mercoledì 23 gennaio 2019

Mariano Ciarletta: "Il vento torna sempre"


"Sappi che l'amore fa come la radice / protegge il suo albero sfidando il vento / per tenerlo alla terra / e lieta lo nutre ad agosto". Vorrei partire da qui, per questo breve viaggio nel mondo poetico di Mariano Ciarletta, giovane poeta salernitano, che vive e svolge la sua attività a Mercato San Severino, patria dell'indimenticabile Carmine Manzi che con la sua rivista letteraria "Fiorisce un cenacolo" e con il suo prestigioso Premio Paestum ha illuminato di arte e di poesia la nostra regione per più di cinquant'anni. Questi versi sono tratti da una bella poesia che fa parte del recente libro del nostro autore, che volentieri ospitiamo su Transiti Poetici, dal titolo emblematico "Il vento torna sempre", edito da La Vita Felice di Milano, con una dettagliata prefazione di Rita Pacilio.
L'osservazione acuta del mondo e del modo di essere dell'umanità presente, viene filtrata dall'autore attraverso le sue riflessioni amare e sofferte, ma non prive di speranza, sull'inclinazione negativa che ha assunto la società e la sua influenza sulla natura: le cose vanno e vengono, ci si trova nell'"odore degli errori commessi tra gemme d'arancio" e noi "siamo ciechi alla danza dei dolori che macabra esegue il passo per le strade di oggi". Ma nonostante tutto, nonostante i quadri negletti che accompagnano il nostro procedere, resta per noi un amore variegato che, come la "radice protegge il suo albero sfidando il vento", ci redime e ci incoraggia a proseguire. Ecco: il vento torna sempre, torna con l'intento di demolire o quanto meno ripiegare, avvilire, quel poco di buono e di luminoso che nella vita l'uomo si prefigge di costruire, sfidando baratri e tempeste furiose. Una visione pessimistica? Può darsi, ma leggendo e interpretando più in profondità i versi di Mariano Ciarletta, si nota l'evidenza più o meno velata di un amore variegato, come dicevo prima, nel senso dei suoi molteplici aspetti e delle sue molteplici manifestazioni ("Sappi che l'amore è inciampo di sassi che si camuffano a gemme…", e ancora: "Sappi che l'amore non è ladro, non ruba vergini terre...", si legga l'intera poesia "Rosso legame", che è sagacemente da contrapporre, quasi in ossimoro, a "Sensi perduti").
Mariano Ciarletta predilige un linguaggio indiretto per dire tutto ciò, utilizzando sovente metafore e sinestesie, con un dettato poetico costituito generalmente da testi brevi, decisi e rapidi nella loro esplicitazione. Ogni testo poetico è un quadro a sé, ma ognuno rende bene l'idea fondamentale dell'autore, e cioè che il male e in genere le negatività sono sempre lì, dietro l'angolo, pronte a rovinare l'uomo e la natura, e l'unico possibile argine contro "il vento che torna sempre" è l'amore, la ricerca dell'amore.
Per dire tutto ciò, Mariano Ciarletta ha realizzato un libro di poesie arricchito anche da una sezione di "Aforismi" molto arguti, profondi, che riprendono generalmente il tema principale dell'autore, di cui abbiamo prima parlato, e che offrono davvero molti spunti di riflessione.
Spunti di riflessioni che sicuramente i nostri amici lettori che qui ci seguono con piacere, potranno aggiungere, se lo vorranno, insieme ad altri graditi commenti su questo ottimo lavoro poetico del giovane ma già affermato poeta Mariano Ciarletta, serio ed impegnato autore del nostro panorama letterario contemporaneo.
Riportiamo pertanto qui di seguito alcuni testi poetici tratti da:

Mariano Ciarletta, "Il vento torna sempre", La Vita Felice, Milano, 2018. Prefazione di Rita Pacilio




Tumulto

Ho gettato un sasso
tra le tumultuose onde
roccioso pugno carico di domande.
Ho atteso le risposte dall'eco dei venti
ottenendo silenzio rimontante.


