Ecco, tutto questo rivive nelle poesie di questa raccolta di Carlo Procope, autore che sente, che avverte il senso profondo delle radici che lo legano a questi luoghi, e ne traduce in canto l’identità profonda, la storia, il mito.
La poesia di Carlo Procope, in ognuna delle sezioni in cui è suddivisa la raccolta, si mostra comunque fortemente caratterizzata da una forma piana e colloquiale, intrisa di velata affettuosa nostalgia, specie nei componimenti dedicati alla madre, la cui figura appare ancora attuale e operante, come se fosse ancora qui: Dormendo te ne sei andata / coi capelli appena tagliati / composta, pulita, / com'è stata la tua vita.
In altri testi, specie nella sezione intitolata La Voce del desiderio, Carlo Procope apre ad una scrittura sanguigna ed erotica, ma sempre elegante e misurata, e sempre legata, pure questa, alla tellurica bellezza dei luoghi che fanno da sfondo.
Le sezioni del libro sono dunque coerenti al progetto poetico complessivo dell’autore, che si muove appunto tra radici e cirri in una lunga e intelligente metafora del vivere e dell’amare, tra ricordi, sentimenti, passioni e prospettive future, quadri umani e sociali (come ad esempio nei testi L’Ambulante, l’Ortolano, a Pier Paolo Pasolini…), con un verso fermo e asciutto, ma denso di contenuti, anche quando si esprime in modo laconico, in flash illuminati di soltanto due o tre versi.
Una poesia, quella di Carlo Procope, che senz’altro a mio modesto parere si colloca tra le più intelligenti e propositive dell’attuale panorama poetico.
Il vulcano coltivato
Lasciatelo com’è
da tempi remoti.
Lasciate ai margini della sua ripida selva
il temibile solitario Lupone,
la casetta rossa irraggiungibile,
lasciate sulla vetta le chiuse vigne in vista del mare,
i dirupi colmi di spinai,
il sentiero ombroso
avvolto dall’erbe e dai rovi,
non disturbate i ragazzi nel fogliame,
lasciate la selva, dove torna
da lontani cieli la beccaccia,
lasciate nella valle l’immoto verde silenzio,
le speciali mele rosse,
il piccolo borgo
con animali e contadini medioevali,
lasciate all’alba la nuvola nel suo centro.
Lasciatelo com’è.
Non fatene una domestica consolazione.
***
Sono le sei d’un mattino di giugno.
Nuoto nel mare quieto di Baia, a largo.
Scendo sul fondo, in mezzo al corallo,
a pesci variopinti, su prati fluenti,
alghe che racchiudono strade, mosaici,
anfore e ondeggiando blandiscono
distese colonne di marmo; nuoto ancora
e sullo sfondo d’una grotta, nella limosa
acqua verdolina, intravedo corpi bianchi
e spettrali: Ulisse che porge la tazza fatale
a Polifemo e la mitica scena, sul fondo marino,
pare un fatto realmente avvenuto.
***
Nell' orto novello
c'era una piantina mai vista.
Di mano in mano è passata,
nessuno la conosceva.
L'hanno portata a mia madre.
Nemmeno lei l'aveva mai veduta
ma scostate le foglie
l'ha indagata dentro,
in fondo al cuore,
ed ha capito cos'era:
un cavolfiore.
Seduta al tavolo
mia madre guarda un quiz in televisione.
I suoi occhietti fissano i dettagli
misteriosi e mentre noi
davanti a quelli ci smarriamo
lei comincia: “ A me…me pare... ”
E indovina una borsa! un cappello! un attrezzo!
con un tono così appassionato
che sembra abbia riconosciuto
vecchi compaesani.
Mia madre non è una contadina
né ripara borse, cappelli o attrezzi
solo conosce bene
le cose che usa o che mangia.
***
Coppia
Era un pomeriggio d'estate.
Nella penombra riposavano sul letto
nudi e placati.
D'un tratto lui si sentì sfiorare il fondoschiena,
come da un’onda di seta.
Di scatto volse il capo, poi sorrise.
Era lei: con la sua erba lo aveva sfiorato.
Ora si muoveva lungo il suo corpo,
senza posarsi.
A occhi socchiusi lui ascoltava quel senso sospeso
e un'altra nudità cominciava ad abitarlo.
In quell'intima ombra
i nuovi corpi s'amarono in silenzio,
misurando i gesti
e più c'era misura
più c’era infinito.
I confini sparirono.
Respiri, desideri, ferite,
diventarono un'unica esistenza.
Quando si ritrovarono viso a viso
congiunsero le bocche con ardore,
e quel bacio fu come un sigillo
su quel sacro mistero.
***
Una sera in quell’albergo malandato
mentre stringevo la tua nuda bellezza
un moto profondo mi schiuse l’anima:
“ Ti amo!” dissi, ma con un tono grave
che mi lasciò sorpreso
e in quell’istante vidi lungo il fiato
un’eterea sostanza bianca fluttuare
e poi, fermandosi, aprirsi a corolla:
era il mio “ti amo”
galleggiava nell’aria
in forma di fiore;
lo guardavo con gli occhi allargati,
fermo dentro di te,
incapace di pensare;
lentamente ripresi ad amarti
continuando a fissare quell’entità
poi la tua bellezza m’avvinse
divenendo tutt’uno col mistero.
***
Cirri
Appaiono
con bianca grazia
nei
più alti azzurri
vagando dritti nella luce.
Stanno,
fiocchi
acquosi,
ai confini del cielo,
nelle vertigini rarefatte,
galleggiando
senza ombre.
Sono pochi
d'improvviso molti.
Aneliti ignoti
giovani respiri
velli
dell'Olimpo.
Si muovono
riprendono il loro
lento viaggio aperto.
come
vele in un mare d'aria
come le
nostre illusioni.
***
Quando un incontro
risuona dentro
le ali del tempo
girano in tondo
e in quel vortice
tornano i miti,
le forze che muovono
il nostro destino.
Torna l’uomo che vaga sul mare,
il poeta che scese nell’Ade,
il ragazzo che si mira alla fonte;
tornano i fauni spioni,
i tritoni giocondi,
i centauri irosi,
le amabili ninfe,
esseri che sono ancora fra noi;
li puoi udire nel richiamo delle onde
o quando la brezza muove la foresta;
li puoi vedere nelle ore che Amore
incendia i nostri volti.
Il resto non ci appartiene veramente.
E’ nei miti che abita la nostra anima.
Carlo Procope è nato nel 1962 a Bacoli dove attualmente
vive. E' autore di poesie, racconti, testi per canzoni. I suoi libri sono: Le
ali raccolte, poesie, ed.Del Giano '94, collana di Dario Bellezza, pref.di Elio
Pecora. L'ultimo re, poesie e prose, ed.Cuen '97, pref. di Francesco
Scarabicchi. Suoi versi e racconti sono presenti in varie riviste e antologie,
tra cui Fiera, Origini, I Limoni, Frigidaire, Antologia poetica campana, Poeti
e Poesia. Sue canzoni sono sui cd: Lottatore e Now di Marco Gesualdi; Opere
Omus degli Amigdala. Oltre alla scrittura si occupa di arti figurative e di
attività culturali.
Il libro è stato presentato nella Biblioteca di Bacoli il 7/10/2022, nell'ambito della Rassegna "La Musa Flegrea", rassegna curata e condotta da Annamaria Varriale e Giuseppe Vetromile.
Relatori: Giuseppe Vetromile e Nicola Magliulo.
Nessun commento:
Posta un commento