venerdì 13 maggio 2011

La poesia insieme: Paola Nasti ed Eugenio Lucrezi

Scrivere "a quattro mani" è davvero impresa ardua, quando non è soltanto un mero gioco ma un "accordarsi" reciproco e intelligente, una doppia voce che non è somma delle due ma integrazione che genera quasi un'alterità originale e nuova.
Qui proponiamo le voci di Nasti-Lucrezi (Paola Nasti e Eugenio Lucrezi), validissime nella loro individualità poetica, e che sono ora talmente con-fuse, da creare un dettato che vive e si mostra nella sua unicità, come distinta dai due co-autori, appartenente ad un autore terzo, nato dal loro comune sentire.
I testi presentati, "Eumenidi", "A Domestic Goddes Wannabe", "Lattanzio", "Parola cuscino" e, della sola Nasti, "Kepler" e "Scardanelli", sono autentici quadri poetici che dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, la valentia degli autori.
Attendiamo dunque i commenti e le riflessioni degli amici in proposito.

di Paola Nasti e Eugenio Lucrezi:

Eumenidi

Il male sarebbe dunque karmico
(trasmessogli da un nonno,
entro il quarto anno: exit).
Il Lossia, col suo mignolo d'oro
ad Atene si carica sempre
di metà del fardello.
Cristo, più eroicamente, la croce intera.
Il Beato, abbozzando un sorriso
dice ad Arjuna: agisci
senza mai amare il frutto
di agire e non agire,
con le pale che macinano il vuoto
gioiosamente. Non c'è niente
da fare.

*
Il karma è un asse, indìce le battaglie.
Pallade Atena, con l’elmo e con la lancia,
è tutt’altro che inerme: solo che
non ha con chi combattere.
L’instant karma del classico surclassa
tutti i sangui moderni col bipenne
pennello, intinto nel suo rosso antico.
Apollo è olimpico e insieme democratico.
Pallade è irenica, armata e disarmante.
Priva di inconscio, decide tutto lei.
Cristo si arrampicò fin sulla cima
del sacro monte solo per cacciare
da casa loro gli dèi falsi e bugiardi.
Moriva e li cacciava. Olimpo e Golgota
Sbriciolati d’incanto in un tutt’uno.

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A Domestic Goddes Wannabe
(A Place For Life's Little Knick-Knacks)

Le madamine dell’involuzionismo
giungono a piroette da parecchio
lontano, con i fiocchi storti
di traverso appoggiati
sulle zucchette vuote dell’asilo.

Mio padre non sapeva scrivere
poesie. Quindi
dava pugni
a mia madre.
Mio padre non sapeva scrivere
poesie. Quindi
non ci diceva niente.

Il diavolo abita
nel guinzaglio che tiene
la vecchina malferma
e il cane non vedente.

L’esilio, abbrivio del ritorno.
Bestie, che non levi di torno.
Balbetta il bello, se adorno
visi con tanto caro sangue.

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Lattanzio

Nessuno capovolto.
Sul mio cuscino accanto il tuo volto
che smentisce gli antipodi e le rivoluzioni.
Non c’è burrone oltre le colonne,
solo uno scendiletto di cotone.
Per noi soli Lattanzio ebbe ragione.

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Parola cuscino

Non c’è sussurro, il fiato
si libra liberando nessun suono,
s’inanella voluta su voluta,
ad astra fino al soffitto.

Accanto è lontanissimo, se vuoi
starmi molto vicino.
Gli occhi di chi, che siano aperti o chiusi,
sconfinando si superano?

Notti così, è pieno l’Universo.
Tienimi sul cuscino, non disperdere
i fondali stellati, non cadere,
in preda alla vertigine, oltre il bordo.

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Di Paola Nasti:

Kepler

I
Il giorno dopo Pasqua qualcuno
cammina avvolto nella scia di polvere
della pelle che cade
ha sette buchi in faccia
ed una
malinconia da ellissi
desidera
dormire sugli anelli di Saturno
desidera
poter dire: io abiuro

II
Tua tutta la tristezza
del cerchio che si schiaccia
del vuoto che cammina tra lentissime
orbite
Kristallnacht
il pieno che si sbriciola
e perde perfezione
si fa polvere
buio
di pianeti
solitari
soli
si schiaccia
si schiaccia tutta
la perfezione
le tue donne che salgono
sul rogo
con le mani piene di fiori

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Scardanelli

L’umilissimo vostro dalla torre
mentre immobile guarda
il diorama di smalto
la corda
si avvolge su se stessa
ogni giro uno scatto

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Paola Nasti ( Napoli 1965) insegna filosofia in un liceo. Ha pubblicato poesie nelle antologie "Mundus", Valtrend editore, Napoli 2008, e "Frammenti imprevisti", edizioni Kairos, Napoli 2011, poesie e traduzioni nei siti 'Poetry wave -Dream' e 'Fondazione Premio Napoli' .

Eugenio Lucrezi, di famiglia leccese, è nato nel ’52 e vive a Napoli.E’ laureato in medicina e fa il dirigente di sanità pubblica. Ha pubblicato versi, racconti, saggi, testi critici e altre cose in diverse riviste letterarie, antologie, siti, su quotidiani e almanacchi. Ha pubblicato quattro libri di poesia e il romanzo "Quel dì finiva in due", con postfazione di Donato Valli, ed. Piero Manni, Lecce 2000.
Svolge attività di critico d’arte, scrivendo su periodici e quotidiani. Suoi testi compaiono nei
cataloghi di artisti di rilievo nazionale.
Musicista e suonatore di basso elettrico, Giornalista pubblicista, è stato critico letterario del quotidiano ROMA.

4 commenti:

  1. Il gioco a quattro mani risulta positivamente originale e policromatico, offrendo composizioni che si distinguono per la loro delicatezza e la loro incisività.
    L'urgenza del contatto umano, a volte fuggevole ed ingannevole, qui interagisce per la musicalità del "pensiero poetante" al di là della volnerabilità che si proietta fuori del "se" . La parola , che sottende le parole, è il coagulo di unan deflagrazione.
    Antonio Spagnuolo = http://poetrydream.splinder.com

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  2. Eugenio Lucrezi scrive: Agevole l'addizionamento delle facoltà percettive, dell'esperienza consapevole che esita in parola e in figura. Inesplicabile l'uscita del senso addizionale, della riuscita finale: qualcosan urge, a monte, come rileva finemente Spagnuolo. E come evidenzia Vetromile, che ringraziamo per l'accoglienza e per la cura.

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  3. Versi notevoli da cui emerge una dimensione colma di tematiche e di un dettato itinerante sostanzialmente tenero e riservato, che si attiene, non solo al pensiero, ma anche all'analisi dell'universo circostante e dei sentimenti ad esso connessi. Una poesia ricca di armonia e di un qualcosa di rivoluzionario
    che, a sua volta, arricchisce chi la legge.
    Mariolina La Monica

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  4. Poesia accorta e vibratile, attenta a ogni sussulto del cuore e della mente, ad ogni ricordo o svelamento, con soluzioni poetiche molto ardite e, per certi aspetti realistici, quasi stranianti.
    Materiale magmatico e pregnante, aperto a ogni esito comunque mai scontato.
    Pasquale Balestriere

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