sabato 19 dicembre 2020

Il "Pinocchio" di Pasquale Montalto

Il mondo delle favole ha sempre affascinato bambini, adolescenti e, perché no?, anche i grandi. Le trame ricche di avventure, sentimenti, sogni, lotte, speranze, fanno entusiasmare piccoli e grandi, si sa, e Pinocchio è senz’altro uno dei maggiori pilastri di questo genere letterario. Ma quello che maggiormente risalta in questi mondi paralleli sapientemente creati da narratori come il Collodi, sono i valori fondanti della vita e dello sviluppo della personalità dell’individuo, valori come l’amore, la pace, la giustizia, la libertà, la solidarietà, il rispetto per gli altri e nei confronti della natura, La favola è un po’ come una scuola dove con esempi ed esercizi, vengono descritti e suggeriti comportamenti e progetti di vita consoni e appropriati, eticamente corretti ed equilibrati. Vi è una morale sempre latente, ma pronta a rendersi evidente al termine della storia. Suggestivo è quindi il riferimento a “Pinocchio” nella poesia di Pasquale Montalto, poeta validissimo che, oltretutto, conosce molto bene l’animo e la psiche del suo prossimo, grazie alla sua specifica e importante attività professionale. Con il suo “Pinocchio”, Pasquale Montalto ha dunque voluto immergersi in quel mondo “parallelo”, costituito da scenari fantastici e magici, dove però i valori di cui sopra sono veri e tangibili, dove l’amore familiare e amicale sono sentimenti autentici, e la lotta perenne tra il “bene” e il “male” ha una sua reale configurazione, un suo svolgimento naturale come ugualmente avviene nella nostra “normale” quotidianità. Orbene, il nostro poeta ritrova quel Pinocchio in tutti noi, ripropone in chiave poetica la sua vita, la sua maturazione, i suoi sogni, delusioni, speranze, paure, progetti, insomma prende spunto dall’intera favola per suggerire a tutti una ripartenza, la ricostruzione di una vita idealmente ed eticamente migliore, conducendo per mano quel bambino di legno che è segretamente celato in ognuno di noi, fino a mostrargli quei cieli di speranza e di libertà, di giustizia e di pace verso i quali noi tutti tendiamo, ma che la vita di tutti i giorni, compressa e sacrificata da tante inezie e pregiudizi, ci impedisce di vedere. Mi piace concludere questa brevissima riflessione sull’opera poetica del Montalto, con i suoi stessi versi che sintetizzano, a mio parere, l’intera filosofia morale ed etica insita nel suo ottimo lavoro: “Nell’attesa di liberarsi da ogni giogo / Vecchio e nuovo / Pesante è il fardello delle catene / perbenismoconformismoformalismopensierieideecondizionanti / Porte giudicanti da chiudere per sempre”.



A Pinocchio

Sogni a primavera


Ascolta il fuoco,
la fiamma parla, gioca, danza,
e la vita
nasce dal legno,
apparentemente statico e freddo.

Ascolta il cuore
e con l’energia dell’amore
illumina la mente,
perché la vita
non perisca al buio.

Chiama, chiedi, cerca,
con amore,
e liberamente, sinceramente,
sicuramente incontrerai
la verità dei tuoi sogni,
in una lunga primavera.


***

Pinocchio e Lucignolo

Pinocchio martella
con le mani di Geppetto,
e con Lucignolo
insegue poi il sogno
del Paese dei balocchi

Il piacere di un corpo vero,
corre veloce
nel desiderio della parola Amore,
perché duri con la Fata
oltre ogni illusione

La sua Grande Anima
non sfugge la morte,
il suo Essere Bambino
dispensa
carezze e tenerezze ricercate

Pinocchio e Lucignolo
continuano l’avventura,
con un’esagerazione di cuore
che trasforma
e ogni volta crea vita nuova.


