domenica 22 maggio 2022

La "Preghiera in gennaio" di Rosaria Di Donato

La pandemia del covid ci ha sorpresi tutti in modo improvviso, influendo sulle nostre abitudini e soprattutto sul nostro umore, sul nostro spirito, in modo alquanto incisivo, fino a determinare, in molti casi, evoluzioni negative del nostro comportamento e del nostro relazionarci con gli altri. La costrizione, la chiusura, l’impossibilità di uscire all’esterno a svolgere una vita normale, il fatidico lockdown, hanno profondamente sminuito il nostro entusiasmo, il nostro impeto vitale. E questa cosa, principalmente, si è manifestata negli animi dei creativi, degli artisti e di tutti coloro che hanno in sé un grado di sensibilità piuttosto elevato nei confronti dell’umanità e dei fenomeni di cui la natura ci rende inevitabilmente silenziosi e passivi soggetti.
Ecco dunque che anche la generosa e valente poetessa Rosaria Di Donato, non sottraendosi a questa sensibilità nei confronti di una umanità particolarmente martoriata e afflitta dall’ondata di contagio, canta il suo amore e la sua intima dedizione fraterna alla natura e al mondo. Lo fa con “Preghiera in gennaio”, edita dall’ottima Macabor di Bonifacio Vincenzi; ma attenzione, il suo non è un canto espiatorio né supplichevole nei confronti di un dio-natura che ha voluto colpirci, bensì è una preghiera intima di ricerca, di approfondimento, di riflessione, sullo stato umano, proprio e di quello degli altri suoi simili, indotti dalla consapevolezza della precarietà della vita e della quotidianità a volte troppo superficiale che ciascuno di noi conduce. Bisogna in qualche modo soffermarsi su alcuni importanti punti che toccano direttamente la spiritualità intrinseca che comunque abita in noi, bisogna trovare il contatto, il filo conduttore, l’apertura verso quella dimensione. Rosaria Di Donato lo fa con estrema delicatezza, ma in modo schietto e appassionato, affidandosi spesso alla nomenclatura religiosa cattolica e biblica, ponendosi a volte come ponte di passaggio tra la trascendenza spirituale e la materialità della realtà ordinaria: "Ah se dato mi fosse / d’incontrare i santi / mi aggrapperei / alle loro mani / e stringendole forte / lascerei cadere / sulla terra".
Questa sorta di intermediazione tra la purezza trascendentale del mondo spirituale e la materialità dell’esistenza, è in fondo caratteristica più o meno evidente in molti creativi, sia nell'arte in generale, sia in poesia. Ma qui, in Preghiera in gennaio, la determinazione e la forza dei versi accentuano il senso di legame tra cielo e terra nella nostra umanità. Un canto, una preghiera che si pone metaforicamente a gennaio, cioè all’inizio dell’anno, come a voler indicare un inizio, un nuovo principio delle cose e dei sensi, confortato dalla certezza delle riflessioni che la stessa Autrice pone al termine del libro: "Torno all’amore dei poeti perchè imperituro, eterno, simile a quello divino"

Il libro è impreziosito da una prefazione di Marzia Alunni e da una postfazione di Lucianna Argentino. Proponiamo qui di seguito alcuni brani, aspettando ulteriori graditi commenti dagli amici lettori che ci seguono.


lockdown


dal chiuso delle nostre case

abbiamo visto bare portate via

dai camion militari lungo

strade vuote attraversate

solo dal vento

troppi morti se ne sono andati

senza commiato

 

forti e invincibili mascherati

e illusi onnipotenti in balìa

di un virus ci riscopriamo fragili

nudi di fronte alla morte

per asfissia

naufraghi e soli

nel vortice della malattia

 

d’improvviso il silenzio

città deserte motori spenti

niente più voli né treni

solo l’uscio di casa a segnare

il confine tra dentro e fuori

tra mondo vivibile e inferno

tra spazio protetto e contagio

 

come immaginare il futuro

fatto di incontri senza abbracci

distanze invalicabili

sorrisi coperti da mascherine

mani guantate oppure

spalmate di gel disinfettante

mani che non si sfioreranno mai

 

 

***

 

 

germinazione

 

ah se dato mi fosse

d’incontrare i santi

mi aggrapperei

alle loro mani

e stringendole forte

lascerei cadere

sulla terra

quella luce

che sola trapassa

il corpo

e poi in gocce

di calore

ricade

diffondendo amore

 

terra promessa

iridati pensieri

duraturi orizzonti

 

il bene

 

 