***

Foglie d'arancio

Osservo
lento il mutare dell'autunno
dalle rosse foglie, al marrone e al giallo.
Invidio
il volgere di Crono,
seduttore rende gialli i rovi
per spontaneo capriccio.
E mentre io seduto rimango in stasi
continua
la soave danza delle cadaveriche foglie
dal rosso, al marrone
e al giallo.
Colore di schema senza regole
richiamo perduto di scheletri
alle radici possenti dei castagni
sepolti da cumuli d'arancio.


***

Mi chiedi di Speranza

Mi domandi se la Speranza
faccia rumore al suo ingresso
quando come spia varca
le lignee fessure dell'anima
dubbia messaggera dell'alba.
E io che conosco Speranza,
rispondo:
essa ci coglie quando più le piace,
tra lo stillare di fugaci gocce
alle tronfie risate,
fino al sovrano privilegio.


***

Sensi perduti

Siamo ciechi
alla danza dei dolori
che macabra esegue il passo
per le strade di oggi.

Sordi al suono del pianto
e al grido del bisogno
di una divelta umanità
spersa di umani sensi.

Sciapi, nel rifiuto passivo
alle nuove gemme della vita
bramosi di sapori distinti
eppure il desiderio.

Sconosciuti al tatto
il contatto della sperata
condivisione.

Inquieti alle nuove primavere
rigidi inverni
calde estati di rinascita.


***

Segreto

Mi trovo nell'odore degli errori
commessi tra gemme d'arancio
quando annusavo profumi
sulla tua carne bianca. Il dono.

Geloso che anche l'aria potesse sentirlo
celavo segreti,
il patto sigillato nel vento
parole rimosse, senza ritorno.

Ma il vento torna sempre.


*** 

Rosso legame

Sappi che l'amore è inciampo
di sassi che si camuffano a gemme
avallati da una terra beffarda.
Sappi che in amore non ci sono farfalle
ma salite impervie che conducono a oasi
dove i silenzi sono rosso legame.
Sappi che l'amore non è ladro,
non ruba vergini terre
e non ne conquista di nuove.
L'amore rispetta il momento
in cui schiuderai le porte all'unione.
Sappi che l'amore non confonde,
e non lascia lividi sulla mente
né tagli sul cuore.
Sappi che l'amore fa come la radice
protegge il suo albero sfidando il vento
per tenerlo alla terra
e lieta lo nutre ad agosto.


(Dalla sezione "Aforismi")

*
Fortunati sono gli amanti che imitano la filosofia del fiume poiché le sue acque, anche se separate da ostacoli, troveranno il modo di ricongiungersi ogni volta.

*
Non sono i silenzi a creare barriere ma le parole in più.

*
Siamo bravi a ferirci ancor prima che la vita ci abbia parlato del dolore.


Mariano Ciarletta è dottore in gestione e conservazione del patrimonio archivistico e librario, titolo conseguito all'Università degli studi di Salerno. E' autore dei romanzi horror: "Rami nel buio", "L'esorcismo di Amanzio Evenshire", "Ai bordi dell'abisso, storia di un esorcismo" e "The necklace". Oltre alle pubblicazioni in campo narrativo, è autore di quattro raccolte poetiche, rispettivamente: "La foresta delle rose scarlatte", "Tra miti e silenzi", "Iridi" e "Come radice".
Diverse sue poesie sono state pubblicate sulla rivista nazionale "Fiorisce un cenacolo" e sulla rivista siciliana "Postillare".



