venerdì 24 aprile 2020

Lavinia Frati e la sua "voce sognante", RPlibri


"Forse il vivere è uno stato di grazia / da cui ci si desta solo per morire…" Vorrei partire da questi due versi di Lavinia Frati, appartenenti alla poesia "Ipotesi" che viene riproposta in seguito insieme ad altre, per iniziare un viaggio possibile all'interno della visione poetica dell'Autrice, la quale, leggendo attentamente le sue composizioni, mostra subito di possedere una precisa idea, un ben definito progetto poetico, consolidato attraverso esperienze di vita ma anche di studio e di intensa ricerca. Si tratta di un progetto che dunque, attraverso varie fasi di elaborazione, sia intuitiva e creativa e sia meramente tecnica, si è poi concretizzato nel libro "La voce sognante", del quale stiamo appunto parlando in questo breve spazio di "Transiti Poetici". E dico questo, da amante della poesia, da protagonista e da modesto conoscitore della materia, perché so bene tutta la massa variegata di idee, di tentativi, di rifacimenti, di ricomposizioni, di confronti, che precedono la realizzazione di un buon libro di poesie, il quale libro, poi, è solo la parte "materiale", visibile e fruibile, di quel grande movimento interiore di rovelli, scavi, interrogativi e altre spinte, che in sostanza costituiscono già la "poesia" in prima forma, ancora da "sgrossare", dell'autore. Un buon progetto poetico, un buon libro di poesie, a mio avviso deve fondarsi su questi presupposti. Altrimenti ne uscirebbe un raccontino di pensieri in versi, slegato e inconcludente!
Lavinia Frati, con la sua raccolta "La voce sognante", conferma senz'altro quanto esposto più su, nel senso che, sicuramente, la nostra autrice è giunta alla "conclusione" del suo libro dopo aver a lungo sperimentato e maturato il suo contenuto. Ma dove, e in che modo, può caratterizzarsi il suo dire poetico?  Suggerirei subito che la caratteristica principale della poetica di Lavinia Frati è il suo considerare il mondo, la vita, nel loro procedere evolutivo nel tempo; e in questo evolversi fisico, materiale, subentrano sentimenti ed emozioni consapevoli e sofferti: "La casa dove dimora il Tempo / ha una stanza che non apro mai…"; oppure, come in "Panta rei" (titolo scritto direttamente in greco, quasi ad esaltare una realtà antica, a riportarla a noi vivida e attuale), in cui la nostra poetessa lancia un accorato appello di vicinanza, di fratellanza e di unione, in una situazione in cui l'universo transita indifferente, nel rispetto del suo programma evolutivo (quasi un richiamo alla natura leopardiana, alla quale non importa minimamente la sorte dell'uomo!).  E quindi spetta all'uomo rendersi conto di una realtà impermeabile alle pulsioni emotive e ai sentimenti, cercando di rivalutare in se stesso la propia esistenza e le proprie relazioni con il creato: "Seguire gli ondeggiamenti della vita / decisa a non far ritorno a casa, / raffigurarsi al colmo di una gioia / che non c’è mai stata…" (pag. 41). Non ci sono sconti né compromessi: la natura è quella che è, lucida e oscura, benigna e maligna, al di là di ogni possibile coinvolgimento emotivo: "Nessuno è mai tornato da quel viaggio / e hai smesso di cercare disperato / quel padre, che ha lasciato un cielo opaco / su cui scrivere le lettere del nome…" (pag. 56). E pure quando parla dei "diversi", di disabilità e altre sciagure umane, Lavinia Frati riesce a recuperarne l'assoluta dignità e luminosità, in un mondo che procede, appunto, indifferente: "Dai vetri guardo il muro che hai attorno / e gratto con le unghie sino al fango / piantando fiori gracili al riparo / dall’urlo che dal regno degli incolti / allunga le sue croci sul tuo corpo…" (pag. 47). E ancora: "Confida sempre in te / mio pallido ragazzo / tra i lupi che nel bosco / osservano in silenzio / la preda da sbranare / c’è un raggio incantatore / che illumina negli occhi / il chiaro del tuo riso…" (pag. 48).
È esplicita dunque Lavinia Frati nel suo discorso poetico: la voce sognante è in realtà una presa di posizione autorevole all'interno di una natura che evolve nel tempo, come dicevamo. Si tratta di osservare bene, cercare di capire, intuire i segni, trarre auspici dai fondi di foglia. Il mezzo per fare ciò è senz'altro l'arte, e nel nostro caso la parola poetica. Parola poetica che Lavinia Frati utilizza con grande competenza e consapevolezza del suo ampio e variegato potenziale comunicativo. Come afferma anche il prefatore Davide Morelli, la nostra autrice ha un dire poetico diretto ma profondo e intenso, senza eccessivi rimandi o allusioni. Una poesia e una Poetessa da meditare, sicuramente.
Ma altri commenti o riflessioni in merito ai temi suggeriti dall'autrice in questo interessantissimo libro, ci auguriamo possano venire dagli affezionati lettori che ci seguono. Per tale motivo proponiamo qui di seguito alcuni testi tratti da "La voce sognante", RPlibri.


