lunedì 11 agosto 2014

Anita Napolitano, "profetessa solinga"

Accogliamo volentieri la voce poetica di Anita Napolitano, romana, impegnata da tempo nella poesia e soprattutto nel teatro. Una poesia forte e accorata, una poetessa sensibile che sa denunciare le nefandezze e le ingiustizie del nostro mondo con gli eleganti e ironici versi - fortemente allusivi - di "Profetessa solinga". Ma una poetessa sensibile, e molto, anche nell'ambito più strettamente familiare, e nelle considerazioni sugli affetti e sull'amore. Una poesia che sgorga dal cuore, ma bene imbrigliata e "lavorata", grazie alla sua grande esperienza letteraria e teatrale.

Nel riportare qui di seguito tre delle sue poesie più significative della sua ultima produzione, come sempre, invitiamo gli amici lettori, amanti della buona poesia, ad aggiungere eventuali e gradite ulteriori riflessioni.

Profetessa solinga

O leggiadra luna,
che ti trastulli senza tempo
nel petto del colle,
tu che sorgi a illuminare il buio,
mille cose tu sai, mille cose discopri.
Astro d'argento
che nelle smeraldine acque approdi,
testimone onnipresente di fuochi fatui
e di amori imperituri,
non crogiolarti nei fasti lusinghieri.
Questa notte ti ucciderò,
Je vous tire vers le cœur
già vedo il rivolo di sangue
su quelle tue labbra bianche.
Questa notte ti ucciderò,
Je vous tire vers le cœur
così più non sarai l’immortale Dea,
dondolerai ferita
tra il neonato sangue dei bambini morti.
Super donna, profetessa solinga e muta
in questo breve peregrinare
presta il tuo sordo orecchio,
ascolta le urla singhiozzanti dei tuoi figli,
metti a dormire le vergini puttane,
che solo in cielo sanno brillare.
Informa l’occhio orbo di Dio
del marcio che c’è in terra.

Letto 23
(Dedicata a mio padre malato terminale)

Ed è lì nel verde che si erge il cipresso
dove in diagonale parlottano gli alberi
e le rondini di mezza primavera
fitte, fitte e insieme cambiano rotta
disegnando nel cielo cerchi di vita.
Ed è lì tra pareti d’arancio
e barelle di ghiaccio, tra il soffio
che separa i vivi e i morti
che pensieroso Crono è seduto.
Ed è lì tra l’incessante passo
del camice bianco
e i fili rossi si sangue che lascerò
decidere agli occhi
se guardare nelle pupille il nero.
Ed è lì, nel viale del dolore
al crocevia della sofferenza
dove il pensiero si inabissa
la lingua mozza spezza le parole e l’alfabeto diventa muto
che fletterò le mie ginocchia.
Ed è lì che lascerò decidere alle lacrime
se scendere o meno.
Sentinella a guardia del tuo gracile corpo
non aspetterò trepidante il cambio
non indosserò la livrea del dolore
ti regalerò le mie carezze e i miei sorrisi.
Pà guarda il campo verde,
è lì che la cornacchia gracchia
e il figlio suo zompetta in cerca di cibo.
Oggi il sole acceca e l’azzurro del cielo
sbatte contro il vetro della finestra chiusa,
vieni dammi la mano,
quella tua mano livida e rugosa,
letto 23 lasciamoci alle spalle
la condanna del nero.


Letto disfatto

Imposte dal vento sbattute,
vacilla la mente ubriaca,
riaffiora il ricordo nebbioso
di notti andaluse.
La firma del tempo
sui rami protesi,
un fiore appassito,
un disco incagliato,
la nostra canzone.
Il lampo invade la terra
e piove sui pini allineati,
ritorna il travaglio
l’inchiostro trabocca,
stropiccio le carte
e getto la colpa.
Vacilla la mente ubriaca,
blasfema è la vita,
insegui chi insegue,
insegui chi fugge
mi appello a Testili che gira la ruota.
E scende la notte
e Ecate guarda
sibila il vento,
riaffiora il ricordo,
singhiozza il pensiero,
e si veste di nero.
Pungente è il dolore
di un letto disfatto,
di giochi proibiti
di un amore andato,
e mai più ritornato,
di un cuore squarciato
deluso e tradito,
in un letto vissuto, amato,
e alla fine ingiallito.

Anita Napolitano è nata a Roma, città in cui vive e lavora. Si è laureata in Scienze umanistiche all’Università La Sapienza di Roma con una tesi di antropologia sociale dal titolo “Il rito, il teatro, lo spettacolo”. Nel 2003 ha frequentato alla Sapienza il laboratorio del Prof. e Psichiatra Ferruccio Di Cori, “Teatro spontaneo delle emozioni”. Nel 2004 ha partecipato, in ambito universitario, al laboratorio di teatro e psichiatria a cura del Prof. Michele Cavallo collaborando alla messa in scena di un classico rivisitato sul tema della follia.
Il laboratorio teatrale si è svolto principalmente dentro una struttura psichiatrica a stretto contatto con la quotidianità dei pazienti, incontrando il loro modo di essere attraverso il training teatrale condiviso. Nel 2007 debutta come attrice al Teatro Accademia Indipendente con lo spettacolo dal titolo “Casa di Bambola” di Herik Ibsen per la regia di Rosanna Malfarà nel ruolo della Sig. Linde.
Sempre nel 2007 frequenta il laboratorio di scrittura creativa a cura del Prof. Annio Stasi e della Prof.ssa Mary Tortolini (i quali propongono una ricerca didattica originale, una metodologia innovativa sul rapporto tra immagini e scrittura utile per riflettere sui processi di formazione del linguaggio) e partecipa come interprete  allo spettacolo “Volti nel Tempo” messo in scena presso il Teatro Ateneo della Sapienza. Ha pubblicato due libri di poesia: “ Il Trionfo di Galatea” (Edizioni Progetto Cultura) e "Fuorvianti Parvenze" (Ed. Estro-Verso – collana Equi-libri). Ha scritto vari testi teatrali tra i quali ricordiamo : “Il monologo“ Beatrice Cenci – la notte prima di essere decapitata, già rappresentato nella prestigiosa cornice di Castel Sant’Angelo dall’attrice Valeria Zazzaretta e "Il sano delirio di Don Chisciotte della Mancia", opera teatrale rappresentata al teatro Anfitrione di Roma. Ha vinto numerosi premi letterari, da ultimo ricordiamo il primo premio "Giacomo Leopardi".


4 commenti:

  1. Le poesie che ho letto sanno un po' d'antico nei toni melodrammatici, ma contemporaneamente dicono anche del presente e delle brutture con forza di verità e di indignazione. Si prestano più alla recitazione ad alta voce che alla lettura solitaria e solinga; tuttavia le ho apprezzate per il loro timbro di verità.

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  2. Poesia della consapevolezza del disagio e del dolore nella quotidianità della vita, con un atteggiamento di condanna e di delusione per ciò che accade nel mondo e con la pessimistica convinzione che le prospettive non sono rosee... La sua è una poesia chiara, diretta, che privilegia l'esplicitazione del contenuto anziché la sperimentazione sulla parola. E' il linguaggio poetico che preferisco. Aleggia un'aura di pessimismo leopardiano...

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  3. Il tocco da licealista propone poesie delicatamente leggere e docili.
    Un tantino di fulmineità , di ritmo aggressivo , di musicalità orecchiabile darebbe maggior vigore alla scrittura , che evidentemente abbisogna di un bagaglio più ricco di "letture" ...e di "assorbimento". Chiedo venia . http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com

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  4. Poesia ardita, audace, chiara, e arrivante col suo messaggio forte, umano ed ultra. C'è la vita con tutto il suo dispiegarsi affidato ad allusioni simboliche o a messaggi diretti; una passione che dai minimi particolari sa elevarsi ai colori lunari; a quei vortici stellari che possono vedere dall'alto certe nefandezze col "marcio che c'è in terra", ma che possono anche sfiorare profumi ed amori di cui il nostro pianeta sa contornarsi fra le tante miserie. Mi piacerebbe poter dire anche che il tutto si snoda con euritmica tensione, e affabulante musicalità...
    Nazario Pardini

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