sabato 5 gennaio 2019

La Poesia di "Ossidania" di Lucilla Trapazzo


Il titolo è succinto, perentorio: "Ossidiana". E viene subito in mente la pietra lavica informe, dura, sovente utilizzata come talismano. "Ossidiana" è dunque  il titolo di questa interessante raccolta poetica di Lucilla Trapazzo, per le Edizioni Volturnia, curate da Ida Di Ianni: titolo che emblematicamente richiama l'immediatezza della poetica dell'autrice, immediatezza veemente, vitale, prorompente, come l'ossidiana che non fa in tempo ad organizzarsi per divenire cristallo, ma che si mostra così com'è, originale e primigenia.
Non ho il piacere di conoscere personalmente l'autrice; sono venuto in possesso del libro grazie al dono che me ne ha fatto Ida Di Ianni in occasione di un nostro recente incontro ad Isernia. Ma l'ho subito letto, apprezzandone e gustandone le intime verità, la scioltezza dei contenuti, lo stile, l'originalità del dettato. E per questo non occorre incontrare direttamente il poeta: lo si conosce abbastanza bene anche attraverso la sua arte, la sua parola, i suoi versi: e proprio dai versi di Lucilla Trapazzo traspare netta la sua posizione in seno al creato, il suo amore per la natura, il suo intendimento poetico. Che è soffermarsi sulle cose e sulle persone, sui paesaggi e sulla quotidianità. Lucilla Trapazzo, in questa silloge, traccia una storia continua che diventa un mosaico di immagini e di situazioni, i cui tasselli sono costituiti da flash visivi e sensoriali, da hic et nunc nutriti anche da rimandi e riferimenti colti, attinti dalla classicità. L'immediatezza, come dicevo prima, è la caratteristica principale del suo dettato poetico. Ma è anche un dire sincero e diretto, a volte tagliente come, metaforicamente, l'ossidiana, che ne è simbolo riassuntivo nel titolo, e come ne parla Giuseppe Napolitano nella sua accurata prefazione al libro.
Un linguaggio colto ma non per questo nebuloso o arduo da interiorizzare: anzi, il panorama che apre nel cuore e nella mente del lettore è davvero ampio e in grado di suscitare emozioni e nuovi punti di vista, nuovi confini. Partendo dall'istante fotografato, dal momento descritto, dalla sensazione improvvisa nell'osservare, ad esempio, un tizio alla fermata del tram, Lucilla Trapazzo, del resto abile sceneggiatrice e regista, riesce ad ampliare gli orizzonti, a renderli universalmente colmi di futuro e di speranze.
Abbiamo qui di seguito riportato alcuni esempi della sua scrittura poetica, tratti dal libro "Ossidiana"; li proponiamo ai nostri affezionati lettori, affinché anche loro, come speriamo, possano gradire i suoi versi e aggiungere ulteriori interessanti riflessioni.




Fermo immagine

Scende libeccio intriso di rena
sulla città di rosso vestita.
Lontano un treno soffia un saluto.
Il tempo fermato, scomposto
dilata l'asfalto e il pensiero
strappato. Il giallo è fuggito
di là della nebbia lasciando
le cose a cercare valenza
di ontos che rotola e scorre.
Una sedia è in essenza una sedia
anche in foto su muro. Una rosa
è pur sempre una rosa se in testa
ne trattengo le fattezze. Nesso
costante è l'idea. Sinapsi formante.
Nient'altro. Alla fermata dell'autobus
un vecchio seduto fuma la pipa
e aspetta forse che scenda la sera.
O forse soltanto il suo tram.


***

Sul tram delle 10:40

Lo scorgo ogni mattina assorta
sulle crome. In cerchio divergenti
partiture. Dimentico del mondo
è il gesto del polsino.
Oggi è invece canto nuovo, oggi
è veste chiara e lieve increspatura
sulle labbra. Il tempo che la nota
risuoni sottopelle poi chiude gli occhi
al foglio per scarto di binario.
Si disfano gli anelli, gli spazi
incasellati, già sfuggono le note
dalla mano da quel foglio bianco.
Le lascia andare in volo oltre lo stridio
del tram. Più in là della cerniera
del binario. Sfarfallano in azzurro
sui monti e gli stambecchi.
Più a nord di piccoli tormenti
di minimi pensieri. Raminghe
disadorne vanno sconfinate
fino alla preghiera.
Ed io ne sono parte.


