Non poteva dunque sfuggire all’attenta osservazione critica di Giuseppe Napolitano, la progettualità poetica di un bravo giovane che intende percorrere la lunga e difficile strada della poesia con serietà ed impegno. Si tratta di Simone Principe, del quale già avemmo modo di parlare su Transiti Poetici quando uscì la sua pubblicazione di esordio: Aria pulita al risveglio (https://transitipoetici.blogspot.com/search?q=simone+principe), Edizioni EVA, con prefazione di Antonio Vanni.
Ma il nostro poeta utilizza bene questa metafora, per porsi al centro dell’abbandono e sentire egli stesso, sulla propria pelle, il disagio e il dolore della solitudine, peraltro sperimentata anche in due e più anni di isolamento forzato dovuto alla pandemia, acuendo in tal modo la sua capacità di empatizzare con l’intera umanità, e offrendosi una speranza di apertura e di unione: “vi è ancora la speranza di ritrovarsi, / per essere soli assieme”, afferma infatti l’autore, in questi due versi davvero significativi, in cui auspica una ideale quanto solidale condivisione (almeno!) del sentirsi soli su questa terra.
Segregati figli
Paterno mondo,
segregati figli,
dal male d’esso,
che soffoca loro i respiri,
scissi dal proprio sangue,
da baci o più,
mai addio così eterno
tra le braccia d’una madre, per un anelito.
Girasoli,
su un arido campo,
si volgono senza fine
alla volta dei propri cari.
Solitario rifugio
T’invento,
dal solitario rifugio,
nelle acque scure, il malinconico veliero va,
fiaccola,
senza il mio braccio per le tue paure,
è un trascinare di ultimi sospiri,
se il tuo respiro non sento,
non saprei esistere.
Vita,
è in un altro sigillo di libertà,
proibita.
Il prossimo tuo
Chi non ha dimora,
che sia di voci o abbracci,
di mura e finestre,
abitando le stagioni,
con coperte di sospiri,
letti di foglie rinsecchite,
al tremito d’una incerta realtà,
straripanti piogge
sazie di lacrime
e la pelle rubiconda
al sole che inaridisce,
nell’indifferenza umana,
che rende cieco, muto e sordo
il prossimo tuo.
Mondo,
è un’ombra su di te
e mentre muori solo,
tutto il resto dorme.
Tocco d’amore
Non permangono carezze,
il tuo respiro mi è velato,
sono miraggi e speranze i giorni,
la neve si posa sui nostri corpi, senza tocchi duraturi,
le lontane luci sono stelle che infiammano.
Un metro
in cui le nostre parole perdurano,
macchiano la pelle,
lusingano i capelli.
Il cimelio è su fogli,
pagine in bianco e nero,
dove un po’ di colore risiede ancora nel tuo impeto.
Eremo del secolo
Rattristante malinconia,
nell’oblio si udirebbe,
col grido del mio nome
e chiunque conoscerebbe il mio abbandono,
all’eremo del secolo,
privo del tuo seno, per sostenermi,
nel tempo in cui l’uomo è scarno,
innanzi alla seviziata natura,
vi è ancora la speranza di
ritrovarsi,
per essere soli
assieme.
Simone Principe è nato ad Isernia nel 1998. Ha frequentato
il Liceo Artistico “Giuseppe Manuppella” di Isernia. Sue poesie sono apparse
sul mensile letterario “Il Foglio Volante – La Flugfolio”, Ediz. EVA, nella
rubrica “L’aquilone” a cura di Antonio Vanni. Aria pulita al risveglio è il suo
esordio poetico.
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