sabato 27 giugno 2020

Mattia Tarantino: alcuni inediti da "L'età dell'uva"


Certamente in ogni autore la poesia si evolve in base all'accumulo di esperienze, di conoscenze, di studi e di ricerche. È latente, va indagata fin dall'inizio, va cercata, va stimolata. Poi, come si dice, se son rose fioriranno. Ma la partenza è essenziale, per non sbagliare rotta, per non cadere nel baratro dell'omologazione, delle ripetizioni, delle superficialità, giacché, come è facile che possa accadere, si destina spesso un'attività creativa importante, come quella dell'uso sapiente delle parole, ad una mera attività di svago e di intima e salvifica gratificazione.
Certe volte la perla rara si può estrarre già matura dalla conchiglia. Certe volte è proprio vero che la poesia, quella autentica, non è legata all'età dell'autore e prescinde da un percorso obbligato che la vede incanalarsi a poco a poco nelle intenzioni e intuizioni creative del poeta, fermo restando, naturalmente, lo sviluppo futuro basato, sempre, sulla ricerca, sulla frequentazione assidua, sull'impegno ad affinarsi, eccetera. Parlo di tanti giovani poeti che, nonostante, appunto, l'età ancora quasi adolescenziale, praticano l'attività poetica con grande attenzione, e con ottimi risultati. Perché la poesia non è un gioco, non è uno svago, non è riso e non è pianto, ma è Poesia e basta.
Mattia Tarantino è uno di questi giovani poeti. Si può tranquillamente dire che la Poesia è in lui ed è con lui, fin dall'inizio. Si nota un dettato forte, acuto, allusivo, con versi ben controllati e misurati, decisamente maturi. L'allusione ad un mondo altro ricorre sovente, e Mattia esorcizza la morte, frequentemente nominata, come per aprire un varco al di là della realtà. Come tutti i bravi poeti, consapevoli della propria arte, Mattia Tarantino affida alla parola poetica il compito di confutare la negatività e il mistero del nulla, facendo affiorare con i suoi versi lacerti di normale quotidianità, come ad esempio lo sbucciare della frutta da parte della madre: tutto poi si risolve in preghiera, in speranza che non accada quello che, purtroppo, deve accadere.
Una poesia che già si invola verso mete di solida considerazione, questa del nostro Mattia, e meritatamente. Ne riportiamo qui alcuni versi inediti, aspettando dai nostri lettori conferme ed eventuali ulteriori graditi commenti.




Inediti da L’età dell’uva


Vorrei conoscere il mondo dei morti,
reclamarlo in una lingua senza storia
che non abbia una grammatica, ma possa
avverare tutto ciò che si pronuncia.
                                
Mi usano per parlare a chi è rimasto,
vogliono che dica, rovesciandola,
la parola che non hanno mai trovato

*

Legami nel sangue. Non temere
che mi ammali o sia stretto troppo forte:
solamente ciò che è unito nelle vene
resiste alle stagioni e non finisce.

*

Non leggermi la mano. Tra le linee
troveresti soltanto la tua sagoma.


*

Incida in tutto il corpo la parola
invisibile che governa le stagioni;
al rovescio incida i segni sopra i tagli
delle vene, a sangue aperto
ne ricavi bandiere e vaticini:

solo questa la missione degli amanti,
nuova nella cenere ogni volta
che giochiamo ad allacciarci all’ombelico
la luna, il tabacco e i nostri morti.


*

Vedi, non restano che i nostri
frutti sulla tavola:
mia madre che li sbuccia; i loro
nomi che pendono dall'orlo
e cadono tra il pavimento e l'invisibile.

Ora all’uva basta un soffio per marcire
in fretta e diventare una preghiera.   


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Mattia Tarantino è nato a Napoli nel 2001. Co-dirige Inverso – Giornale di poesia; collabora con YAWP – Giornale di letterature e filosofie e Menabò – Quadrimestrale internazionale di cultura poetica e letteraria; come traduttore con Iris News – Rivista internazionale di poesia. È presente in diverse riviste e antologie, italiane e internazionali. I suoi versi sono stati tradotti in sette lingue. Ha pubblicato Tra l’angelo e la sillaba (Terra d’ulivi, 2017) e Fiori estinti (Terra d’ulivi, 2019)   

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