***

 

quanto errasti maddalena

 

audace maddalena

sciogliesti i tuoi capelli

a carezzarmi i piedi

mai seta fu più fine

e profumata

mai lacrime più calde

fruscio d’oriente

quasi geisha

soave fu il perdono

che scivolò nel cuore

che ti (nacque) dentro

a ri-trovare il mare di spuma

e sale (sole) di onde a contenere

i giorni a scan-dire il passo

rinnovato del tuo andare

alla sequela ormai

del redentore

ché quelli che si perdono

trovano dio

 

 

***

 

ruth

 

da velo nero di precoce vedovanza

avvolto il corpo custodisce pensieri

germogli di spighe nuove al sole

ondeggianti lungo corsi d’acqua

 

in questo deserto che fare senza

più legami sola nell’oblio dei giorni

muti scanditi da silenzio assordante

cerbiatta inchiodata al vuoto esistere

 

un vortice un’idea di grazia m’inebria

ecco già l’orizzonte compare altrove

in terra straniera coltiva il futuro

lontano da qui nel paese di abramo

 

che patria non è dove nasciamo l’approdo

piuttosto a un vivere giusto naomi verrò

con te la legge del tuo popolo sarà la mia

il dio dei patriarchi provvederà

 

 

***

 

 

il padre-il figlio

 

ti chiama il padre

e tu rispondi abbà

non riesco a farcela

troppo pesante

vivere morire

amare sopportare

piangere lottare

 

dov’è la festa

che sognavo

il mondo

in cui credevo

la vita

che aspettavo

io chi sono

 

dove sto andando

a chi appartengo

è un sogno-finzione

oppure è vero

il nulla impera

il mondo è vano

sono solo

 

no tu sei con me

risponde il padre

sempre ti ho avuto

in grembo

all’alba dei giorni

ti ho pensato

di Spirito nutrito

 

non temere il buio

non prevarrà

 

 

***

 

 

autoritratto

 

rosaria azzurra marina

se non fosse il ceruleo

che dagli occhi traspare

nessuno vedrebbe l’oceano

interiore metafisica luce

che all’onda consente

il divenire


Brani tratti da:

Rosaria Di Donato, Preghiera in gennaio, Macabor Ediz., 2021; prefazione di Marzia Alunni, postfazione di Lucianna Argentino.


Rosaria Di Donato è nata a Roma dove vive. Laureata in filosofia (quadriennale e specialistica), insegna in un liceo classico statale. Ha pubblicato quattro raccolte di poesia: Immagini, Ed. Le Petit Moineau, Roma 1991; Sensazioni Cosmiche, Ed. Le Petit Moineau, Roma, 1993; Frequenze D’Arcobaleno, Ed. Pomezia-Notizie, Roma 1999; Lustrante D’Acqua, Ed. Genesi, Torino 2008. Ha partecipato all’antologia Nuovi Salmi, a cura di Giacomo Ribaudo e Giovanni Dino, Ed. I Quaderni di CNTN, Palermo 2012. Alcuni suoi testi sono presenti in Voci dai Murazzi 2013, antologia poetica a cura di Sandro Gros Pietro, Ed. Genesi, Torino 2013. Ha partecipato con il gruppo “Poeti per Don Tonino Bello” alla realizzazione di Un sandalo per Rut Oratorio per l’oggi, Ed. Accademia di Terra D’Otranto - Collana Neobar, 2014.

È presente nell’antologia I poeti e la crisi, a cura di Giovanni Dino, Fondazione Thule Cultura, Bagheria 2015.

Ha pubblicato l’ebook Preghiera in gennaio nella collana Neobar/eBooks, nel 2017. Ha partecipato all’eBook n. 217: Proust N. 7 - Il profumo del tempo, di Aa. Vv. (LaRecherche.it - Un accordo di essenze). Ha partecipato all’antologia Ho sete, l’Arte si fa Parola”, a cura di Maria Pompea Carrabba e Ella Clafiria Grimaldi, Ed. SarpiArte 2020. Collabora a riviste di varia cultura e i suoi volumi si sono affermati sia in Italia che all’estero, con giudizi critici di Giorgio Barberi Squarotti, per esempio, e traduzioni di Paul Courget e Claude Le Roy (riviste “Annales” e “Noreal”). Vincitrice di alcuni premi di poesia, si interessa di arte, cinema, fotografia. Dal 2016 cura un laboratorio di scrittura creativa nel Liceo in cui insegna. Premio DonnArte 2020 (Il tempo delle Donne – Associazione internazionale).

Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà