venerdì 26 agosto 2011

Rita Pacilio: due pregevoli inediti

Pregevoli è dir poco, a mio parere, perchè la struttura poetica di Rita Pacilio, sicuramente una delle voci più interessanti dell'odierno panorama poetico campano e nazionale, degna di essere maggiormente conosciuta e apprezzata, è classicamente dolce, profonda, lirica ed in grado di coinvolgere il lettore in modo diretto: qualità indiscutibile di ogni vera poesia e di ogni vero poeta.
Esistono quindi dei poeti autentici, che cantano la vita e il sogno della vita, il cuore del mondo e dell'umanità, illuminata da una luce interiore che proviene direttamente dal centro dell'anima; uno di questi poeti con la "p" maiuscola (di cognome e di fatto!) è senza dubbio Rita Pacilio: "E' luce che cresce nella testa / se ha preso il posto della sera / attraverso i girasoli sfogliati / disseminati al nostro risveglio", così scrive la nostra brava poetessa, a suggerirci che l'amore è innato ed eterno, nonostante il buio, nonostante la sera...
Trascrivo dunque volentieri qui di seguito questi due interessanti testi inediti di Rita Pacilio, ringraziandola per avermeli affidati, e sperando come sempre nei preziosi commenti dei lettori.

1)
E' luce che cresce nella testa 
se ha preso il posto della sera
attraverso i girasoli sfogliati
disseminati al nostro risveglio

sono le ali dell'angelo bianco
due voli che si moltiplicano
come non ho mai visto fare all'onda
un rotolare nel fondo del sonno.

E come un affanno di parola
mi accade di cercarti a bocca
per affidarmi al tuo silenzio
il tocco della lingua dalle cose.

Sui boschi la luna torna a casa
scivola trasparente dai canali
e sembra una sposa innamorata
le rimbalzo addosso senza pelle.

Cosa posso farci se sono nuda?
Sospesa come raggio o lampione
così puoi contare ogni ruga
e cadere in ogni insenatura.

Sprofondare all'imbrunire in me.

(Rita Pacilio inedito diritti riservati)


2)
Conosco tragitti della mancanza
che dividono a metà le braccia
il dubbio è nell’angolo destro
se questa è l’estate dei saluti.

Rientra in gola l’urlo e la lancia
nella cella pietrifica l’anima
‘si tengono strette due rose bianche’
chiavi e chiavistelli il sigillo.

Nella vena c’è il gesto scollato
l’attimo fioco che dura a lungo
barche arenate di certe signore
testimoni di geografie nude.

Il giardino l’hanno messo sul tetto
il custode è il lungo cipresso
si intreccia l’edera tra le caviglie
negli occhi vaga la collina viola.

(Rita Pacilio inedito diritti riservati)