Ipotesi


Forse il vivere è uno stato di grazia
da cui ci si desta solo per morire
e non è l’impresa della nascita,
la gioia o la tristezza della gioventù,
neanche la saggia conclusione
della vecchiaia
quella che noi chiamiamo Vita,
piuttosto la certezza di percorrere
una strada il cui fondale muta,
come mutano le nuvole di pioggia.

Arreca affanno perdere il bagaglio
degli affetti, che credevamo ben riposti.
È la volata delle braccia a ricordarci
la mancanza del corpo da abbracciare.


***

Tasseomanzia

Testandosi dal torpore della vita,
interrogava il fondo delle foglie
girando la tazzina in senso orario
e ogni volta compariva quell’uccello
a indicare che la buona sorte
cercava lei, che era già lontana

il volto abituato alla speranza
svuotava negli occhi la tristezza
di un tempo che era già stato
e ora si presentava a reclamare
un saluto per essere tornato
un saluto per quando se ne andrà.


***

I ricordi

La casa dove dimora il Tempo
ha una stanza che non apro mai
vecchi ricordi, impressi nelle foto,
sonnecchiano, timidi di luce.

Li sento ridere e scherzare
fare a gara tra loro e primeggiare
quando sanno di non essere osservati.
Se la mano tocca la maniglia della porta,
scomparire in un’improvvisa,
indecifrabile magia.
Al finire del giorno li ritrovo,
acquattati, tutti in fila, a braccia aperte
li accolgo chiamandoli per nome.

Così sarà la vita che m’assale
godere senza freno e diventare
calma a poco a poco,
bruciare come brucia il fuoco
lo stoppino di candela.


***

πάντα ῥεῖ

Tutto muta, tutto è in movimento
ogni cosa si sfalda
per ricomporsi in altro.

Tornami accanto, fatti compagno
del mio stesso viaggio,
fammi sentire il fiato
nel fondo della gabbia,
risalire in alto, sino all’orlo
delle labbra.

Ridammi vita, occupami la vista
addomestica la belva di tristezza
che mi inclina.

Si richiudano, d’incanto, una ad una, ogni crepatura.


***

La visione

Il tempo fluttua e oscilla come un pendolo
che inatteso imprime segni al corpo
e quando è andato e si fa incerto il viaggio
s’imbuca e torna a dar coraggio
agli occhi spenti e al pianto di dolore
illuminando con i raggi del suo sole

lanterne trasportate alla deriva
e risa soffocate all’emozione
di accendere con giochi delle mani
scogliere e ruscelli misteriosi
che imbrunano la quiete della luna
figure dai volti camuffati
brillare dentro il buio e poi toccare
l’orizzonte che lentamente si fa notte

la visione che fa liquida la morte.


*** 

Amore domiciliato

Sostituire pezzo a pezzo l’armatura
non cambia il nome della nave
e Teseo continua a navigare
senza temere di perdersi va oltre
un corpo che è pronto a ripartire
- le cose accadono nel tempo
è un alibi d’amore, un fuoco seducente
che sfuma la distanza,
una frase che assottiglia la speranza.


***

Gli sguardi che feriscono i diversi

Gli sguardi che feriscono i diversi
hanno corna, artigli, brama di vendetta
d’un tempo antico,
in cui le fiere sbranavano gli agnelli.

Amore per come ti piace scomparire
nella normalità che tesse fitte trame
ti chiamo dal fondo delle tue pupille.

Sei tutto terra e sangue,
un fiume che ribatte su se stesso
l’onda che deforma la sostanza.

Dai vetri guardo il muro che hai attorno
e gratto con le unghie sino al fango
piantando fiori gracili al riparo
dall’urlo che dal regno degli incolti
allunga le sue croci sul tuo corpo.

Lavinia Frati, "La voce sognante", RPlibri, 2020; prefazione di Davide Morelli.

