Nulla ritorna nel
verso giusto, ovvero: le cose ormai compiute, nel bene o nel male, non
potranno più sistemarsi a dovere come prima. Ma c'è anche, al contrario, un aspetto
romantico e dotato di una carica emotiva maggiore: nel verso nulla ritorna, cioè il sentimento, l'amore, la bellezza,
in una parola tutto il mondo e la sua anima, non torna nel verso, nella poesia, ma da essa parte una sola volta, in un solo
momento, in un solo attimo fuggente. Questo, in sintesi, mi sembra di aver
colto nella recente e interessante raccolta poetica di Felice Casucci, dal
titolo veramente singolare: "Nel verso nulla ritorna", edito da RPlibri, Marchio Editoriale diretto da Rita Pacilio e di cui già ci siamo
interessati, e ci interessiamo, per la qualità e l'accuratezza delle sue
pubblicazioni.
Ma torniamo al libro di Felice Casucci. Si tratta di 39
brevi poesie, meno una, come è indicato nel sottotitolo: a pagina 18, infatti,
troviamo solo il numero progressivo delle composizioni, il nr. VI, ma non c'è
nessuna poesia, neanche una parola, come se l'Autore avesse voluto inserire un
momento di riflessione silenziosa, di attesa, di ricapitolazione interiore:
nulla da dire, se non l'assenza da qui, se non l'inutilità di qualunque
formulazione sonora per indicare la brevità del tempo, dell'attimo, del
pensiero creativo e formativo. Ed è invero un'invenzione riuscitissima, questa
poesia priva di suoni e di parole, ma che nello stesso tempo suggerisce quegli
stessi suoni e quelle stesse parole che il lettore attento e sensibile deve e
può interpretare attraverso il vuoto e il silenzio della pagina: a tutti gli
effetti, la composizione "meno una"
rientra nel novero delle trentanove poesie e rappresenta l'emblema della poesia
riflessiva, aderente allo stato d'animo del lettore che in quel momento
abbraccia in silenzio tutto l'universo, e non ci sono parole adeguate per
tracciare una descrizione razionale. La poesia nr. VI è lì, nel contesto
generale, fa parte a pieno titolo del progetto poetico complessivo dell'autore.
Progetto che prende forma in queste trentanove composizioni
(mi piace dunque considerare anche la nr. VI per i motivi esposti prima) che
Felice Casucci scrive seguendo il filo logico – anzi, poetico! – che più sopra
avrei individuato, e cioè l'impellenza a vivere il momento e il luogo, l'hic et
nunc, tanto nella società e nella storia, quanto nel rapporto tra l'uomo e la
natura: "Su vieni / a tirare la soma
dell'amore / nel verso in cui / nulla ritorna." (XXXIX, pag. 51). E'
la composizione conclusiva, che Felice Casucci pone al termine del suo
itinerario poetico ma anche filosofico, in questo suo pregevole libro: una
conclusione che non solo è un "riassunto" del suo progetto, ma è
anche un punto di partenza, un invito a proseguire questo itinerario sulle
tracce di quanto già suggerito. Leggiamo infatti, a pag. 45: "Fa più male del dolore fisico / il cadere
della voglia / e della fiducia. / La notizia è / 'un uomo colpito da un sasso'."
Bisogna dunque essere sempre vigili, considerare l'essenza
delle cose e dell'uomo, saper coltivare i "fiori" nel giardino della
propria anima per affrontare "il nulla" che sta fuori (pag. 36). E'
una considerazione, un invito, un progetto che Felice Casucci ci indica,
attraverso il suo stile stringato, essenziale, quasi epigrammatico, ma studiato
e ispirato, perché in poesia a volte la sovrabbondanza e la ridondanza, le
sovrastrutture e i monotoni giri di parole, danneggiano la composizione, la
appesantiscono, con il rischio che il lettore possa perdere la centralità dell'idea
dell'autore. Ciò non avviene in queste composizioni, anzi, la
destrezza e la competenza poetica del nostro Autore si evidenziano proprio
nella corposa laconicità (permettetemi questa mia definizione quasi
ossimorica!) espressiva, nello spessore del dettato, tutto incentrato sull'idea
originale del vivere pienamente e contestualmente ogni cosa, perché "nel verso nulla ritorna"!
Proponiamo dunque ai nostri lettori alcuni brani poetici
tratti dal libro "Nel verso nulla ritorna", di Felice Casucci;
saranno molto graditi altri eventuali commenti e riflessioni sul tema indicato
dall'Autore.
I.
I sogni
sono stelle preziose
incastonate
nel calcio di un fucile.
XVII.
Basta la vita alla tua infelicità!
Non far nulla per essa
non imbracciare le sue armi
non addestrarti
non far giustizia
non saziarti
non lasciare impronte sulle sue vesti.
XXIV.
Ho paura di lasciare
il giardino fiorito
della mia anima
e di conoscere il nulla
senza aver colto
alcun fiore.
XXVIII.
Violino senza corde
suona per me
la voce di Gerardino
che si addormentò in poltrona
davanti al televisore
mentre smettevano le campane del cuore.
XXXIV.
Signore,
ho smarrito la strada.
Fingo di pregarti
con le emozioni del corpo
ma non sento più giochi dentro di me.
Le attese diventano sconvenienti
riempite solo da rare visite di cortesia.
Non trovo l'oro dei tuoi getti d'acqua
i freschi baci dell'ombra tua.
Vedo allontanarsi il punto dal quale
sono partito,
che faceva quadrato intorno a me.
E la neve da cui discesero
i torrenti della giovinezza
mi avvince a un gelo prematuro
specchio lucido
nel quale io non sono io.
XXXVI.
La dattilografa il medico
il motociclista e l'orologiaio
interruppero la loro attività
quando qualcuno gridò
di spegnere la musica.
XXXIX.
Su vieni
a tirare la soma dell'amore
nel verso in cui
nulla ritorna.
Felice Casucci, nato a Napoli nel 1957, è giurista
accademico, poeta, scrittore. Fin dalla giovane età pratica il volontariato
sociale e culturale. E' il Presidente della Fondazione Gerardino Romano di
Telese Terme (Bn).
Felice Casucci, "Nel verso nulla ritorna",
RPlibri, 2019