martedì 26 luglio 2011

Anna Ruotolo: la poesia del raccontare

E' nel presente che le azioni e le storie si dipanano, e la poesia dell'immediato ha però un gusto che si abbraccia anche al passato, lo fa rivivere, lo racconta facendo emergere attimi, spigoli, vie, stati d'animo, atteggiamenti. Un modo originalissimo, un'impronta poetica davvero portentosa, quella di Anna Ruotolo, giovane poetessa casertana, ma che già sa farsi apprezzare in ambito nazionale per la sua qualità artististica, per la sua spiccata propensione per una poesia densa, raccolta, raccontata appunto, e nello stesso tempo fluida nel modo giusto, senza eccessivi precipitazioni. E' una poesia, quella di Anna Ruotolo, che parte da situazioni minime, da stati fugaci ma significativi, per allargarsi poi a onde nell'universo umano e sociale.
Credo che Anna Ruotolo proseguirà il suo cammino letterario e poetico ampliando ancora di più i suoi orizzonti, e l'inizio è ottimo, il suo animo e il suo talento già le permettono di affrontare molto bene non solo la scrittura, ma anche eventi organizzativi di ottimo livello, come si può notare leggendo il suo breve ma intenso curriculum.
Ascoltiamola ora nei versi che seguono; si tratta solo di un piccolo saggio della sua robusta poesia, ma già sufficiente, penso, per ricevere meritati e graditi commenti, se gli amici lettori lo vorranno.

Il piano della tua visita

I
Era notte, era giorno
ti segnavo la via per la piazza
sul palmo della mano
con il viso aperto, mai provato prima
e il dito trattenuto da un’acqua di fico
appiccicosa,
il fico verde di un qualche giardino.

II
Dunque, dopo averti spiegato
la direzione del vento
(eri tu quello ricurvo sul tavolo
tornato come da tante migrazioni
con le ali un po’ sgualcite
la faccia della meraviglia)
ti misi davanti un piatto di more.
Tu le conoscevi, le mangiavi tutte
e a me dicevi di no, per il bene,
per l’amore del sorriso
che così ancora mi porti.
III
Il piano della tua visita
fu segreto - piano infinito
una, due, tre tazze sul lavello
la notizia silenziosa che qualcosa
venisse dall’alto
e nel volgere in quel punto tutto il viso
qualcuno rimanesse al suo lavoro,
la lavandaia alle sue camicie
la mamma al suo mestiere fecondo.
Bello ora dire com’è andata
e cosa e non saperlo articolare:
tutto intero sei stato qui
sempre perdendoti un po’ negli angoli,
morendo (senza dolore e dispiacere),
brillando.

Dissi “raccontami una storia” e Manuela cominciò…

Stacchi la mano dal codino
che hai rigirato per minuti
tra le tue dita minuscole e chiare,
lanci le parole contro di me
e si alza una polvere di lucciole,
sparito il mare dietro la tua piccola
nuca, contro i miei occhi si rifà
per tremori ed ombre siderali.
Eppure sostiamo in un vialetto conosciuto,
c’è la nostra jeep, le luminarie dei lidi
qualche gelato che profuma la bocca
ma dici le storie come l’apparizione celeste,
le eclissi, gli impercettibili movimenti
della crosta, la corsa e la morte di una stella.
Come avrei voluto sentirmi raccontare così
questa, l’altra, ogni vita sulla terra.

Per tutta quell’età

Ci si affacciava dalla casa
l’unica che avevamo avuto
e l’incrollabile certezza, pure
avuta, di appartenere a tutto
per tutto avere fede
o per almeno un albero fitto
e, accanto, una scala
lunghissima e infinita
poggiata al tronco per tutta quell’età.

(da “Maldamerica”)

Ultime cose prima di partire

Quando la vigilia e la valigia
hanno la stessa ombra, la stessa faccia
e tocchiamo carte
stese di notte per preparare tutto
senza confusione, 

solo qualche animale docile
ci cade nel cuore,
quasi un abbraccio, una benedizione.


Valzer in 5th Ave

Anche se abitammo negli hotel più chic della città
a cinque stelle, a luci intermittenti sulle loro teste enormi
e alte come lance fino alle ultime stanze del cielo
anche se (quel tanto che si può) facemmo il giro degli stores
e salimmo le vedute più alte e promettenti
tenendoci su, spalla in spalla
come per cura e per destino

era come se avessimo perso giù nella 5^ Strada
la chiave di tutto 
e crescessimo nella bocca dello stomaco la premura
di scendere e sbrigarci tra i fumi
per poterla riaccendere, recuperare.


South Street Seaport’s melody

Dare mondo e fuoco a una visione, 
lasciare indietro chi non cammina.
Stendere le gambe come i pesci
sul ponte raggiante di Seaport,
mandare via il sonno, di notte in notte,
ché qui non si può dormire.

Anna Ruotolo vive a Maddaloni, in provincia di Caserta, e frequenta la facoltà di Giurisprudenza. Con le sue poesie ha vinto vari premi nazionali ed internazionali giovanili (tra gli altri, il “Premio Turoldo” 2009 nella sez. under 25, il concorso “Subway letteratura” 2011). Suoi testi sono apparsi in "Poesia” di Crocetti, ne “Il Foglio Volante – La flugfolio” di Amerigo Iannacone, ne “Il Foglio Clandestino", in “Capoverso”, in “Poeti e Poesia”, nel quotidiano “Il Tempo” e nella rivista italo-newyorkese “Italian Poetry Review”. Un testo tradotto in spagnolo da è pubblicato nel num. 4 della rivista internazionale “Poe +”. Dal 2008 al 2010 ha curato e condotto il poetry slam “Su il sipario” in diversi locali casertani. E' presente in varie antologie poetiche. Tra le altre si segnalano: "Quattro Giovin/Astri” (Kolibris, Bologna 2010) e "Raccolta di poesie" (Subway Edizioni, Milano 2011). “Secondi luce” (LietoColle, Faloppio 2009 – premio “Silvia Raimondo” 2009, Premio Turoldo 2009, Premio Int.le Città di Ostia 2011) è la sua opera prima. Gestisce il sito personale www.annaruotolo.it e il blog letterario SpazioPoesia.2 (http://spaziopoe.blogspot.com)

9 commenti:

  1. un piacere poter seguire l'evolversi della poesia di Anna, questo suo costruire bolle cristalline e questo saperle sporcare, e sempre di più, con parole e immagini vive.
    Come partire da Secondi luce e finire con Maldamerica, dalla propria soggettività fatta di relazioni intime e personali, da costruzioni poetiche alte (ma spesso tattili) al diventare "animale" sociale calato in un contesto e in un mondo in trasformazione, (con rapidi accumuli, come in "Dissi...") distante o vicino al variare dei diversi punti di vista da cui l'autore si sofferma a guardare. Carminedf

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  2. La poesia di Anna è ricca e preziosa - ho avuto modo di parlarne in diverse occasioni - e parla da sola. Un saluto a questa giovane poetessa campana e a Pino Vetromile che ci dà l'occasione di conoscerla e apprezzarla. Stelvio Di Spigno.

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  3. «tutto intero sei stato qui
    sempre perdendoti un po’ negli angoli,
    morendo (senza dolore e dispiacere),
    brillando.»
    Grande Anna!
    Alessandro Ramberti

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  4. mi piace molto la scelta dei titoli, che a molti sembra un dettaglio secondario e invece è la segnaletica fondamentale, lo stradario minimo iniziale, le coordinate che forniscono la direzione e l'orientamento. mi piace soprattutto dissi: raccontami una storia...
    il discorso è sapientemente allusivo e ha una sua giusta misura, una sobrietà lessicale convincente, c'è un'effusione di parole che riesce nell'intento primario della poesia: il brivido estetico, la fascinazione del verso

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  5. Dai tuoi versi scintillanti di emozioni, intrisi di velata malinconia, trasuda il vissuto di un'anima greve, sensibile e giovane, dai contenuti veraci e spontanei, ma già esperta nel taglio del verso, a volte sferzante, a volte ammaliante ma, sicuramente, molto convincente...Brava Anna, sempre ad maiora e complimenti!
    Rossella Luongo

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  6. Non sono in grado di fare un commento "professionale", amo la poesia ma non sono un'addetta ai lavori; so solo che leggere la poesia di Anna mi porta a immergermi in un mondo "liquido" dove onde e carezze si alternano e mi costringono a vivere in un'altra dimensione, quasi a toccare con mano ciò che sto leggendo.
    Loredana

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  7. (Eugenio Lucrezi scrive)Sono contento che in Campania ci siano giovani poeti come Anna. Mi immagino che le questioni su cui riflette siano: come passerò dalla trascrizione onirica al linguaggio poetico? Come condurrò l''io' impegnato nella visione ad una salvifica depersonalizzazione? E alla visione della parola poetica, come, per quante strade ci si arriva? Continua a pensare alla poesia con intensità, Anna, auguri e complimenti.

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  8. Questa poesia, che naturalmente ha una sua precipua intensità segnica,si muove tra linee e connotazioni diaristiche, rivelando all'improvviso l'arditezza di soluzioni verbali e il felice assemblaggio di aspetti e momenti creativi.
    Pasquale Balestriere

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  9. chiedo scusa se rispondo così tardi. Ringrazio tutti, uno per uno, dei commenti così generosi ed incoraggianti.
    A Pino un grazie particolare per la bellissima presentazione - coglie linee e forme che davvero mi appartengono - e l'ospitalità.

    Paolo, sì, i titoli sono chiavi, aprono la prima porta, conducono al centro. Almeno si sforzano. Chiudono il cerchio. Mi piace molto il tuo discorso sui titoli e lo condivido.

    Un saluto a tutti,
    Anna R.

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