Abbiamo già avuto modo di leggere e apprezzare la buona
poesia di Pierino Gallo, in due recensioni a due suoi libri pubblicati qualche
anno fa, e precisamente: "Geometrie
dell'inganno", Aljon Editrice, 2008, e "L'abbecedario di Verlaine", LietoColle, 2012. Evidentemente la
sua attività letteraria è andata ancora di più intensificandosi e raffinandosi,
ora che il nostro autore, calabrese di nascita, si è trasferito in Francia per
occuparsi di letteratura francese e di letteratura comparata. Questo suo ultimo
lavoro poetico, infatti, ha raggiunto una vetta qualitativa davvero importante
, consolidando la sua più che meritata presenza nell'attuale panorama nazionale
dei poeti impegnati e di un certo rilievo. Il suo "Quaderno azzurro",
edito per i tipi di Campanotto Editore, raccoglie, come afferma anche nel
sottotitolo, una selezione delle poesie dal 2012 al 2016. Come in un diario, ma
più che in un diario, Pierino Gallo affida a queste pagine le sue riflessioni
sulla vita e principalmente sull'amore, raccontando in versi alcuni excursus
della sua infanzia e particolari salienti della sua vita sentimentale: "Rimane addosso / l'odore delle siepi / e il
tuo ricordo / che mi fece guida / in istanti di inutili / abbandoni",
scrive infatti il nostro autore, soffermandosi, nel suo ricco (sentimentalmente
ed emozionalmente) percorso poetico sugli aspetti salienti del suo mondo
d'origine e sui ricordi. Egli ci parla direttamente, rivolgendosi sovente a un
"tu" che è in fondo anche specchio della propria anima, un riflesso
di se stesso, uno sdoppiamento utile e quanto mai necessario per una maggiore
efficacia espressiva, cosa che al nostro poeta sta molto a cuore.
"Cos'è – allora
– questo Quaderno azzurro?", si
domanda giustamente Leone D'Ambrosio nella sua dotta e dettagliata prefazione.
Evitando di andare a cercare motivi reconditi o lacerti giustificativi di chissà
quali realtà oltre i confini della quotidianità, possiamo affermare con
abbastanza e genuina approssimazione che la poesia di Pierino Gallo, in questa
raccolta, mira a raccontare la semplice verità del suo pensiero, con animo
aperto e disponibile a condividere con il lettore / mondo esterno la propria
esperienza di vita trascorsa ed attuale. E lo fa utilizzando una struttura
poetica sobria, del tutto priva di ridondanze inopportune, con un verso diretto
ma per niente superficiale, anzi: parole e costrutti che fanno presa, suscitano
emozioni e riflessioni. Sono versi, quelli di Pierino Gallo, di alta liricità,
quasi riflessi pascoliani di un mondo intriso di nostalgia, ma anche di amore e
di speranza.
Per offrire al lettore spunti di ulteriori riflessioni sulla
poetica di Pierino Gallo, in questa sua recente raccolta, riportiamo qui di
seguito alcuni dei suoi testi tratti dal libro, invitando tutti ad esprimere
qualche gradito commento.
*
Si è come rotto il cerchio
dell'erranza
ed io Caino col marchio sopra il petto
mi divoro.
Il mio mese è d'inverno,
ché addosso ho le catene
della neve.
Vengono steli di ghiaccio
sul dubbio se lasciare
la terra.
Il posto dove ho lasciato la mia infanzia
ha l'odore dellìerba e i tuoi capelli,
piccole mani sul collo,
e quel rumore immortale
delle merende scartate sulle rocce.
Allora mi portavi sulla schiena,
disegnando coi passi
racconti che conobbi.
Rimane addosso
l'odore delle siepi
e il tuo ricordo
che mi fece guida
in istanti di inutili
abbandoni.
In ogni spigolo o lembo
non v'è ritorno,
solo l'averti e l'accoglierti.
Forse ho imparato che di tutti i miei giorni
il più prezioso è quello che non volli.
Lo so, lo so, lo so,
ho l'età delle fate,
ma di notte, quando dormono gli orchi,
i miei occhi sono luci azzurrine,
di notte, si ritorna alle stelle.
Così ripeto che il mio viaggio è eterno
e che d'autunno muterò di foglie,
d'autunno, avrò un vestito nuovo.
I nostri canti sulla soglia del bosco
sono baci d'argilla.
Abbi cura di me, sii lucente.
Tocca con le mie mani la pioggia
e con il piede
abbi cura della terra.
È breve lo spazio che ci incarna,
presto saremo privi di sostanza
e avrò voglia di radicarmi al cuore,
di farmi eco ancestrale,
d'esserti voce.
Nelle tue solitudini,
abbi cura di me, di te,
come l'aratro gentile
con il frutto,
o il fiato confinato
in un bicchiere.
Presto verrà la vita
a infilare il respiro
nel petto.
Era tutto così chiaro
attorno a quella nuvola di stormi,
i tuoi capelli raccolti attorno al collo,
le corazze purpuree
ed il velo troppo spesso di fuliggine
appeso al davanzale.
Ci voleva il ricordo della nevc
e dell'acqua sorgiva dei tuoi occhi
a risvegliare la fuga verso il sole.
Io sono figlio che affonda nella terra,
crisalide errabonda,
sogno di te.
Un pettirosso, dalla casa di fronte,
si muove senza sosta.
Come posso diventare il tuo respiro?
Soltanto adesso
mi accorgo
che sono aria,
luce,
albero,
amore.
È un libro sull'amore
quello che scrivo,
tutto viene annotato,
le azioni sono dettate
dal sogno,
o dal reale rifugiato nel sogno.
Un tempo immaginavo
frontiere,
bruciate sotto gusci
di conchiglie,
un tempo
le mie scarpe erano
soglie immobili,
lo sguardo una domanda inascoltata.
E così fu la luce intatta:
il non capire, il non vedere,
il non conoscere
erano solo contrazioni imposte,
pareti cellulari
che trafissi con gli anni.
Forse era un tepore ritrovato,
il cuore ciondolante per la stanza
impaziente dell'altrove.
Qualcosa tra il fruscio degli ulivi
mi lega al mondo.
Con cura continuo a posare
il mio piede sull'erba.
Li senti ancora
dalla strada di fronte
i giovani in amore?
Arrivano con l'odore di fieno,
i volti illuminati d'albe,
agili come sbuffi di vento.
Un momento, nell'aria,
un berretto a sonagli
ci dice dove andare.
Pierino Gallo, calabrese, vive attualmente in Francia, dove
svolge la sua attività di ricercatore in Letteratura francese e Letterature
comparate. Ha pubblicato articoli ed interventi critici su prestigiose riviste
letterarie. Sue poesie compaiono in Gradiva
– International Journal of Italian Poetry, Poesia di Crocetti e Capoverso;
e sui blog di RaiNews, Atelier e Carteggi letterari. È autore di diverse traduzioni
dal francese, di un saggio (Pasolini tra
Pascoli e Baudelaire, Il Coscile, 2008) e di tre raccolte di poesie: Attese (Edizioni Orizzonti Meridionali,
2006), Geometrie dell'inganno (Aljon
Editrice, 2008), e L'abbecedario di
Verlaine (LietoColle, 2012).
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