***

Un angolo di cielo

Dentro l’occhio del ciclone,
quando lotti per sopravvivere,
e ti è difficile scorgere
lo sguardo di chi ti vuole bene,

puoi capire allora
su chi tu puoi contare
e ciò che vuoi veramente:

… un bacio,
la qualità della goccia
che bagna le tue labbra,
una carezza
strappata all’oblio …

per ogni lacrima che arriva,
c’è certo un angolo di cielo,
che ti consola
e scende a farti compagnia,
e Tu non ti senti più solo.


***

Pinocchio in Via del sole

Quanto tempo…
per avvicinare il tuo mondo:

fossati burroni precipizi
sospiri titubanze timori
orchi e fantasmi
luoghi lontani di fate

… lontane terre da attraversare
sfiorando e asciugando
i tuoi soffocati silenzi

Le lacrime congelate
Il petto rigido e schiacciato
Dall’odio del tuo legno

Albero dell’impiccagione
Sacro campo incolto e selvaggio
Monete sottratte con l’inganno
Sberleffi del gatto e la volpe

Anima libera ritrovata – Pinocchio
Burattino e poi Bambino,
Anima la città in Via del Sole

Quanto tempo…
per dare un senso alla favola:
portarti nell’isola dei balocchi
con profonda unità di cuore
dove farti sentire al sicuro.


***


Un mondo da lasciare

Sono entrato nel tuo mondo
Per studiarlo da lontano
E poi sempre più vicino
Ho incontrato mostri e diavoli
Pronti a dilaniare il corpo
Nel desiderio di piaceri infecondi
Paura e pugni stretti sulla testa
Chiusure e sofferenze
Con l’unico pensiero di voler scappare
In questo mondo mancava
Affetto e tenerezza
Mancava amore oltre la vendetta

Al tuo mondo ho accostato il mio
E con fiducia mi hai seguito
Tenendo la mia mano
È allora comparso un altro mondo
Quello dei sogni infranti
Completamente da riparare
E ora la voce grida con il corpo
Nell’attesa di liberarsi da ogni giogo
Vecchio e nuovo
Pesante è il fardello delle catene
perbenismoconformismoformalismopensierieideecondizionanti
Porte giudicanti da chiudere per sempre


(Testi tratti da “Il mio Pinocchio”, di Pasquale Montalto, MACABOR Edizioni, Francavilla Marittima - Cs, 2020; prefazione di Daniele Giancane)

Pasquale Montalto (Acri–CS–1954), poeta, narratore e saggista. Presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma si è Laureato in Psicologia Clinica e Sociologia, conseguendo poi il Perfezionamento in Sessuologia e Ginecologia Psicosomatica presso l’Ospedale Cristo Re di Roma. Specializzato in Psicoterapia Analitica Esistenziale Individuale e di Gruppo, presso la SUR-IPAE. Docente di materie psicologiche e antropologiche, lavora come Psicologo Psicoterapeuta tra Acri, Rende e Cosenza. Sue poesie sono state tradotte in francese, esperanto, inglese, russo, spagnolo e romeno. Recente è la monografia da parte di Tito Cauchi Sogni e ideali di vita nella poesia di Pasquale Montalto, Totem Ed.ce, Roma, 2020.

Tra le opere di storia letteraria è incluso in: Bonifacio Vincenzi a cura di SUD I POETI, Beppe Salvia, Macabor, Francavilla Mar.ma (CS), 2020, Vol. 7; Quadernario Calabria, Lieto Colle, Faloppio (CO), 2017; Storia della letteratura dell’ultimo novecento (Roma, 2003); Enrico G. Belli Innocenza e Memoria: saggio critico sulla teoria della poesia e sull’estetica (CS, 2002); Dizionario autori contemporanei (AV, 2001,Vl.VIII); Noi poeti della Sicilia e della Calabria (Roma,1999); Storia della letteratura italiana del secondo novecento (MI,1998,Vl.II); Dizionario autori italiani contemporanei (MI, 1996); Giuseppe Julia Storia della letteratura acrese (CS, 1984).