Rita Pacilio (1963) è nata a Benevento e vive a San Giorgio del Sannio. Sociologo, Mediatore familiare e dei conflitti interpersonali, Esperta in Comunicazione Strategica, si occupa di Orientamento, Bilancio delle Competenze nell’ambito delle Politiche del Lavoro presso la Casa Circondariale di Benevento e presso gli Istituti di Istruzione Secondaria.
Ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: “Luna, stelle…e altri pezzi di cielo”- Edizioni Scientifiche Italiane (anno 2003); “Tu che mi nutri di Amore Immenso” – Nicola Calabria Editore (anno 2005); “Nessuno sa che l’urlo arriva al mare” – Nicola Calabria Editore (anno 2005); “Ciliegio Forestiero” – Lietocolle Libricini da collezione di M. Camelliti (anno 2006); 'Tra sbarre di tulipani' - Lietocolle Libricini da collezione di M. Camelliti (anno 2008); ‘Alle lumache di aprile’ - Lietocolle Libricini da collezione di M. Camelliti (anno 2010; ‘Di ala in ala Pacilio/Moica - Lietocolle Libricini da collezione di M. Camelliti (anno 2011).
Molte liriche sono pubblicate in Antologie Poetiche Nazionali e vantano numerosi premi in concorsi letterari nazionali. E’ autrice, inoltre, di racconti erotici, racconti di carattere sociale e di letteratura per l’infanzia (filastrocche, fiabe, favole e quaderni operativi corredati da schede didattiche). E’ in uscita il suo primo romanzo. Tra sbarre di tulipani LietoColle (anno 2008) riceve la Menzione d'Onore con Medaglia per la Sezione Libro Edito - Poesia Premio Città di Bellizzi Sa anno 2010.   Luna, stelle…e altri pezzi di cielo - Edizioni Scientifiche Italiane (anno 2003) I Premio Concorso Nazionale di letteratura e poesia 'Calicantus' Patti – Messina. Alle lumache di aprile LietoColle: riceve segnalazione speciale della Giuria 15^ Edizione Premio Letterario Nazionale di Poesia e Narrativa ‘Città di San Leucio del Sannio’ (Sezione C-Poesia edita), il riconoscimento di Merito Artistico Premio Made in Italy S. Agata de’ Goti per lo stesso anno 2010 e la medaglia ArTelesiaFestival 2010 Premio speciale all’Autrice Rita Pacilio distintasi quale migliore Artista Sannita dell’anno. Di ala in ala LietoColle: finalista Premio Nazionale di Poesia Conte Alessandro Contini Bonacossi 2011 Sez A 
Musicista, cantante jazz nel 2006 la Pacilio presenta al grande pubblico il progetto Jazz in versi: Contaminazione di poesia e musica jazz, una proposta progettuale ideata e curata dall’Autrice che sceglie per alcune sue liriche la musica di Claudio Fasoli, noto compositore, arrangiatore, sassofonista di fama internazionale.
Ha seguito masterclass con Claudio Fasoli, Pietro Condorelli, Marco Tamburini, Paola Arnesano, Carlo Lomanto, Jay Clayton, Eva Simontacchi, G Mena. Ha partecipato a manifestazioni di settore come 12° Padova Jazz Festival 2009, “Ceppaloni jazz e blues” 2006, “Quattro notti e più…di luna piena” 2006, Festival jazz ‘Special event’ al Doria Milano 2009, Festival jazz di Torre Gaia 2009, Festival rassegna Charleston Avellino 2009. Discografia: ‘Infedele’ Splasch Records.

Per altre informazioni su Rita Pacilio, è possibile consultare i siti:

venerdì 19 agosto 2011

Anila Hanxhari e il suo "Brindisi degli angeli"

Anila Hanxhari è una poetessa originale e sorprendente. Ho avuto il piacere di incontrarla e di apprezzare la sua poesia in più di una occasione, ed ora volentieri pubblico uno stralcio del suo recente lavoro, ancora inedito, ma che presto sarà dato alle stampe, dal titolo molto significativo, "Brindisi degli angeli". E sono d'accordo con Giuseppe Conte, quando nella prefazione a "Cicatrici d'acqua", afferma che Anila Hanxhari ha un talento davvero straordinario: la sua parola colpisce duramente, acceca, dà le vertigini...
In effetti credo che la poesia di Anila sia dura e spietata, ma solo perchè ella sa guardare bene nel cuore del mondo e dell'uomo, annotandovi la frequente piattezza di sentimento, il devastante egoismo e l'assenza quasi totale di amore. Amore che la poetessa cerca e ricerca continuamente, con tenacia e speranza, perchè è convinta della sua presenza impercettibile e distaccata, ma baluginante nelle cose e negli angoli più segreti e riposti. Il suo linguaggio è secco e veemente, spesso allegorico o addirittura simbolico. Ne scaturisce una poesia che incide e impressiona, ma al tempo stesso ammalia e coinvolge. Il lettore, come sempre, saprà aggiungere altri preziosi commenti.

Le seguenti poesie sono tratte dalla raccolta inedita "Brindisi degli angeli"

1) l’amore è l’illusione del compimento

L’amore è essere vigliacchi
Se appoggio il cuore alla tua spalla
Me lo lasci cadere me lo insacchi
Chiudi i tuoi buchi li rinsani
Fai un Dio di corvi e sangue
Sono piede dove la rugiada
Si ferma per andare altrove
Nel nome dei fiori dei vinti
Alle costole che tu sfini con l’affetto
Io sto zitta come la luce
L’amore è incontrare l’illusione del compimento
E congedare l’eterno

Se il vento fosse uomo soffierebbe
Dove l’anima lo rende amore
E si svuoterebbe come una nuvola
Per incontrare il suolo prima della pianta del piede
Danza di Dio che non teme la sua forza
Se fidarsi è rimanere fermi
E dal crocifisso perdonassimo il dolore
Se dalla fame ci concedessimo l’equilibrio
Della formica nel nascondiglio
Se dal flauto congedassimo le note
E dal ristagno cucissimo a punto croce l’aorta
Se dal grano facessimo l’uomo
E dal bene saltassimo il sangue
Se il vento soffiasse dal basso
Dove la danza ha le radici per metà nell’acqua
E per metà nel gregge
Allora DIO sarebbe nel palmo come un occhio
Che tira le sorti del cieco
E l’uomo sarà nel suo angolo di tiro
Come la nuvola all’altra nuvola concede la schiena


2) Costruire un figlio che cala il sipario

Come posso legare la tua lingua al tronco
Rimanere di fronte formica a formica
Accoppiarci con il ventre di foglie
A fare un’ombra di stagione

Come posso fermare il tuo nudo
Che sviscera sulla mia pelle
Schiodata dalla terra
Ed essere la fame che ti sfama
Mentre mi scongelo sotto la tua carne e piovo
con una nota di lattine vuote
Legate alla caviglia che stringi e converti
Per fare di me la sposa che non ami

Come posso grandinare e non perderti
In tanto rovescio di cuore e denti
assediare il tuo amore
Che non ha terra
Ma  l’alba che aggrovigli nella mente e premi
Per avermi una sola volta e poi ancora
Perché tu credi nella stagione
Ma non nelle piogge nelle nevi che vomito
Quando mi fai piangere e mi sgrembi e mi sfarfalli
Per dirmi che i miei pugni sono troppi
E io il meglio che ti poteva capitare
E tu l’ultimo giorno del meglio

Fai cadere i tronchi e precedi il padre
E respiri me per spiarmi
Costruisci un figlio che cala il sipario
Dal dolore del cane che non abbaia

3)  L’amore è il brindisi degli angeli

L’amore è
Quando mi voltasti per riconoscere
Una bocca mangiata dall’attesa

L’amore è galleggiare sulla tua stessa lingua e venire a galla
Come una perla o un uovo saltato
È la testa di una formica che si nutre di noi
Come una spilla nera ci ferma il brivido
Poi ci succhia l’odore per morire sazia
E noi ci accorgiamo della mancanza
Del latte materno

L’amore è attraversare la donna la marcia la tinta
Dei fiori che crescono da una sola impronta
E rubare una rosa dalla gonna di cotone di tutte le donne
Volteggiandola sulla mia pelle umida e raggrinzita.

L’amore è senza gambe in autoreggenti
Anche i fiori muoiono dal gambo come l’amore
L’amore non ha neve ha il mio ventre
Che nevica in ogni domanda
Io premo contro la bocca e non bacio
Manco di labbra

L’amore è sbracciarsi e rimanere con il fiato nel sangue
Aspettare che la seduta sia il brindisi degli angeli
L’amore è possibile come un'ala che si posa e si stacca
È cavalcare la possibilità diventare croce e ala
L’amore è la tua mano sul mio ventre
Che lascia l’acqua all’acqua
Separando ciò che è irrimediabilmente unito

L’amore sono i rami spogli
Quando l’albero è in piena stagione
La sostanza dell’occhio del cieco che fissa
L’anima e lo vince
L’amore è il grano del grido
Che ci restituisce la veglia del pane
È il sesso che trema un isolato
Dal falò delle dita senza gabbiani

L’amore è l’ora che te ne sei andato
Quando ti ho chiesto di amarmi
Se il palco fosse il ventre
E i cani che ringhiano di notte

4) Mamma ho fretta di non avere fretta

Non sono cento per cento una cosa
Ho l’identità del pagliaccio
Con la bocca audace e gli occhi infarinati quando strofino gli angoli
Sono quanto basta la mia ombra con le guance rosse
Con i capelli lunghi fino alla ruota della macchina
La mia ombra che ha fretta di sorpassare il pagliaccio
E dalla tasca bucata dal test di gravidanza
Che sarà reso noto prima o poi
Quando farò l’amore
Mi ricorda la testa che lascio dappertutto
La mia ombra gigante con il collo stalagmite
Ci passerà un piede da bambino semplicemente
Per il gusto dello scricchiolio