I testi di Lavinia Frati sono apparsi su riviste poetiche (Poeti e Poesia), su antologie poetiche (IPoet; Il segreto delle fragole; Enciclopedia contemporanea Mario Luzi). Ha pubblicato nell’anno 2019 la sua prima opera poetica “Anidramnios - Canto a due voci” con la casa editrice Controluna.


giovedì 2 aprile 2020

"La ballata del tempo a ritroso" di Salvatore Violante: una perfetta osmosi tra arte e poesia


Nella lunga e intensa attività artistica e creativa, ci si adopera sovente a ricercare nuove e originali forme espressive che in qualche modo possano ribadire e valorizzare ulteriormente la propria impronta, la propria esperienza nel mondo variegato dell'arte e della letteratura. È proprio questo il caso di Salvatore Violante, poeta, saggista e critico rinomato non solo nella sua Terzigno e nel vesuviano, dove abita e svolge la sua intensa attività letteraria, ma sicuramente in ambito nazionale se non internazionale. Ma parliamo soprattutto della sua poesia: una poesia che incide e sferza, a volte denuncia, a volte dice con ironia, ma sempre traendo spunto dal subbuglio interiore che tende a manifestarsi esternamente ricreando con la materia oscura e fermentante l'opera d'arte poetica genuina e giusta nella sua eticità: così come dal magma vulcanico, che è alla base comune dello stare suo e di tanti altri artisti del medesimo luogo, ne può sortire una costruzione nuovamente fertile, positiva e illuminata. La terra, il Vesuvio, l'anima che rinasce, che deve rinascere dalle ceneri delle negatività, dalle indigenze e dalle ingiustizie, è la base di partenza del suo discorso poetico, che le accoglie e le traduce in versi il cui ritmo richiama quello delle antiche e sacre tradizioni popolari, un valore inestimabile arduo da considerare e da trattare in poesia.
In questo volumetto davvero originale, intitolato "La ballata del tempo a ritroso", Salvatore Violante dedica 9 poesie ad un periodo particolare del suo trascorso lavorativo e artistico, riproponendo lacerti, ricordi, riflessioni, storie ambientate nelle località abruzzesi dove il nostro poeta ha vissuto e operato. Ma l'originalità e la preziosità di questa nuova opera artistica e letteraria, consiste soprattutto nella veste tipografica e, cosa ancora più importante, nell'integrazione pittorica del Maestro Luigi Franzese: un altro valente e noto artista conterraneo di Salvatore Violante, anch'egli molto attivo e impegnato nel campo della pittura, particolarmente apprezzato per le sue opere che richiamano il Vesuvio e la relativa metafora del magma ricreante e rinnovante. Il libretto di Salvatore Violante è infatti arricchito da altrettante 9 tavole pittoriche di Luigi Franzese, una per ogni poesia, ed è stato realizzato a forma di pieghevole, stampato e pubblicato da IL LABORATORIO/le edizioni di Nola, in 100 esemplari numerati contenuti in una semplice ma artistica custodia di cartone. Una breve ma intensa ed esplicativa nota critica di Mimmo Grasso completa e valorizza ulteriormente questo interessante e gradevolissimo libretto.
Nel ringraziare dunque Salvatore Violante per averci donato la possibilità di gustare insieme i suoi versi e le opere di Luigi Franzese, e augurandogli sempre maggiori e meritati successi in campo letterario e poetico, proponiamo qui di seguito un breve estratto dalla raccolta "La ballata del tempo a ritroso", affinché gli amici che ci leggono possano aggiungere altri eventuali graditi commenti.




2.

Ricordo le campagne elettorali:
a Pesche: case sbattute come sassi alla parete
o a Carpinone alta col castello
che dominava d'ombra i sottostanti.
In quelle case c'era gente mite:
e scagliavano sassi per paura
dicevano di noi una bestemmia,
ladri di roba, ladri d'intenzioni.
Erano donne d'ogni condizione
e vecchi maschi in piedi sul bastone.


4.

Quell'anno a Isernia organizzai una mostra
nello slargo dinanzi alla stazione.
M'ero industriato
a dare vita in foto a quel contado, e
a quel pugno di case in pietra strette
con lastre di lavagna a far da tetto,
ai loro amici. Ai muli.


7.

Dieci chilometri… poi la risalita
di nuovo la vecchina sopra le ossa:
tornava dall'argilla di quell'orto:
al braccio fave e stenti e la fatica,
per la capra.
Guardavo con sorpresa, il risalire
di lei senza nessuna percezione.


Salvatore Violante è nato nel 1943 a Boscotrecase, vive ed opera a Terzigno (Na). Ha pubblicato diversi libri e saggi su riviste e antologie. Ha collaborato con: Il giornale di Napoli, La voce della Campania, Dossier Sud. Attualmente collabora con articoli, racconti e saggi con Il Gazzettino Vesuviano, Secondo Tempo e Il Vesuviano.
Tra i numerosi libri di poesia ricordiamo: Moti e Terremoti (L'Arzanà – Il Piombino, 1984); Punto e a capo (Marcus Edizioni, 2007); Sulle tracce dell'uomo (Marcus Edizioni, 2009); La meccanica delle pietre nere (Ediz. CFR, 2013); Itinerario di versi diversi (Pagine, 2013); la raccolta bilingue Enchanted Anguish (Gradiva Publications, 2017).




Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà