giovedì 22 febbraio 2024

Il "Desiderare" poetico di Stefania Bortoli

Come appunta diligentemente Alfredo Rienzi nella sua dotta prefazione a questo nuovo libro di Stefania Bortoli, che qui segnaliamo, l’oggetto del “desiderio” è da ricercarsi in qualcosa che non si ha, o perlomeno che si cerca, nei meandri delle proprie visioni, dei propri sogni, dei propri progetti di vita. Desiderare è dunque il laconico titolo di una raccolta poetica che, assolutamente, laconica non lo è. Sic et sempliciter, il titolo racchiude in sé, come spesso accade, ed è buono che lo sia!, tutto l’ordito poetico della raccolta, il nocciolo, l’essenza di tutto il progetto; progetto che è ampio, articolato, diversificato, pur concentrato in quella parola, in quel verbo, “desiderare”, che è l’imperativo iniziale da cui e per cui muoversi lungo una linea esistenziale ed emotiva che va e prosegue oltre il sé, solca la natura e l’umanità, attraversa gli affetti, i ricordi, i luoghi, i momenti.
Già in Promessa di dire (Book Editore, 2016), avemmo modo di notare questo movimento del suo animo in tendenza verso il “desiderio” (“Il desiderio del tempo in attesa del disgelo”… https://transitipoetici.blogspot.com/2022/04/stefania-bortoli-e-la-sua-promessa-di.html del 25/4/22), e che ora si concretizza diramandosi in tutta la raccolta, esaltando ancora di più l’anelito della sua ricerca di un luogo (o meglio, un non luogo) dove vi si possano concentrare tutte le positività (i desideri) del mondo, in tutte le sue manifestazioni. E allora è indicativa anche la suddivisione della raccolta in varie sezioni, o meglio aspetti di questa realtà: “Il giardino dell’attesa”, “Canto del silenzio”, “Confini d’acque e isole”, “L’amore accade”, “La vita tenace”: tutte particolarità di fatti, di luoghi, di sentimenti, di riflessioni, che confluiscono nella grande aspettativa, o desiderio, di una realtà finalmente autentica, piena e del tutto aderente alle proprie visioni.
La poesia è un mare che bagna territori sconosciuti, ma che si intuiscono, sognandoli e prevedendoli, proprio grazie ad essa. La poesia dolce, melodica, intelligente e perspicace di Stefania Bortoli, in Desiderare, raggiunge e lambisce questi territori, i propri e anche quelli universalmente da condividere, in forza della sua potenzialità ad indicare, a suggerire, ad alludere ciò che di bello e di grande, di nobile, sta fuori di noi, a cui tendiamo progressivamente, per esserne sempre degni in un mondo che ancora tende a ripiegarsi sulla sua nullità.

Riportiamo qui di seguito alcuni brani tratti dal suo libro:


Si era addormentata

fuori dal tempo l’anima perduta

Dentro l’inconscio sogno

come profondo sonno

cieco

velato nei varchi dei sogni

 

Nelle vene esangui

l’eco remoto

del mio cuore desolato

 

In un’altra parte del tempo

aspettava una rosa purpurea d’aprile

 

 

***

 

Libera i tuoi occhi che vedono

l’ombra più scura

dove è intensa la luce

 

A gennaio

il seme è fiducioso

e riposa sotto la neve nel gelo della notte

 

Finalmente il giardino dell’attesa

è solitario – vuoto

Custodisce,

coltiva la mia solitudine allargando le braccia

 

Ai luoghi imprevedibili

si radica la parola poetica

immergendosi nell’ascolto

delle voci umane e delle ferite della terra

 

 

***

 

Ieri notte mi è venuto a cercare

un sogno color rosa

con un treno carico di animali.

Era segreta la destinazione –

forse andavano in un luogo di montagna.

 

Eppure, quel frammento di roccia

frantumata – ricoperta d’erica

mi ha condotta nel luogo di un ricordo perduto.

 

Mi sono ritrovata a salire

dove cresce indomita l’erica rossa – solitaria.

 

A marzo,

sfugge il canto degli uccelli

alle impervie rocce

sale dalla terra riarsa – deposita germogli e semi.

 

Ecco la tenacia della natura selvatica

in attesa di una lenta pioggia…

 

 

***

 

Quelle voci erano sussurri

lingue familiari ascoltate – interiorizzate.

Mi proteggevano

come una fantasia d’armonia

mentre tracciavano destini del desiderio

sotto la sabbia.

 

Ci pensò il corpo e la parola

a trasformare tutto ciò che non mi assomigliava.

A dare un nome alla passione del possibile

all’isola innominabile – inattesa.

 

E alla voce umana che esce dal mio corpo.

 

 

***

 

Non dimenticare

che esiste la linea di un orizzonte

sotto la casa che s’apre al cielo stellato

una striscia di terra feconda

sotto i piedi dell’Angelo

 

L’Angelo dell’ultimo silenzio ripone le ali

ora riposa –

o forse è in attesa?

 

Senza sforzo vede –

si offre alla necessità del volo

respira la vista in te smarrita

 

Al suo sguardo non sfuggono

le verità nascoste – il peso di una foglia

 

 

***

 

Nei campi incolti – lungo corsi d’acqua

crescono le margherite dei fossi

– i topinambur selvatici –

insieme li abbiamo trovati

nel vivo sole d’autunno

 

A novembre

mi fermo con la soletudine dell’heliantus:

si inchina a ricevere

la luce rara – ormai sparsa nel vento


Stefania Bortoli, Desiderare, Arcipelago Itaca Edizioni, 2023; prefazione di Alfredo Rienzi


Stefania Bortoli è nata a Thiene e vive a Pove del Grappa. Si è laureata in Pedagogia all’Università di Padova ed è stata docente di Lettere al Liceo Artistico.
Sue precedenti pubblicazioni: Voci d’assenza, 2012; Con la promessa di dire, 2016.
Sue poesie sono presenti in blog letterari quali “Di Sesta e di Settima grandezza”, “Blanc de ta nuque”, “Perigeion”, e nell’Antologia “Transiti Poetici” Vol. XXVII (2021).
Partecipa a rassegne, letture e incontri di poesia.

 


1 commento:

  1. Carissimo Pino,
    sempre grazie per la tua vicinanza, il tuo attento ascolto, il tempo che hai dedicato alla mia poesia.
    Mi è piaciuta molto la tua nota di lettura: hai colto molto bene la tessitura dialogica tra le sezioni,
    il filo rosso con il precedente libro, il movimento tra la dimensione interiore ed esteriore che crea effetti di desiderio vitale e occasioni di confronto autentiche.
    Sento così anche la tua bella scelta delle poesie.
    È proprio vero che “ la poesia è un mare che bagna territori sconosciuti” e la sua presenza tanto desiderata mi ha cambiato in profondità la vita.
    Sono d’accordo con Cristina Campo: “ Bisogna lavorare con cura, un po’ ogni giorno” pensando sempre alla bellezza” … soprattutto nella nostra desolata e complessa realtà.
    Stefania Bortoli

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