***

L'orizzonte degli eventi

Non so se la parola contenga
l'infinito o se è solo un'astrazione
flatus vocis. Se siano segni o senso
gli enti del pensiero
nescio. La mente è meccanismo
angusto un gioco in mano a bimbi.
Eppure afferro della terra il nome
e delle cose, l'ape, il vento lento
le sementi, la notte che passa
che ritorna e il cielo chiaro
increspa come vela
il lago. Inonda la bellezza
nuda e all'infinito germina in re
il pensiero. Sedotti sull'azzurra perla
dentro il nulla immenso, giochiamo
a dimostrare il mondo, perduti
all'orizzonte degli eventi.


*** 

Oltre lo sguardo

Urlante è la miseria di uno squarcio
avvinto a libagioni di silenzio.
Somma dolente d'ogni tempo e luogo
torna migrante la madre del figlio
al ludibrio dei corvi crocifisso
dilaniato tra notte e giorno senza
fine e inizio. Abitando le strade
e case abbandonate alla memoria
nei rotocalchi solo fotogrammi
parole di distratti notiziari
la sera alla TV, vacuo frastuono
e orpelli di coscienza in dissonanza.
Dolce il diniego segue compassione.

Ego absolvo te a peccatis mundi.


*** 

In assenza – una barca di nome speranza

Niente luna stanotte. Il ventre
vorace del mare si nutre di sogni
e di carne. Una barca graziata
si tinge di ombra solcando le acque.
Distante è il destino promesso.
Un volto di donna sospeso
in assenza. Alle spalle sapore di casa
e terra natale. Spiagge sprezzanti
domani.


***

Parole in valigia

Non voglio dire niente. Muore
la parola sull'altare del poeta.
Se inganno nel sistema del piantare
i semi, è che sembra bello e pieno il gesto
dentro il dizionario. Canto a volte
il solo canto in espansione e il senso
breve trattengo nella virgola.

A chi spetta la parola vaga
tra un'ascia e un'alabarda in cerca
di un autore e di abbondante farcia
saporita, senza errore?


***

Cosmogonia

Prima che il tempo diventasse tempo
e intrecciasse ipotesi di spazi
paralleli, Amore era. Giura il sapiente
giocando al gioco delle biglie colorate
coi pianeti.
Da una nebulosa sporge il capo
Chaos, saltando e sputacchiando
nebbia e invita al cercarello
delle idee.
Ride e poi scompiglia i cataloghi stellari:
se di amante amato Amore sente
la bellezza, qui su questa biglia
azzurra, dispersi nello spazio e forse
soli, condannati siamo
all'ignoranza e il desiderio
strugge.



Lucilla Trapazzo, "Ossidiana", Volturnia Edizioni, 2018; Collana La stanza del poeta; prefazione di Giuseppe Napolitano



Lucilla Trapazzo è nata a Cassino. Dopo la Laurea in Lingua e Letteratura Tedesca presso l'Università La Sapienza di Roma, un MA in "Film & Video" presso la American University di Washington D.C. e una continua formazione teatrale e artistica, lavora come attrice, performer, critica, regista teatrale e formatrice.
Le sue poesie e i suoi racconti sono stati più volte premiati e pubblicati in antologie, riviste e libri d'arte. I suoi quadri e le sue istallazioni sono stati esposti in numerose mostre (personali e collettive) internazionali. Le sue performance sono state presentate in diversi festival di arte multimediale.
Attualmente vive tra Zurigo e New York e collabora con associazioni di arte, musica contemporanea e letteratura nell'organizzazione di eventi, festival e spettacoli.





Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà