.
11 NOVEMBRE O DELLA DIPARTITA
La palude stagna
nel fango di occhi sfuggenti
la coscienza della fine
digrigna i denti
ascolta
i tumul(t)i esausti e fatiscenti
di eserciti in marcia
su bare sferzate da urla o da canti
e la catatonia del tuo corpo
al cospetto dell’afasia dei miei altari:
nulla intorno
al rito orfico dell’amore.
Il mugghiare del mare
si incre(s)pa sull’indifferente
riva del mio petto
non più concitata dal doloroso
e cupo abisso
ma ormai inerte al cospetto
del pentimento.
LA VALLE DEI VACILLI O DELLA PAREIDOLIA
(DI UN DIVERSO)
Una strada sterrata
lenta e inesorabile
correva chilometri di silenzio e afa
prima di slabbrarsi
in un incrocio privo di esitazione.
Adele abitava al di là della scelta
alcuni passi e cespugli
dopo una chirurgica biforcazione.
Dal ciglio a strapiombo sul mare
l’unica sua violenza
era imporre alle nuvole
nel cielo di carta,
una forma.
Quando se ne accorse,
lo strappo giunse [alla sua porta.
E graffiando l’ampolla vitrea
di quel cosmo e le sue leggi,
il rito di iniziazione alle pendici dei vacilli:
“Benvenuta dinanzi la porta dell’esattezza.
Cosa vuoi sbagliare oggi?”
“Dite pure!”
Alle porte degli inferi
le parole che usaste come armi
riecheggeranno - empia melodia -
nei lobi degli infermi.
Caronte digrigna il suo abbraccio,
e urla ancora dal relitto:
“La nicchia ecologica
ha il ventre putrefatto”.
Ti ha fatto male,
questo ti ha colpita:
uccisa da chi ti teneva
tra le dita.
Un pugno sotto le costole
brucia al centro dell’addome
come ferro ardente,
come il morso di un rapace.
I denti della iena
ridono sguaiati e beceri
lacrimando ancora caldo
un rivolo di sangue;
da lontano appena un canto
e le tue ossa nude
sullo sfondo del tramonto.
Il tramestio di fango e terra morta
sotto le suole delle prefiche
apre lo sguardo a un sentiero funebre
e - avvolto dal buio - il rituale di commiato
di infanti nudi
e innocenti.
Compunto, il dolore dei loro assassini
getta ad ogni lacrima una rosa,
distese di petali feriscono il buio
della notte luttuosa
senza vergogna, senza ferocia.
La strada è terminata
e intanto che muoio
ti vedo di spalle su un’altalena,
tu che per contrappasso
sorridi alla vita.
Mi trafigge una lama il grembo
e mentre tu ridi nel tuo limbo
sputi un crisantemo
ed il suo dolce gambo
EROTICA IX
La purezza della linfa
sulle labbra
e l’aria che fresca si poggia
e non ne dissolve l’essenza
il primordiale nutrimento
come l’embrione al suo grembo
come forma di vita
appesa al precipizio
dell’ultimo (salvifico) pasto.
Gloria Riggio, nata ad Agrigento nel 2000, studia Lettere e Filosofia presso l'Università di Trento, dove frequenta il corso di studi storici e filologici-letterari.
La sua prima raccolta poetica è Il mirto e la rosa (Ediz. La Gru, 2017).
Studia pianoforte sin da quando era bimba, nutrendo grande passione per la musica così come per la fotografia, i viaggi, il teatro, il mare, i libri e la scrittura.
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