Si tratta di una raccolta breve ma eccellente e gradevole nella sua composizione, in quanto è accompagnata anche dalle pregevoli illustrazioni dell’artista Lodovica Peschetta. Come la stessa autrice afferma nelle sue note biografiche a corredo del libro, l’intesa con l’amica illustratrice è stata immediata e gratificante per entrambe, dando loro l’opportunità di creare insieme il presente progetto artistico-letterario. E la bontà di questo non poteva essere messa in discussione, perché è indubbio che per tali cose occorre un’integrazione, un accordo, una intesa intuitiva davvero forte, al fine di rappresentare poi un “unicum” dove la poesia è il riflesso dell’immagine, e l’immagine stessa è il riflesso della poesia. Si tratta, come suol dirsi attualmente in ambito letterario, di una vera e ottimale “contaminazione” vicendevole.
Purtroppo non ci è possibile riportare qui i disegni dell’ottima Lodovica, e anche per questo motivo consigliamo l’acquisto del volumetto. Però esprimiamo volentieri qualche breve riflessione in merito ai testi.
Anche in questa silloge, molto gradevole e fluida, Claudia Olivero esprime la sua tendenza a sintetizzare liricamente un discorso poetico che, prevalentemente, è di carattere riflessivo; l’immediatezza si concentra in una costruzione diretta dei versi, dove l’io narrante propone spunti meditativi sulla realtà circostante, sui sentimenti e in particolare sull’amore di coppia. L’autrice cerca di incidere sulla realtà quotidiana, riempendo i vuoti con spessore di cuori e di intenti, in un continuo lavorìo circolare come dragando la rena in fondo al mare. È dunque questa circolarità, dal vuoto che angoscia al rimettere al loro posto i valori sperduti, questo continuo equilibrio per rimanere se stessa in un mondo che va alla deriva, questo essere se stessa pianta, albero dalle radici ferme e ricche di nutrimento, che caratterizza l’essenzialità della poesia di Claudia Olivero, in questa silloge e forse anche nei suoi altri progetti poetici.
Cammino – è invadente il passo
tra ricordi che non so nominare
arrivo in fondo, dove solo si esiste
per moto circolare. Rimangono
l’atto del togliere, trovare spazio
l’atto di accogliere, per fare l’altro.
Essere già
come una madre.
***
(Ǝ! x) P(x) *
dal mio essere fuori da te.
Attraversa le mie barriere
senza romperle
senza neanche urtarle.
*Costrutto afferente al campo della logica matematica, che rappresenta un concetto affine a quello filosofico: Esiste un unico x che soddisfa il predicato P
e alla sua direzione precisa -
tracciare una rotta, ricordare
che senza le scarpe
è richiesta l’abilità
del volo: inseguire
il cuore a ponente, sferzato
dal rovesciarsi improvviso
del tempo: affrontare
ogni raffica con caffè
e vino freddo. Riallacciare
le scarpe. Talvolta incrociarsi
sotto coperta.
Al di là
delle parole mal dette,
maledette infezioni
rotazioni vocaliche
ellissi di visione
e senso –
trovo te.
E sempre fingo
di non vedermi.
Ed è così:
certe ore si ama di più.
Come polvere sparsa
su atomi di te, comprendo
che non è una questione di peso,
l’amore. È soprattutto spazio.
soltanto quel tutto,
come se dopo potessi
ancora scegliere
di non amarti.
L’amore si accontenta
di un quarto di letto, di poche vocali.
Dei cinque sensi.
L’amore è l’esasperazione
dei sensi, tesi
nell’incavo del collo, una carezza. Così,
addormentarsi.
Claudia Olivero, Ma tu, tu sei la pianta, RPlibri, 2021; con
illustrazioni di Lodovica Paschetta.
Claudia Olivero, torinese, ha esordito con la silloge Per baciarti a occhi chiusi non servono gli occhiali, Brè 2020. È fondatrice del Tinello Poetico, gruppo di lettura e condivisione poetica. Sue poesie sono state pubblicate su riviste online e blog letterari. Predilige, nella sua scrittura, lo sguardo al dettaglio, all'azione anche minima, al senso più profondo dei sentimenti e delle percezioni.
Nessun commento:
Posta un commento