Con ben tre esergo la nostra bravissima poetessa romana, ma
di origini irpine, inizia una sua corposa e intensa silloge poetica inedita,
dal titolo "Venere nel Tevere": una citazione dalle
"Metamorfosi" di Apuleio, un'altra di Plinio il Vecchio ed infine una
terza tratta da un brano di "Una specie di solitudine" di John
Cheever. C'è un segreto filo conduttore che lega tutte le poesie di Giovanna
Iorio in questa raccolta, ed è in effetti la condizione della donna sottilmente
descritta, quasi in filigrana, in tutte le sue varie caratteristiche ed
aspetti, lungo un percorso storico, ma soprattutto sociale e psicologico che si snoda dai
tempi antichi fino ai nostri giorni. Mi sembra molto indicativa la prima
poesia, Cloacina, che dà l'abbrivio a tutte le susseguenti.
La scrittura poetica di Giovanna Iorio si presenta in questa
silloge molto ben articolata, profonda, con tratti di alta liricità.
Interessante è anche il frammentare l'intero corpo poetico con brani di prosa
poetica (per esempio: "Monologo di un Fossile"), che rendono tutto il
suo progetto completo anche stilisticamente e aderente alla caratterizzazione delle
situazioni e dei personaggi descritti.
Purtroppo per motivi di spazio non è possibile pubblicare
qui l'intera raccolta. Ne trascrivo qui di seguito alcuni brani sperando di
aver individuato quelli più rappresentativi, a mio modesto parere, anche se
convengo che sarebbe necessario leggere e gustare tutta l'opera per avere un
quadro sufficientemente ampio. Ma lascio agli affezionati lettori, come sempre,
il gradito compito di aggiungere, se lo desiderano, altre interessanti
riflessioni in proposito.
CLOACINA
Sono Venere Cloacina
La donna gettata nel
fiume Tevere
lo sporco mi scorre
nel cuore
ho dormito in un letto
d’acqua impura
ho visto un fiume di persone
ho visto scorrere via il tempo
sotto il cielo che
si fa nero all’alba
come un lenzuolo
emergo da un’onda
con le pietre nel cuore
gli occhi verdi di alga
la mia lingua pronta
a pulire con parole
d’amore
le antiche ferite
i vicoli sporchi
i ponti rotti
la cloaca che fluisce
l’anima sporca
del fiume.
MONOLOGO DI UN FOSSILE
Stasera le parole sono appese a un filo ad asciugare.
Stasera il cielo è nera antimateria e lo sa Iddio e qualche
povero umano cosa sia contemplare il vuoto.
Stasera ritrovo un amico che non riconosco, leggo le sue
parole, una fonte sincera è ora acqua mescolata a rancore.
Stasera gli anni sono macine di frantoi il gusto un po'
amaro dell'olio emerge dalle parole, un alone si allarga a macchiarmi i fogli
di memoria.
Stasera il vento che non si è ancora levato aspetta indeciso
tra i rami ruvidi.
Stasera si avverte nell'aria il brivido dell'inverno e la
paura della primavera- il loro abbraccio silenzioso si trasformerà presto in
pioggia.
Il Tevere gonfio si è fermato sotto i ponti a dormire- come
un barbone qualunque in cerca di riparo. Ne sento il respiro- il corpo nascosto
tra gli strati di pietra come un fossile vivo.
Stasera c'è abbastanza silenzio in casa e nella mia vita per
un'archeologia della memoria. Perché ogni cosa rimane intatta nel fondo della
città, anche quando il tempo sembrava averla distrutta.
Roma ha in serbo un po' di polvere per ciascuno di noi. Un
mucchietto di terra leggera che ti entra nei pori, che ti spegne il sorriso,
che ti seppellisce la voce.
Ma stasera c'è un vento leggero che arriva da un punto
lontano e luminoso nel buio - pretende un pezzo di vita in cambio di un po' di
primavera.
Allora Roma spolvera un po' di rovine e uno dei suoi fossili
ritorna a scintillare- tesoro emerso dal magma di vita.
Ecco una foglia caduta tra le pietre del Colosseo, ecco
l'orma di un leone, l'eco di un ruggito, la piena del Tevere.
TIC TAC TIC
TAC
Ho dovuto accenderlo stasera
il forno. Riscaldare la stanza,
il cuore. Non mi piace scrivere
la parola cuore.
Non vuol dire più niente.
Non assomiglia per niente alla parola.
Cuore. Se ne sta qui in mezzo al petto
un orologio con le lancette. Una vecchia
pendola rumorosa
nell'era del digitale lei fa ancora
un rumore antico. Tic tac tic tac
dice dice dice mi
sembrano parole.
Ma chi le vuole! Smettila, dimmi qualcosa
di diverso, di meno antico.
Non te la prendere, non ti fermare.
Hai ragione. Accendo il forno
e la stanza si scalda
mi viene voglia di riempirla di pane.
Impasto il pane.
Il pane sente tutti i pensieri
è colpa del lievito.
Lui sì che
è sensibile, si
gonfia
di pena, di gioia, di rabbia.
Stasera va a finire che
tra il forno, il cuore e il pane
questa stanza si trasforma in una poesia d'amore.
E io non ne scrivo.
Mi fanno arrabbiare.
Mi fanno infuriare.
Stanze così sono pericolose. Bisognerebbe
vivere all'aria aperta
accanto al fiume
laddove
non si sente il tic tac del cuore.
