martedì 9 aprile 2019

Sara Comuzzo e il senso dell'"altrove"


Sara Comuzzo è una giovane poetessa che ha viaggiato molto e in paesi lontani l'uno dall'altro e quindi con tradizioni e usanze molto diverse tra di loro. Ne ha certamente assorbito il segreto palpito umano e solare, integrandoli e valorizzandoli con il suo innato talento poetico: si vede subito che la nostra autrice ha buona dimestichezza con l'arte e soprattutto con la parola poetica, riuscendo a estrapolare dal tessuto di vita quotidiano e dai lampi improvvisi e spiazzanti sul mondo attorno a sé, un connotato di verità latente che si possa condividere.
Se è vero che bastano pochi versi per individuare con abbastanza serenità di giudizio la qualità e l'intensità del progetto poetico dell'autore, dobbiamo dire che la scelta che Sara Comuzzo ha operato nel proporci i testi che andiamo a pubblicare qui di seguito, sono certamente rappresentativi della sua intera produzione, una produzione che non ha incertezze, ripensamenti o interruzioni, ma è al contrario sempre continua ed efficace.
L'impianto poetico della nostra autrice è dunque caratterizzato da versi decisi, perentori, dotati del giusto rimando allusivo e a volte persino ironici. Inoltre Sara gioca bene con le parole, le sa "usare" con il giusto peso evocativo e addirittura visivo (si noti quel "sollevano" sfalsato rispetto al "ci", nella poesia "Icaro prima di incontrare il sole", per dare proprio l'idea dell'"innalzamento"!...). Sono versi che, come dicevo più sopra, spiazzano il lettore, lo conducono per mano da un'asserzione apparentemente semplice fino ad una riflessione profonda e universalmente buona da condividere. La conclusione dei suoi testi è in quell'altrove che vede liberarsi tutta la positività e tutta l'anima della creatura poetante: lei stessa si tuffa alla fine in quella metamorfosi ("Se a spiegare il senso della fine / fosse un baco da seta, / gli inizi sarebbero meno dolorosi…") dove inizia un nuovo e più autentico ciclo di vita.
Nel ringraziare Sara per averci emozionato con questi suoi pochi ma davvero emblematici versi, invitiamo i nostri lettori a proseguire accanto a lei proponendo altri spunti di riflessione e graditi commenti.




Da Una Bellezza Lontana, Gnasso Editore, 2018

Le scuse del vento

Niente succede se non lo fai accadere.
Con le mani in mano
ora dirai:
Non era destino
e Non abbiamo avuto fortuna.

Se a spiegare il senso della fine
fosse un baco da seta,
gli inizi sarebbero meno dolorosi.

Le scuse del vento ai nostri capelli,
le capisci solo tu.
Le prevendite per qualcosa che valesse ancora la pena
di essere vissuto
quella sera, erano finite.



Candeline

Chi è che decide quando un cuore deve staccarsi dal petto?
Le tartarughe non hanno fretta.

Ho paura delle onde,
del nome da dare a nostro figlio,
delle fotografie in cui non compaio
eppure tu sorridi lo stesso.

Spiegare ai salmoni che possono saltare
solo se sicuri di sorpassare la roccia.

Siamo le candeline sulle torte
ma non è il compleanno di nessuno.


***

da Invecchiano Anche Le Rose, Il Rio Edizioni, 2014

Dicembre

Resta qualche traccia
di un dicembre
speso a rincorrerti
sulla neve in infradito.


Dubbio

Diciamoci bugie
a forza di uscire
si trasformeranno in verità.

La luce accesa
dalla casa sulla collina
crea troppe domande.


Fugacità

Non durerà
questo specchiarsi in nuove stagioni
impegnarsi per arrivare a domani.
Il problema non è tanto
raggiungere il podio
quanto fare di tutto per mantenerlo.


***

da Siamo Sopravvissuti A Un Altro Inverno, Thauma Edizioni, 2014

Vincenzo

Cavi della luce tagliano a strisce pezzi di cielo.

Vincenzo ha cercato di tagliarsi ancora i polsi.
Con accuratezza, disinfetti.
Chiedi perché perché di nuovo?

Piedi a contatto con erba, asfalto
con chiodi, incendi: sono più o meno stessa cosa.
Non senti più niente.
Vincenzo, stavolta, c’è riuscito davvero.


***

da Mentre loro parlano di non so cosa, Thauma Edizioni, 2012

Icaro prima di incontrare il sole

Ti ho ascoltato sorseggiare mimose.
Cadono lacrime agli angoli della bocca, sono
lingue avvelenate,
pronte a leccare fessure
tra unghie di poesie appese a masticare.
Deviazioni e vicoli ciechi.
Le nostre scapole sono sfondate da ali talmente grandi che
senza accorgercene siamo già in volo perché
                                         sollevano.
ci
Non siamo angeli
non saremo mai angeli.
Gingilli e caramelle, falene a colazione.
Lungo la striscia di nubi
ti trovo sdraiato a mezz’aria.
Cadono delle altre lacrime da te.
E mi dici: Cazzo, fanno così male queste cose alla schiena,
non so se le voglio ancora.
Non so se voglio ancora volare.

Sara Comuzzo, nata a Udine, ha vissuto in Canada, Scozia, Australia, Nuova Zelanda, Africa, Inghilterra ed Irlanda. Dopo anni di lavoro nel sociale, principalmente con senzatetto, bambini di strada, tossicodipendenti e adolescenti problematici, ora insegna italiano a stranieri. Ha pubblicato 4 raccolte di poesie: Mentre loro parlano di non so cosa (Thauma, 2012), Siamo sopravvissuti a un altro inverno (Thauma, 2014), Invecchiano anche le rose (Il Rio, 2014) e Una Bellezza Lontana (Gnasso Editore, 2018). Ha vinto il Premio "Valerio Gentile" con la raccolta di racconti Dove nessuno può cadere (Schena, 2014). Ha appena Terminato un master in letteratura moderna e studi di genere alla Sussex University, con una tesi sul teatro di Sarah Kane. Vive e lavora in Inghilterra.

In letteratura, e nelle arti in generale, predilige il minimalismo, il surrealismo ed il flusso di coscienza. I suoi poeti preferiti sono Frank O’Hara, Dylan Thomas, Dave Lordan, Boris Ryzhy, Gu Cheng, Anna Achmatova, Natalia Bondarenko e Michel Houellebecq.




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