Mamma dimmi chi si crede di essere l’amore                                          
Si prende tutto il merito e il demerito delle sensazioni
Talmente concentrato di stare al mondo
Dimentica di respirare a volte
Dimmi mamma che cos’è l’amore
Se mentre crescevo la rosa lanciava il mio cuore
Come una pietra con il suo gambo
Tu mi dici che ho due cuori dentro al corpo
Dove ogni tanto sbatto il naso
Io che invecchio a gocce
Perché tarlo e acqua mi hanno fatto castello di sabbia
Se nella morsa dei tuoi occhi hai limato
La mia bambola di stoffa per essere formica
Mi hai addestrata ai confini
Quando l’amore non basta
Di non cadere mamma perché sono tarlo e bocca
e mentre mi specchio vengo sempre a galla
a morto
ma ora dimmi mamma che cos’è l’amore
quando si spara per scegliersi come corpo
raso al suolo
e lì ci si cammina sopra con i cannoni
l’amore pieno di trappole mamma
pieno di toppe
e tu che mi dici, amore
sono gli uomini gl’ingorghi

Anila Hanxhari è nata nel 1974 a Durazzo (Albania), vive a Chieti. Ha al suo attivo per la poesia le raccolte Io tu e l’anima, Assopita erba dell’est, Cicatrici d’acqua (prefazione di Giuseppe Conte), Brinidisi degli angeli (in uscita); è presente nell'Antologia "Nuovissima poesia italiana", a cura di M. Cucchi e A. Riccardi, Mondadori, 2005. Sue poesie sono apparse su "Lo Specchio" de "La Stampa". Ha vinto premi (tra cui il Premio Camaiore-Proposta 2002 e il concorso RAI Miss Poesia 2006), è stata invitata in diverse manifestazioni letterarie (tra cui il Festival Internazionale di Poesia di San Benedetto del Tronto 2004 e il Festival di Mantova 2006). E’ Presidente dell’Associazione Culturale “Italfida”, con cui ha ideato e curato molte rassegne di letteratura e arte. E’ anche pittrice presente in diverse mostre collettive e narratrice (in via di pubblicazione il romanzo Maria delle caramelle).

lunedì 15 agosto 2011

Giancarlo Serafino ed il suo “Imperfettamente” essere

Non occorrerebbe altro per introdurre l'opera poetica di Giancarlo Serafino, che qui ospito volentieri, dopo l'approfondita presentazione di Antonio Spagnuolo che segue. Ma la poesia, si sa, è infinitamente capace di suscitare altre mille sensazioni e riflessioni, proprio in virtù della molteplicità di orizzonti che offre ai lettori. Ed è a loro che mi rivolgo, per aggiungere, se lo desiderano, altri interessanti commenti o annotazioni, prendendo spunto da questa piacevole parentesi poetica di Giancarlo Serafino.


La storia, che dipana sottilmente i fili delle disavventure umane e delle improvvise inaspettate gioie, diviene simile ad una disposizione testamentaria quando il tempo, che produce il nitore, raccoglie e condensa il dubbio del poeta. Gli inganni rompono la monotonia, gli orizzonti chiudono il simbolo, e la parola si concentra come condensazione del non detto e del dicibile a tutti i costi.
La misura è metafora quando ogni verità sembra sbandare, quando il pensiero si ferma alla compostezza e sbalordisce innanzi alle ineluttabilità che ci corrodono giorno dopo giorno, pregni come siamo, anche nella speranza, di quella anonimia della morte, di quel destino che contraddistingue le varie figurazioni della umana vicissitudine.
Serafino sbalordisce per le maschere e per le ombre che si appropriano del variopinto sfogliarsi del vento, e la sua mente diventa appesantita dai bagagli che riportano lamenti e torpori.
Anche se il verso corre con delicatezza intorno un filo d’erba o carezzando un corallo, la mente affoga inesorabilmente nelle fanghiglie dei “resti umani che reclamano un mondo reale", saldamente ancorato al problema della sopravvivenza, nel coraggio di vivere per non morire.
Nei paragoni un sottile liricismo produce simpatici equilibri e alcuni traguardi che dal civile corrono al canto nella misura in cui lo stile concede narrazioni e incantamenti.
Antonio Spagnuolo

Dalla  silloge “Imperfettamente”

Intorno alla poesia

Io piccolo così…poi il vento delle estati
e la polvere a mordere sui freni
in un bicchiere la giovinezza
e le mani…
..le mani a cercare mente e spilli
sul fondo
dammi il verso giusto - foglia sugli alberi
almeno fino all’autunno
e poi il gioco dei coltelli
per evitare il fiele delle falci.
Se fossi un centomani afferrerei tutti
i tuoi affanni e i miei..
non sono neanche un centopiedi
sono solo Uno
in questo spazio che mi si restringe
e devo fare in fretta
a scoprirne gli angoli….
Tu dammi il verso giusto – un fresco filo d’erba
che si attorcigli ai fianchi
vita di un filo o di un pensiero…
è lo stesso
l’attimo in cui sono pescatore di coralli.
E intorno alla poesia
latrine
e resti umani reclamano un mondo reale.

Per un capello

Per un capello che piroettando
si posò nel piatto
del conviviale accanto
il mio amico smise di mangiare
lasciando languire
il buon odore di manzo…
A questo punto
fare sarcasmo citando
il terzo mondo…era scontato.
Superai quest’aspetto considerando
com’è stranamente delicato
lo stomaco occidentale
che impelato fino al gozzo
( e non dico altro)
per un pelo in più
s’arriccia a mantice
traugliatu…

Vigliaccheria

 Se dovessi contare tutti i coltelli…
allora posso dire di aver vissuto
da vigliacco
perché si è vigliacchi se ci si lascia
assassinare il cuore
e si è vigliacchi se si lascia il corpo
abbrustolire sopra la pira dei desideri…
ed io l’ho fatto
senza reagire alle fruste della gelosia
ed altri simili drammi
quasi che la vita prendeva vita
dal caos dei sentimenti.
Capisco che avevo la ragione in frigorifero
non congelata
ma tanto bastava per essere intorpidita
agli spettacoli di sudore e di bava…
Sono stato vigliacco per riempire la vita
e la vita forse è un’altra cosa…
(o sto sbagliando ancora?).

L’idealista

Ho provato a camminare sull’acqua
come ho visto fare a tanta gente
ma non mi riesce!
Allora ho tentato di mutarmi in pesce
per esser muto con occhio vermiglio,
inutile!
Mi son detto: faccio il randagio che mi vien bene
ma a sinistra i bivi son tanti e confondono la via
così quando ho alzato la testa per chicchessia
l’hurrà mi si è strozzato subito in gola.
Ho tenuto finestra aperta perché entrasse
un po’di mondo, ma l’unica ferrovia che passa
da casa mia non ha fermate, né stazioni.
Mi son chiesto se tutto ciò abbia fondate ragioni,
se è solo una questione di demagogia
restare fuori da ogni carrozzone.
Ma ora basta! Non voglio morire tra gli ignavi!
Non devo tentare di galleggiare sull’acqua
né stare zitto, qualcosa devo fare, rispolverare
qualche bandiera, qualche canzone, almeno un grido…
ma poi? Mi diranno….ecco guarda quello, l’idealista
brav’uomo, un po’ matto, fuori da ogni lista…
Per me sarà gran vanto!


Giancarlo Serafino (Campi Salentina) sollecitato dal critico letterario e d’arte Giuseppe Vese, pubblica nel 2003 “Passaggio d’estate” per i caratteri della Zane Editrice, una raccolta che tra l’altro contiene una sezione “ cronache dall’Infinito” dedicata a poesie di carattere sociale e civile, in cui il Vese scopre “ un richiamo dei valori offesi, sintesi di problemi umani e sociali”. Nello stesso anno viene premiato al concorso Athena di Galatina per “Nenia che galleggia sull’Adriatico”,  poesia che ripercorre il dramma dei curdi profughi imbarcati da trafficanti senza scrupoli dalle sponde dell’Albania. Del 2007 è la raccolta “Per canto e per amore” (Zane), con la presentazione di Giuliana Coppola (collaboratrice di Maria Corti)
Per lo scrittore salentino Antonio Nahi, quella di Serafino “è senz’altro una delle più ascoltate voci”
salentine e la sua poesia “si libra nell’aria scevra di dubbi e ripensamenti”.
Nel 2010 con la poesia “Ci vorrebbe Charlot” è uno dei 105 poeti dell’antologia“L’impoetico Mafioso” per la legalità e la responsabilità civile.
Insegnante di lettere e psicologo, vive e lavora a Lecce.

Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà