martedì 26 marzo 2019

La "Collezione di dischi volanti" di Daniel Skatar


Con un titolo quanto mai inusuale ma fortemente evocativo e allusivo, Daniel Skatar, di origini slave ed ora residente a Bratislava, ha pubblicato recentemente questa raccolta poetica che brevemente proponiamo qui ai nostri lettori. "Collezione di dischi volanti", Edizioni RPlibri di Rita Pacilio, sempre attenta e professionale nella selezione di opere letterarie di qualità e meritevoli di pubblicazione. Il titolo, dicevo, riassume molto bene, come è giusto che sia, l'idea poetica dell'autore, e cioè una "collezione di dischi volanti", dove qui per dischi volanti si vuole alludere a qualcosa di misterioso, di etereo, di alieno, riferendosi appunto agli "oggetti non identificati" (UFO) che solcano i nostri cieli e che fanno parte di tutta una serie di argomentazioni più o meno veritiere e attendibili. Ma la poesia, o meglio, l'oggetto della poesia, può essere un qualcosa (argomento, riflessione, stato d'animo, persona…) di vago, di "esterno", o meglio, di "estraneo"? L'alterità è un complesso di sensazioni e punti di vista che si proiettano al di sopra e al di là della superficie "normale" della terra, intesa qui più nel senso psichico che materiale. I "dischi volanti" di Skatar sono dunque le parole nei versi nervosi e ripidi, che prendono il lettore e lo portano su Marte o su Giove, dove abitano le chimere e i sogni, dove è di stanza la possibile realtà, una realtà genuina e scevra da disinganni e barbarie, ma autentica nella sua lineare e illuminata semplicità: "l'autista ci porta in un luogo bellissimo / credo che non sia più sveglio per cause naturali" (tavolata di amici nell'aldilà), scrive il nostro autore a pagina 37, ed è un ammettere perentorio, sarcastico, dolorosamente sarcastico, ma efficace nell'intento di spostare il punto di osservazione dalla banale e superficiale monotonia della quotidianità, ad una più consapevole e, direi, filosofica aspettativa esistenziale.
Insomma non dobbiamo soffermarci troppo e per troppo tempo sulle cose di tutti i giorni, ma cercare in esse lo spirito "alieno", o per mglio dire, trascendente, che sia finalmente in grado di dare (almeno) un senso alla nostra vita. E' questo il messaggio, quasi subliminare, che l'autore ci vuole affidare, e che tutti i poeti veri (e Skatar lo è certamente!) si affannano a svelarci, attraverso gli interstizi più o meno allusivi delle loro creazioni poetiche.
Si tratta dunque di una poesia sostanzialmente profetica, ma di una visionarietà niente affatto vaga e fumosa, bensì plausibile e concreta, dove l'indice del poeta è puntato, sì, verso l'alto, verso i corpi astrali, ma solo per mostrarci un possibile e salvifico accesso alla verità (propria e condivisibile) del mondo, del creato: "con un piede nella fossa e l'altro su Marte" (pagina 31), un verso che è esemplare e omnicomprensivo, a mio parere, di tutto il progetto poematico dell'autore, e che vuole farci intendere la precarietà umana e geografica, in un contesto universale maggiormente intriso di speranza e di finalità costruttive.
L'impianto poetico di Daniel Skatar, in questa interessante raccolta, è aderente in modo straordinario al dettato e al contenuto. Parole che sfuggono, che guizzano come veri e propri UFO, nei cieli del lettore, a costruire immagini e significati altri e di spirito più elevati, partendo da basi che sovente appaiono inquinate e degradate dalla falsità e dall'egoismo, che tutto cerca di "normalizzare": ma il poeta sa, è consapevole, e come sempre osserva, deduce, indica. Daniel Skatar, utilizzando il suo metro, gradevolissimo e originale, ne è un valido e prezioso testimone.
Proponiamo quindi ai nostri lettori una selezione di testi poetici tratti da "Collezione di dischi volanti", in modo che, chi lo desideri, possa aggiungere ulteriori graditi commenti o riflessioni su questa interessante opera letteraria.


***
genio e decrittazione
      a caccia dell'oro

tuffo dal palco

non ci sono stelle.

m'immergo in apnea
e nuoto nei versi
più profondi del
sonno cosciente

tra le bianche
urla della notte
prive di contenuto
nel libro dei sogni


***


superato il giorno
immergo limpido e sereno,
come io non sono,
lo sguardo in un cielo smisurato,
vaso della fretta, dove l'universo
con i suoi scivoli interstellari
ti porta in giro per gli angoli
inesplorati del cosmo, vene
in cui scorre il sangue della materia oscura
e la natura,
tra altri lupi che coltivano l'agguato,
offre alle orecchie un massaggio di suoni
nuovi e sconosciuti, discosti
dagli spazi di una vita da gaudente
come la conosciamo noi.
la fantasia è femmina,
e ancora, come ieri,
è la base dei sentimenti alieni


***

i versi e l'interprete

dispersa
la soffrivi di meno la pioggia d'estate
organo del gusto
quell'ispirazione
nella notte riflessiva
radio senza più canzoni
inghiottite a tratti
dalle macchine sfreccianti
sulla strada
desolata
ai margini della vita

poeti o gladiatori straordinari,
un po' come i santi,
di cui non sapremo mai


***

casa dolce casa

in ricordo dei poeti Claudia Ruggeri e Simone Cattaneo

con un piede nella fossa e l'altro su Marte
(ignari dell'onda della morte), ancora

impregnati di fatti della Terra,
testimoni futuri del susseguirsi

di un costante ristabilimento
degli equilibri infranti e

di carte politiche che, a cent'anni
dalla fine della Grande Guerra,
quasi si confondono con quelle
meteorologiche,

abitati dalla poesia, ricalcoliamo i
limiti tenendo conto dei sogni, della
quantità di luce in una stanza e del
punto di pareggio nel buio del salto


***

la pianta del piede

quando si è spento il ns/tempo?
quel tanto che basta sommato
a tutta questa strada, a
quei ns/riti, strumenti
di osservazione

la libertà? sembra basti annusarla,
prendere fiato e immergersi
o tuffarsi
senza sollevare il minimo spruzzo,
disinquinare

la parola poesia

dopo essersi scrollato
di dosso le vocali/stelle
asciutto di lucentezza
nel mare
mani dietro la schiena
passeggia un poscritto/cielo
sporco di luna piena


***

reinventare un tema

splendono
tra le lune nel

cielo di Giove i
nostri valori che, assunti

assieme alla melatonina, hanno
subito il più grande crollo

in borsa di
sempre



***

un libro è chiunque

l'ultima goccia dell'ultima pioggia

è sempre bene avere di che pentirsi

superare
distanze
inimmaginabili
abbracciare
scelte
diverse
rimanere
imprigionati


per sempre nel contenuto dei sogni

***


Daniel Skatar, "Collezione di dischi volanti", RPlibri, 2019; Collana "L'anello di Möbius", sezione diretta da Antonio Bux. Introduzione di Antonio Bux.

Daniel Skatar, nato nell'ex Iugoslavia, rientra nella Generazione X. Ha pubblicato Pallapoesia (Europa Edizioni, 2013), Paroliere (puntoacapo Editrice, 2016), Zircone (Campanotto Editore, 2018). Vive a Bratislava.

Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà