Nell'interessante viaggio attraverso la poesia contemporanea, e in particolare quella campana e napoletana, sovente abbiamo incontrato giovani talenti che creano e frequentano con entusiasmo e costanza questo particolare mondo letterario, che non sempre gode di grande diffusione e notorietà. Ma i Poeti autentici sono tenaci e continuano per la loro (e per la nostra) strada, a volte illuminata e benevola, altre volte impervia e piena di ostacoli.
Così le illuminazioni poetiche possono sorgere ad ogni angolo, inaspettate e meravigliose, degne e meritevoli di essere ulteriormente conosciute e seguite.
Parlo, per esempio, della nostra giovane Francesca Coppola, di Portici, in provincia di Napoli, che molto volentieri ospito in questo spazio poetico, trovando in lei una vena davvero buona. Ho la sensazione che la sua poesia, così piena e dirompente, abbia bisogno di spazi più ampi, che la parola non le basti, tanto è vero che utilizza anche l'"anima" dialettale, il vernacolo napoletano, per dare maggiore spinta e risalto al suo interiore discorso ed alla sua creatività poetica. Spaziando da argomentazioni di carattere sociale e civile, ad altre più aderenti alla propria anima, Francesca Coppola è da considerarsi poetessa di rilievo, e, come sempre, i lettori potranno confermarlo.
Selezione dalla raccolta inedita “Ultimatum dall’inverno”
*
Di Libia ribelle
forse avevi un nome
quando a camminare
erano le tue gambe
ora ti passano accanto
e i tuoi occhi sono aperti
anche se sei freddo
da un pezzo
sì, uno di Libia
che ha retto il colonnello
uno che era un fratello
poi il sorpasso
scelta o dominio
uno che poi non ride
se i cosmi rivolta-tregua
si accoppiano
*
E ritorni
e mo' addò rìce cà ammancan' e' géranio
mò ca' te port' dinto 'a tèsta
cà terra, cà càrne
tu terrai i tuoi spazi
nella mia ulcera
mentre cerco sutura
sullo sgabello di un bar
*
A(t)tenersi
è tradurre amore con il senno
di una bottiglia dal tappo a tenuta
dove il collo così lungo nasconde
sapori e segreti
come a dirsi tante cose e dopo
interrogarsi senza indovinare
niente
e mi scuoti e raccogli
con la gola di chi sa attendere
m' a t t r a v e r s i
che sto lì, lì per confessare
ma mi tengo_ mi tieni
in 194 centimetri di cristallo
bianco
di una bottiglia dal tappo a tenuta
dove il collo così lungo nasconde
sapori e segreti
come a dirsi tante cose e dopo
interrogarsi senza indovinare
niente
e mi scuoti e raccogli
con la gola di chi sa attendere
m' a t t r a v e r s i
che sto lì, lì per confessare
ma mi tengo_ mi tieni
in 194 centimetri di cristallo
bianco
*
Ultimatum dall’inverno
a lei piace stendere sorrisi
anche se incerti sono i tappeti
ha gerarchie senza limiti
e la forza di catturare gli spazi
magari con te si parla di assenza
poi lei apre stanze persecutorie
così gli uccelli non volano
zitti in ginocchio, pregano
e sembra quasi naturale
quel cimitero vivente anche quando
in ogni guerra incontro il tuo sguardo
e non ci sono superstiti nel dirsi ti amo
senza farci l'amore
anche se incerti sono i tappeti
ha gerarchie senza limiti
e la forza di catturare gli spazi
magari con te si parla di assenza
poi lei apre stanze persecutorie
così gli uccelli non volano
zitti in ginocchio, pregano
e sembra quasi naturale
quel cimitero vivente anche quando
in ogni guerra incontro il tuo sguardo
e non ci sono superstiti nel dirsi ti amo
senza farci l'amore
*
Amare non è amore
hai le mie mani, certo
un punto a sfavore dirai
in questo gioco al massacro
loro si arrampicano
arrabbiate poi scivolano:
la tua pelle è una collina di ghiaccio
Quando l’amore ha valigie stanche
non ci sono destinazioni
le diramazioni come fantasmi
si nascondono in mappe bruciate
senza caccia al tesoro
*
O’ centesimo rò màre
Quacche vota m’addumannano pure si te vec’
quànno ra’ matìna arrevuot’ ogne pputèca
e tutto o’ màre ghìut a màle t’accumpagnà
vìco vìco
l’uòcchio tuoje cuntano ògne vòta
chella stòria ca t’ha visto scagnà o’ còre
cu nn’ammòre assaje cchiù gruòsso
nù centesimo pè o’ màre
pè chella vàrca ca s’è magnata
famìglia e fatica.
(traduzione)
a volte mi chiedono ancora se ti vedo
quando dalla mattina giri ogni negozio
e tutto il mare andato a male
ti accompagna in ogni vico
i tuoi occhi raccontano ogni volta
quella storia che ti ha visto barattare il cuore
con un amore assai più grande
un centesimo per il mare
per quella barca che ha inghiottito
la famiglia e il lavoro
Nota biografica:
Solo 29 anni e pur così tanti. Laureata in “Cultura & amministrazione dei beni culturali”, Francesca risiede in provincia di Napoli. Vive la natura come habitat ideale, ama profondamente gli animali.
Da sempre interessata alla scrittura, agli effetti benefici che ne conseguono, alle possibilità di esternare e condividere, sfrutta al massimo il filo illogico di internet: siti di poesie e forum diventano ben presto la sua casa, così le varie discussioni hanno sempre più il sapore del pane quotidiano.
Cercare e non trovare, difendersi a colpi di cartapesta, ragionare più del dovuto, infine capire che la meta è sempre la stessa, sono le strade a cambiare volto: queste sono le costanti che accompagnano il suo cammino in poesia.
Fa parte della redazione de I giovin/astri di Kolibris. Alcuni suoi testi compaiono in antologie, in particolare “L’origine” è stata selezionata per il poetico diario “Il segreto delle fragole 2012”, Edizioni LietoColle.
Presente nella lista dei poeti contemporanei per le Edizioni Kolibris, alcuni suoi testi compaiono in Viadellebelledonne e la Stanza di Nightngale.
Una selezione di opere accompagnate dalla nota critica di Lorenzo Mari sono presenti su “La Ginestra”( http://letteraturalaginestra.wordpress.com/2010/12/05/vetrina-1-francesca-coppola-non-togliermi-il-vestito/#comment-282).
Gestisce Versinvena, un forum di scrittura creativa assieme a Roberta D’Aquino: http://versinvena.freeforumzone.leonardo.it/default.aspx?t=634057517439694252.
Mi piace moltissimo Francesca, come lei già sa.
RispondiEliminaMi sembra che sappia sempre suonare la campana giusta per dare allarme di un punto dolente personale che punta a far capire l'universale.