mercoledì 16 dicembre 2020

Fiorella Rega: "Come fiori del deserto"

 

Fiorella Rega è una valente poetessa del nostro territorio campano. Nata a Salerno, vive ed opera a Mercato San Severino, una ridente cittadina della provincia salernitana. Premiata in vari concorsi importanti, si prodiga anche nel promuovere la cultura e la poesia con incontri e rassegne letterarie. Ha pubblicato due raccolte di poesie, da una delle quali, Come fiori del deserto, selezioniamo per la rubrica “Proposte di lettura”, alcuni brani. 

Si tratta di una raccolta omogenea, suddivisa in quattro sezioni (“Noi”, “Dedicate”, “Desiderate” e “Rinascita”), in cui il sottile filo conduttore che lega i vari testi poetici, è costituito da un afflato sentimentale piuttosto forte ed evidente, ripartito nelle quattro tematiche scelte dall’Autrice. La voce poetica di Fiorella Rega è infatti forte e soave nello stesso tempo, ed è caratterizzata da una costante ricerca dell’amore, sentimento che lei vede permeare tutta la natura e che manifestarsi nelle sue molteplici e variegate forme, da quello passionale a quello familiare e filiale, fino a interessare tutta la sfera delle relazioni umane. Il suo è anche un viaggio di speranza, di veder “rifiorire il deserto”, metafora di questo nostro mondo divenuto così arido e superficiale; e il “sogno” del poeta, della nostra poetessa, è proprio quello di vedere gli orizzonti aprirsi, e che si "accorci” ancora di più la distanza tra il sogno e la speranza.

Sono versi gentili e melodici, molto solari, e parlano direttamente al cuore del lettore, il che denota la genuinità e la credibilità di una vena poetica avulsa da tentativi di ulteriori abbellimenti o di ridondanze fuorvianti. Fiorella Rega conferma così la sua impronta di poetessa chiara e propositiva.


Al centro di noi

Di tutto il viaggio mi ricordo il vento
le foglie sdraiate sul pendio della collina
e gli occhi tristi dei nostri volti stanchi
in cerca di un domani.

Si toccano le nostre mani
nella città straniera
e chiedono calore ai giorni
troppo freddi
che ci hanno invecchiato il cuore.

Di tutto il viaggio mi ricordo il vento
il sogno di ritrovare i gesti amati
e i lievi baci addormentati
che attendono le nostre labbra
per sbocciare.

(Dalla sezione “Noi”)


***

Amazzone

Sei così bella!
Lascia che la tua bellezza
ti prenda per mano
e ti conduca nei prati verdi
ove ogni cosa è nuova.

Sei così bella!
Lascia che la tua bellezza
ti parli dolcemente
per asciugare ogni lacrima
che non hai versato.

Va’ incontro al domani
come una Amazzone
tu che sei guerriera nei tuoi giorni.

Sii fiera e cogli il vento
della speranza
che ti darà la gioia
che non muore mai.

(Dalla sezione “Dedicate”)


***

Sogni

Mi parlavi dei tuoi sogni,
gli occhi ti brillavano e
io dentro ci scorgevo il mare.
Mentre mi sorridevi
io capivo
che lentamente andavi
via da me.

Brillavano i tuoi occhi,
e io morivo
come una stella
che si spegne e cade.
Avrei voluto essere
per te
un desiderio da avverare.

Invece tu
chiamavi nuovi giorni
e vecchie strade
da lasciare indietro.

A ogni istante
andavi via da me.

(Dalla Sezione “Desiderate”)


***

Silenzi

Neppure adesso puoi amarmi.
Il tramonto
mi scende sulla schiena e
mi colora la pelle di silenzi.
Troppo spazio
separa i nostri sguardi.