259200 SORRISI
la colpa non esiste
e allora non è colpa
di nessuno se muore
un bambino ogni 3 secondi
che ha meno di 5 anni
stiamo tutti sereni
dal momento che
la colpa non esiste
e non è colpa
di nessuno se un'ora
fa 1200 bambini
in meno
e in un giorno
fa 259200 sorrisi
in meno.
SENZA ANIMA
Si potrebbe lasciare tutto per un po'
senza anima
provare a gettarla
in fondo al fiume
salire in carne ed ossa in cielo.
Chi ha avuto la strana idea
di mettermi nel corpo questo
fardello?
Si macchia
come se la vita fosse una pietanza
un piatto di spaghetti spietato
al sugo che schizza
all'impazzata e sporca
la vita e l'anima
del mondo.
INDISCRETA (O TRA PARENTESI)
Non vorrei sembrarti indiscreta
sempre a sbirciare il tuo umore
tra virgole e saltelli di parole
una parentesi interrompe la nostra
lunga conversazione (dovevo pensarci prima a
stendere il bucato a tendere il filo fino
al cielo - che profumo la siepe laggiù peccato
che sia sempre più verde l'erba
del vicino- anzi vicina- lei ha i capelli rossi
e un naso che le è costato un sacco di sacrifici
ma ora se ride si vedono le piccole narici
in mezzo alla faccia
i fori imperiali
non c'è più ombra del nero)
che stavamo dicendo
scrivevi leggevi cosa facevi
volevo soltanto dirti che non devi
per favore mai guardarmi senza vedermi
ti prego non fare che gli occhi mi attraversino come
una nuvola. Ecco ora continua pure
quello che stavi facendo. Il tetto
della mia casa è di vetro
io vedo tutto quello
che brilla nel tuo cielo
stelle di puntini freddi
immobili pianeti.
PANGEA
il senso inesplorato delle cose
che rimangono immobili e silenziose
come fossili di noi pronti
a svelare segreti:
la prigionia dei colori di un quadro
la lotta contro il tempo della luce
le linee parallele che attraversano separano cercano
all'infinito
è un disegno inascoltato
quello dei nostri mondi
continenti solitari
che si allontanano
dopo essere stati uniti soltanto pochi secondi
ho commesso il più umano degli errori
aggrappata alla crosta di un pianeta che va alla deriva
mi era sembrato un volto
quella immagine di noi
simile a un dio onnipotente
aveva creato la vita e l'infinita polvere
sulle cose
pura follia è un
viaggio verso la terra promessa
aggrappati ad un frammento solo
mentre il mondo si disgrega e abbraccia
il molteplice.
UNA CASA NEL BOSCO
E mentre il pane lievita, il sogno.
Una casa nel bosco, con la nebbia intorno e dentro legna
profumata che arde nel camino.
Sogno di potermi addormentare accanto a un fuoco senza
evaporare, avvolta in una soffice coperta verde, come se nella stanza fosse
cresciuto un prato, un bosco.
Sogno di potermi svegliare all'alba come un uccellino. Meravigliosamente riposata. Lavarmi il viso
con l'acqua fredda di un catino. Andare a pettinarmi sulla soglia. Avvolgermi
in una lunghissima vecchia maglia. Vivere di caffè e biscotti. Non scrivere
nulla. Pensare parole. Poi la sera uscire a cercare i piccoli occhi che mi
spiano tra i cespugli. Trovare il modo di farmi seguire fino a casa.
Sbriciolarmi per loro.
IL LATTE
il tempo è latte
in una bottiglia di vetro
lasciata sulla soglia di casa
una mano avanza e versa
il bianco nella stanza
LE MANI, LE ALI
metteva sempre le mani
bianche come candele
sulle ginocchia
chiudeva gli occhi e cominciava
una storia
si dondolava un poco e poi uscivano fiamme
dalle mani: ricordi, parole
fingevo di dormire
lei riapriva gli occhi
le mani sempre accese
nella mia notte.
Giovanna Iorio vive e lavora a Roma. Ha tradotto dall'irlandese diversi testi di poesia e di narrativa. Per le edizioni Via del Vento ha curato e tradotto i volumetti: Eavan Boland, Falene; Medbh McGuckian, Scene da un bordello. Per Trauben Edizioni “Testo di Seta”, poesie di Eilean Ni Chuilleanain, Torino, 2004.
Nel 2012 come autrice ha pubblicato racconti e poesie:
"100 storie prima che sia troppo tardi", AA.VV. (Feltrinelli). "Roma per Roma", Edizioni
Progetto Cultura. "Il libro degli oggetti smarriti" (poesie) in "La forza delle
parole", Fara Editore. "La memoria dell’acqua" (poesie), Ghaleb
Editore. "Mare Nostrum", poesie, Retrobottega 2, a cura di Gianmario
Lucini, 2012. "Rosso da camera", AA.VV. Perrone Editore, 2012. "La
mamma è la mamma", Mondadori, 2012.
E' in uscita a cura di Delta 3 Edizioni la raccolta
"In-chiostro", primo premio Concorso "L'Inedito" 2012. E'
autrice di narrativa breve per Storiebrevi.it, il sito della Feltrinelli che
pubblica racconti da leggere sullo smartphone. Ha appena pubblicato i racconti
"L'avambraccio" e "Carlo il Calvo".
Ha da poco iniziato a collaborare con il Blog Letterario "Finzionimagazine" (http://www.finzionimagazine.it/ ).
Ha da poco iniziato a collaborare con il Blog Letterario "Finzionimagazine" (http://www.finzionimagazine.it/ ).