"Louis non disse niente. / Fu
il monitor dei suoi occhiali. / Fu la tromba
di Davis / furono le dita di Ahmad Jamal." Ecco il suggestivo incipit del nuovo
libro di poesie di Luigi D'Alessio, pubblicato da RPlibri, un marchio
editoriale che sta realizzando diversi e apprezzatissimi lavori, operando una
severa selezione dei testi di importanti autori dell'attuale panorama
letterario. Luigi D'Alessio non è certamente nuovo alla poesia, e la sua è una
poesia di alto spessore, tanto per la ricerca e lo stile (originale e
innovativa la sua forma di scrittura in dialetto napoletano, ad esempio),
quanto per i contenuti.
Dopo la
riuscitissima pubblicazione di "Pompei" (CartaCanta Editore, 2015),
Luigi D'Alessio approda a questo suo nuovo libro, Louis, titolo che davvero può segnare e rappresentare l'inizio di
un'avventura nel mondo introspettivo di sé, nel riflesso del proprio io
proiettato poi al di fuori per raccordarsi alle storie e alle immagini della
quotidianità e della vita di ognuno di noi. Ma Louis non è soltanto questo, o perlomeno non è una modalità
introspettiva assoluta ed unica, che riguarda soltanto l'autore. Voglio dire
che l'alter ego Louis è in continua
competizione con l'autore, in un dialogo costante e insistente, ma è poi il riflesso, il "tu", che prende
il sopravvento e conduce la storia, con determinazione da protagonista: perché
è lui, il riflesso, il Louis
narrante, che indica la strada da percorrere, i luoghi, le situazioni, le
vicende e i sentimenti.
Il
progetto poetico che traspare in questo libro è dunque davvero eccezionale e
geniale: narrare i giorni e la vita attraverso le emozioni che il riflesso
protagonista prova, in un avvicendarsi di immagini e di situazioni le più
disparate; l'utilizzo della terza persona, il "Louis", per raccontare gli eventi, è una modalità formale
pregevole, che prende subito il lettore, rimanendone incantato quasi fosse lì
ad ascoltare la voce suadente di un cantastorie; non per nulla ogni poesia
inizia con il riflesso protagonista soggetto dell'azione che segue: Louis fa,
Louis dice, Louis ricorda… Questo soggetto introduce dei quadri, degli
aneddoti, delle filosofie, dei credi, delle riflessioni, dei ricordi. Che non
sono del tutto autobiografici, ma sono sicuramente applicabili a ciascuno di noi,
alla nostra storia e alle nostre vedute. E il pregio della poesia, come è
evidente in quella di Luigi D'Alessio, è proprio quello di assumere valori
generali partendo da contesti apparentemente limitati al personale.
Louis è dunque una storia, una lunga storia personale ma anche
universale, perché Louis è chiunque
abbia il coraggio di soffermarsi sulle piccole cose, sul cuore del mondo e
sulla verità dell'amore, Louis è
chiunque abbia la volontà di riconoscersi negli angoli più riposti del proprio
essere, laddove brilla e palpita la propria umanità, scandita da poche
essenziali e illuminate battute di spirito. Louis
è anche un viaggio nelle dimensioni altre dell'esistenza, un itinerario
complesso e variegato che lambisce sponde mitologiche, scintifiche, filosofiche
e letterarie, con citazioni appropriate di personaggi e di episodi che denotano
la grande e approfondita erudizione dell'autore in merito a questi argomenti.
Ma
interessante è anche il linguaggio, colto e non privo di punte di ironia,
specialmente nei passaggi dove Louis
si esprime in dialetto napoletano, un dialetto ben rimodellato dalla sua voce,
molto più vicino al parlato sonoro che alla morfologia tradizionale: "Louis mi disse / Louis con la sua /
sarcastica /serietà mi disse / Wènn gudd gudd / cchiù blekk ’e middenàit / chennòttubbì". La commistione linguistica
in Louis è sapientemente controllata, per offrire al lettore un panorama più
ampio del detto, un significato che può essere sdoppiato se non addirittura
triplicato, a seconda delle sfaccettature lessicali all'interno dello stesso
corpo poetico.
Luigi
D'Alessio ha realizzato un progetto poetico di grandissimo valore letterario,
per originalità e capacità di spaziare, con la poesia, che sempre rimane
integra e risuonante, in tutti i comparti umani e sociali, dall'intimità
dell'amore, dalla malinconia ai ricordi, dagli aneddoti scientifici e
mitologici ai problemi del quotidiano.
Ed ecco
una breve selezione di questi testi, tratti appunto da Louis, che offriamo ai nostri
lettori, dai quali attendiamo con piacere eventuali ulteriori gradite note di
commento.
Non prendiamoci mai
il tempo che ci
serve.
Per Louis era
sorprendente
la velocità con cui
lei si addormentava.
Ogni volta Louis
si sentiva dire
dentro
che nessuna storia
era al
sicuro nel sonno.
***
Quella volta Louis
si chiese perché
i poeti quando
dicono,
muoio per te,
non muoiono mai per
lei.
Dopo giorni di
indagini
Louis arrivò a
capire
che il verbo morire
non
equivale alla morte.
***
Non è possibile non
è possibile
mi disse Louis – non
è possibile
e io non sapevo cosa
volesse dire Louis.
Non è possibile
anziché una lettera
d’amore
io scriva questo.
Louis mi fece
leggere quello che
in napoletano lei
mai
avrebbe compreso.
Chisto è ’o messaggio
te penzo te cerco te chiammo
nun te trovo
e tte penzo e tte e tte
dint’ ô vvacante d’ ’o verbo
’nfunno â vocia ca nun torna
’a n’eco ca tu
voce nun cchiù.
Questo il messaggio
ti penso
mi manchi, Ti.
Nel vuoto del verbo
sprofondato in eco
che tu voce non più.
***
Louis lesse
l’equazione di
Dirac.
Si informò su Dirac.
Louis venne a sapere
che Dirac aveva
letto Delitto e castigo
scoprendo che in un
capitolo
Dostoevskij fece
sorgere
nello stesso giorno
due volte il sole.
A Louis poi gli parlarono
dei neuroni
specchio. Così
Louis si convinse
di poter
amare pure senza Dio.
***
Louis non si
innamorava
mai per opportunità
interiore.
Difficile da
spiegare
– mi disse Louis.
L’unica volta che lo
feci
– continuò Louis
scrissi una poesia
risultata tragica.
Guardà ll’uocchie
tuje e mmurí
o murí a tte ’uardà
dint’ ’a ll’uocchie
i’ ca nun tenco ’o
ggenio ’e murí
si ancora nu’
ssaccio ’o mmurí
ca mme piglia e mme
porta
a ttutt’ ’e pizze
addó i’
nun ce saccio propio
jí
e addó te vulesse
cu ’o vattecore ca
nun passa
ma resta e ogne
vvota more
dint’ ô silenzio d’
’a salimma.
Guardare i tuoi
occhi e morire
o morire a guardarti
negli occhi
io che non ho voglia
di morire
se ancora non
conosco il morire
che invade l’ovunque
in cui ti vorrei e
sei
l’ansia della saliva
morta ogni
volta all’attesa.
Luigi D'Alessio, "Louis", RPlibri.