Tu guardi indietro…
Io avanti.

Non voglio
neanche dirti addio.
Ti ho lasciato
nelle pagine bianche
di una vita sospesa.

Colmerò la mia essenza
dell’assenza di te.
E, a ogni passo, correrò
più forte
incontro al mio domani.

(Dalla Sezione “Rinascita”)


***

Come fiori del deserto

Ripenseremo
ai fiori del deserto
vivi
- dentro la terra arsa -
Impavidi vessilli
di colorata luce.

Non c’è bandiera che si pieghi
al vento della lotta.

Breve è la distanza
tra la speranza e i sogni.

(Dalla Sezione “Rinascita”)


(Testi tratti da Come fiori del deserto, di Fiorella Rega, Edizioni Paguro, 2019; prefazione di Anna Maria Merola)


Fiorella Rega, all’anagrafe Carmen Rega, è nata a Salerno e vive a Mercato San Severino (Sa). Ha conseguito con lode la laurea in Sociologia all’Università degli Studi di Salerno.
Nel 2018 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, intitolata Parole nuove (Edizioni Paguro), con la quale ha ricevuto numerosi riconoscimenti.
Numerosi sono anche i riconoscimenti ottenuti grazie alle poesie della raccolta Come fiori del deserto (Ed. Paguro).
È vincitrice del “Pompei Poetry Slam” 2019, titolo che le dà accesso alla finale nazionale a Milano nel 2020.
Suoi articoli e collaborazioni sono pubblicati sulla Rivista letteraria internazionale “Fiorisce un cenacolo”, fondata da Carmine Manzi.
È stata presidente di Giuria alla I Edizione del Premio Artistico Letterario “San Vincenzo Ferrer” 2019.
Tiene seminari sulla poesia nelle scuole di ogni ordine e grado del suo territorio.
Per la narrativa, è autrice del racconto breve L’arte di ascoltare nel libro Lettere da Babbo Natale e regali indimenticabili (Edizioni Paguro, 2019). 




 

domenica 13 dicembre 2020

Silvana Kühtz, 30 giorni, una terra e una casa

 

I poeti non se ne stiano con le mani in mano / possono baciare l’azzurro e invadere la città / con quel magma inafferrabile che / è regalare soffio luce sogno furore animale / che si insinua in ogni dove.” Sono i versi riportati in quarta di copertina del libro “30 giorni, una terra e una casa”, di Silvana Kühtz, edito nel 2015 da Campanotto. Ne parliamo brevemente qui, nella rubrica “Proposte di lettura” di Transiti Poetici, perché il messaggio (non solo poetico!) della nostra illustre Autrice di Bari è decisamente propositivo e spronante, indicando a noi tutti, poeti, artisti, letterati e comunque operatori culturali di qualsiasi tendenza e tematica, che l’arte in genere (e nella fattispecie la poesia nel nostro caso) sarebbe più utile, più fruibile e condivisibile, se fosse diffusa e praticata in ambiti di quotidianità e nel contesto delle normali attività sociali: beninteso, sempre preservando la qualità e il valore della parola poetica e del fare poesia. Silvana Kühtz, attivissima in ambito letterario, ha dunque ideato una linea progettuale poetica molto interessante e viva, intitolata Poesia In Azione, dove attua e propone questa modalità coinvolgente (in tutti i sensi) del dire e fare poetico, integrandolo e completandolo anche con altre espressioni artistiche, quali ad esempio la musica.
Il libro 30 giorni, una terra e una casa, è un viaggio illuminato e nello stesso tempo stigmatizzante della quotidianità, dove momenti peculiari, scene e riflessioni dell’io narrante (la nostra brava Autrice), sono “elencati” e indagati profondamente, giorno dopo giorno, e appuntati con cura ed eleganza poetica: “Io intanto / con una vecchia sveglia da comodino / affino l’orecchio e mi preparo”, recita la Kühtz a pagina 39, acclarando in tal modo la sua attenzione e predisposizione ad accogliere la vita e il susseguirsi dei giorni. Esemplare la conclusione: Una terra e una casa, dove la nostra poetessa concentra il fluire universale della vita, con la bellissima metafora della porta della sua casa di mattoni rossi, attraverso la quale è possibile entrare, ma da cui è anche possibile uscire.
Il libro è impreziosito da una ottima traduzione in inglese dei testi a fronte, col merito di allargare il dettato poetico dell’autrice oltre i confini nazionali.
Stralciamo qui di seguito alcuni brani tratti dal libro.


Lunedì 1.

Abbiamo tutti un segreto
ma il corpo sa tutto.
Tutto.
Che numero hai?

Io vado laggiù
dove c’è quella striscia rossa,
a guardare le persone.
Hai visto che bello?

Non è stato un sogno.
I fili eterni sottili e resistenti fra le persone
sono un segreto.
Radici
che per quanto tu abbia tagliato la pianta
sono lì.
Vive.


***

Toccami

La festa comincia.
Io sono carne slegata per te.
Ti amo. Ma le mie labbra sono secche.
Ti lascio andare nel giogo oscuro dei ghiacciai,
nelle gole fredde depresse atrofiche senza musica.
Se è questo che vuoi davvero.


***

Mercoledì 11.

Ho perso le parole.
Le ho lasciate su un treno
che pensava di te
nostalgie di violini lontani.

Ho perso un quaderno con
una farfalla in fronte
che scriveva di te
parole disperse
di infrarossi calori.

Ho perso ancora:
e non sono arresa
al caldo
immobilizzata
ferita
allungo l’acqua con il latte
e mi faccio il bagno
nelle foglie di menta
d’ora in ora nei minuti vivo.


***

Martedì 25.

È finita l’era
che indica la via
per far spiccare sogni e desideri alati.
Questa è l’era in cui
non capisci
se il cielo è il mare rovesciato
se si infrange l’onda
contro lampade magiche
se puoi cogliere la magia di ciò che appare
o
vangare la materia cerebrale.
Ma giù in strada ci sono
dei bambini che si gridano ciao.
E ripetono ciao ciao ciao
infagottati con sciarpe e cappelli
mentre il cielo pare voglia svuotarsi
in un colpo solo.


***

Casa

La mia casa è di mattoni rossi
e si entra dalla porta.
Oggi sono spuntati i bucaneve
che si bevono la pioggia:
se la pelle non è separata dal suo interno
allora tutto è permesso.
Io lì per lì non l’ho capito.
Sentivo i tuoi pedini
d’oro sul pavimento di marmo
fare come una musica.
Bella e terribile.
Feroce.
La mia casa è di mattoni rossi
e dalla porta si esce.

(Testi tratti da “30 giorni, una terra e una casa”, di Silvana Kühtz; Campanotto Editore, 2015; traduzione in inglese di Nathaniel DuPertuis).


Silvana Kühtz è nata a Bari. È ideatrice del progetto PoesiaInAzione che nasce per far scendere la parola poetica dalle austere stanze dell’accademia e portarla nei retrobottega, nei garage, nei luoghi quotidiani, per sfidare la noia mortale cui spesso si pensa quando si dice poesia e mettere insieme elementi apparentemente lontani fra di loro come scienza, letteratura, azione, improvvisazione e ispirazione, e per far questo si serve di parola e musica e non solo.
Vincitrice del Premio di Poesia Alfonso Gatto 2014 nella sezione inedito con la raccolta “30 giorni, una terra e una casa”.






giovedì 10 dicembre 2020

"Trentagiorni", gli Haiku di Lucilla Trapazzo e le foto di Alfio Sacco

 

La poesia a volte indossa abiti di luce e di colori, di immagini artistiche e pittoresche che si abbinano e si fondono con la stessa parola poetica, fino a formare un’oscillazione emotiva dal polo scritto a quello figurato e viceversa. Nel nostro caso, la poesia, sotto forma di haiku, si integra con delle foto artistiche, a comporre un libro d’arte veramente originale e pregevole: “Trentagiorni” è il titolo di questo volumetto, edito nel 2019 da “Il Sextante” di Pinzolo (Tn), che raccoglie i trenta haiku della poetessa Lucilla Trapazzo e le trentadue foto artistiche del maestro Alfio Sacco.

