venerdì 4 marzo 2022

Cristiana Buccarelli e i suoi "Falò nel bosco"

Dopo i meritatissimi successi ottenuti con la pubblicazione dei suoi racconti e romanzi, in modo particolare Il punto zenit e l’Eco del Mediterraneo, Cristiana Buccarelli giunge a questo bellissimo romanzo, I falò nel bosco, dove evidentemente riallaccia un percorso direi esistenziale dell’animo umano, in particolar modo quello femminile: abbiamo infatti già potuto gustare la sua narrazione in Punto zenit, incentrata sulle vicende sentimentali e progressivamente evolutive della protagonista, e poi abbiamo assaporato le atmosfere e le storie quasi leggendarie nei racconti del Mediterraneo. Ora Cristiana Buccarelli riprende in un certo qual modo la natura femminile approfondendo ancora di più certi aspetti che forse ancora oggi, in modo subdolo e latente, si evidenziano in determinate circostanze. Mi riferisco in particolare a quel fascino nascosto, a quella malìa e nello stesso tempo a quella ritrosia che si prova parlando di streghe. E qui vorrei partire proprio dalla citazione riportata in copertina: “Ma cos’è una strega? mi chiedo. Strega è la donna che guarda, che sa, che conosce. Strega è chi la vita la sperimenta”.
Il romanzo I falò nel bosco è dunque imperniato su questo tema, del tutto femminile, ma che riguarda sicuramente la nostra storia, i nostri pregiudizi, le nostre credenze, i nostri costumi, dal lontano medioevo e fino ancora ai nostri giorni. È la storia di due guaritrici, due donne, Fausta e Fulvia, le cui vicende si intrecciano e si accomunano, essendo la prima, Fausta, una discepola della seconda, Fulvia. Ma quello che ci interessa principalmente e che cercherò di evidenziare molto brevemente, non è la storia in sé, che si potrà scoprire direttamente leggendo il libro, bensì lo spirito e i motivi che hanno spinto Cristiana a scriverlo. Per il piacere di raccontare una storia, una bella storia, evidentemente, e questo è assodato: ogni scrittore attinge alla sua creatività e ci dona sempre qualcosa di bello, di interessante, una pietra preziosa in più per il nostro bagaglio culturale ed emozionale. Questo libro lo fa sicuramente.
Ma c’è qualcosa di più, qualcosa di molto più importante in questo libro. Intanto può definirsi tranquillamente romanzo storico, in quanto è ambientato nel centro Italia, nella Tuscia più precisamente, in un’epoca, tra il 1500 e il 1600, in cui il Rinascimento cominciava a manifestarsi come sappiamo in tanti ambiti, nell’arte, nell’architettura, nelle scienze, nelle lettere, ma nello stesso tempo erano fermi i pregiudizi, le condanne, le emarginazioni nei confronti di coloro che osavano criticare i valori religiosi o le filosofie aristoteliche allora ben radicati. Da qui la famosa inquisizione, da qui la condanna al rogo di tanti uomini e, soprattutto, donne, che venivano considerate eretiche, fuori dal sistema religioso e sociale.
In effetti, se vogliamo, nulla è cambiato oggi: si vede sempre con sospetto la donna che si conquista uno spazio intellettuale e critico in un mondo ancora prevalentemente maschilista, figuriamoci a quei tempi!
Le guaritrici venivano però rispettate e benvolute dal popolo, perché riuscivano a guarire ferite del corpo, dell’anima e della mente, laddove la scienza ufficiale dell’epoca non ancora arrivava.
Ma il filo conduttore del romanzo è anche la storia personale delle due guaritrici, storie di donne che ancora una volta cercano di riscattarsi dopo i torti subiti, riuscendo a conquistarsi uno spazio e una vita propria, molto più intensa e collegata alla natura, al sentimento universale che la permea, vivendo in pieno, per se stesse e per gli altri, la vita nella natura, a contatto diretto della realtà circostante, fatta di boschi, di ruscelli, di alberi, di erbe, di animali, ma anche di forti sentimenti, di amore e di passione.
Ecco dunque cosa può essere una “strega”, una donna vera in una natura vera, autentica, completamente aderente ad essa, libera da ogni imposizione e da ogni vessazione, aperta e sempre disponibile a “guarire” il prossimo; una donna in fin dei conti felice, che ama stare a contatto della natura, respirare e danzare insieme negli incontri nel bosco, rivivere in fin dei conti il culto della donna solida libera e forte, il culto di Diana, e in modo benevolo e schietto, non distorto come paventato dalle credenze bigotte di un tempo.
Una storia da leggere tutto d’un fiato, perché offre ancora oggi molti spunti di riflessione sul comportamento della donna nella società.

Cristiana Bucarelli, I falò nel bosco, IOD Edizioni, 2021

Cristiana Buccarelli è una scrittrice di Vibo Valentia e vive a Napoli.
È dottore di ricerca in Storia del diritto romano. Ha vinto nel 2012 la XXXVIII edizione del Premio internazionale di Poesia e letteratura "Nuove lettere" presso l’Istituto Italiano di Cultura di Napoli.
Conduce annualmente laboratori e stage di scrittura narrativa.
Ha pubblicato la raccolta di racconti Gli spazi invisibili (La Quercia editore) nel 2015, il romanzo Il punto Zenit (La Quercia editore) nel 2017 ed Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) nel 2019, presentati tutti in edizioni diverse al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere.
Con il libro Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) ha vinto per la narrativa la V edizione del Premio Melissa Cultura 2020 e la IV edizione Premio Internazionale Castrovillari Città Cultura 2020.
Nel 2020 è stata pubblicata a sua cura la raccolta Sguardo parola e mito (IOD Edizioni).
Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo storico I falò nel bosco (IOD Edizioni), presentato all'interno di Vibo Valentia Capitale italiana del libro 2021 al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere.

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