Non potendo dare il giusto risalto alle bellissime fotografie in questa sede, e ne siamo rammaricati, riportiamo invece alcuni degli haiku di Lucilla Trapazzo, poetessa originaria di Cassino ma residente da tempo in Svizzera; la ritroviamo dunque in questa diversa forma espressiva poetica, notando la delicatezza e la profondità di questi suoi trenta haiku, leggendo i quali mente e cuore partono per orizzonti tersi, respirando arie di infinito amore per la natura e per la vita.

 

Di fiori neve

effimero l’incanto

il vento incalza.

 

*

 

Brusio d’insetti

impollinando menti

fermati oh tempo.

 

 *

 

Scranno di neve

acciottolio di tempo

il senso della quiete.

 

 *


Oche selvagge

un grido contro il vento

scende il silenzio.

 

 *

Bianco il gabbiano

nel mare di metallo

senza orizzonte.

 

( "Trentagiorni", haiku di Lucilla Trapazzo, Foto di Alfio Sacco; Ediz. Il Sextante, 2019)

Lucilla Trapazzo è nata a Cassino. Risiede a Zurigo. È poetessa, traduttrice, performer, critica e formatrice di teatro. È redattrice della sezione poesia di “MockUp Magazine”, membro del comitato di giuria del concorso poetico “Un libro per l’inverno” (Rende) e del Festival Internazionale di Poesia organizzato da Cape Comorin, India. È stata nominata Poeta dell’anno nel “Silk Road International Poetry and Art Festival”, Xian, Cina), Le sue poesie e i suoi racconti sono stati più volte premiati, tradotti in 10 lingue e pubblicati in antologie, riviste e libri d’arte in Italia e all'estero (uno per tutti: Atunis Galaxy 2020, antologia di poeti del mondo).

lucillatrapazzo.com

 ***

Aldo Sacco è nato in Sicilia, vive a lavora a Zurigo. La sua arte è contrassegnata da un taglio critico nei confronti dell’attualità. Nell’espressione artistica si pone come contrappunto e alternativa alla cultura ufficiale e riconosciuta, seguendo le orme dell’Underground Art.

mercoledì 9 dicembre 2020

Il "Viaggio in Veneto" di Giuseppina Palo

Una sensibile e certosina poetessa e scrittrice, Giuseppina Palo, originaria di Eboli, ci propone in lettura una sua recentissima pubblicazione, dalla quale volentieri estrapoliamo alcuni brani. Si tratta del volume “Viaggio in Veneto”, edito da Pagine, di Roma, nel corrente anno, e con un’accurata prefazione di Plinio Perilli.
È un libro che dimostra la grande capacità della nostra Autrice ad esprimersi sia in versi che in prosa, in modo altrettanto gradevole e interessante; un libro che rappresenta un vero e proprio viaggio, ma che è anche un percorso dell’anima e del cuore, lungo una linea spaziale, territoriale e anche temporale (non per niente il sottotitolo è “Lungo le rotte del tempo”), perché narra delle esperienze vissute dall’Autrice nei suoi viaggi in diverse località italiane, in particolare nel Veneto, al quale è appunto dedicata un’intera sezione del libro.
Questo libro rappresenta una sorta di opera omnia dell’Autrice, una vera e propria antologia di brani scelti, sia in versi che in prosa, alcuni dei quali tratti da altre pubblicazioni singole o collettanee, nelle quali è presente; le varie sezioni che compongono il volume sono ben organizzate e seguono un ideale percorso affettivo che le unisce, come pure, l’alternarsi di brani in versi con brani in prosa, che a volte, come nella sezione dedicata al viaggio in Veneto, costituiscono una sorta di introduzione ai versi successivi, rendono piacevole e varia la lettura. A questo proposito, il libro di Giuseppina Palo può leggersi anche come un lungo e complesso diario dell’anima e del cuore, in cui ogni aspetto del sentimento e del ricordo viene riproposto in modo profondo e coinvolgente mediante una perfetta simbiosi poetica tra versi e narrato.


Quartieri del Sud

Quando il buon vecchio siede sul gradino
e chiama il nipotino è storia.

Ormai è rado accogliere visioni di gruppi
a rammentarsi le vicende antiche,
da quando vennero al mondo ad ora,
coi riccioli bianchi.

(Dalla sezione: “Il dono selvaggio” – poesie scelte, pag. 26)


***

Andrò presso le celle umide dei monasteri
ove i rossi lumini traspariranno quieti.
Il laghetto della montagna innocuo
e duraturo suggerisce un bacio appassionato.
Ma le foglie fan coro:
- Attendi ancora,
gli ultimi pallidi punti del cielo
dovranno raggiungere il geroglifico
indicato nell’antico quaderno
dell’esistenza -.
Frattanto l’inconscio esprimersi
lentamente fluiva
dai rigagnoli acquosi.
Tra le mute sembianze di pesci coloriti.

(Dall’Antologia: In my end is my beginning – I Poeti italiani negli anni Ottanta/Novanta, pag.33)


***

Saggezza

Chi mai avrà le salde ali della certezza?
Spiegami il segreto della corrispondenza,
oh vecchio che, con barba a lame d’argento puro,
hai combattuto nei sentieri della ragione.
Il tuo intelletto seppe frenare
la immaginosa forma del tormento?
Io aspetto, già da lungo tempo,
segnali di un Amore
a vita eterna!

(Dalla sezione “Dell’Amore eterno” – poesie scelte, pag. 66)


***

Mi amerai per sempre?

«Ti amo Fiore di Luna, te lo confesso
sotto l’albero, lungo il corso del fiume».
Profumo di Biancospino, chi garantisce
che tu sia il vero amore?
«Interroga pure gli uccelli,
che ti cantino le delizie dell’alba.
E al tramonto
che dal cielo,
tappeto d’arabeschi rossi e d’ali di gabbiani,
l’eco del mio cuore ti giunga».

(Dall’Antologia: “Navigare 22” – Poema, pag. 73)


***

Nello spazio della mia casa

Ti ho preparato l’acqua tiepida, mia cara
ove immergerti silenziosa e bella.
Tu, ninfea dai boccioli colorati
che profumi di cedro del Libano.
Tu, fresco muschio delle regioni settentrionali
dai capelli d’èbano.
Nello spazio della mia casa ora vivi,
coi tuoi veli bianchi gialli rosa azzurri.
Sui tappeti vellutati
del mio essere.

(Dalla sezione “Viaggio in Veneto”, pag. 128)


Brani tratti da:
Giuseppina Palo, Viaggio in Veneto, Edizioni Pagine, 2020; prefazione di Plinio Perilli.


Giuseppina Palo è nata ad Eboli nel 1965. Ha compiuto i suoi studi in materie letterarie con indirizzo artistico/dello spettacolo presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Salerno. Si è laureata nel 1992 discutendo una tesi in Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea su Dino Campana e il Decadentismo, con il prof. Luigi Reina. Ha partecipato con successo a diversi concorsi letterari di poesia e prosa. Suoi testi sono apparsi su riviste del settore e su blog e siti di poesia.
Ha esperienze di canto, laboratorio teatrale, performances e danza contemporanea.

Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà