"Emersioni" è il titolo sibillino, indovinato, di
un libro di poesie di Alessandra Fanti, cagliaritana. Si tratta della sua prima
raccolta, ospitata nella Collana Opera Prima diretta da Rita Pacilio per le
Edizioni La Vita Felice. Ma per approdare a questa prima raccolta, il lavoro di
ricerca e di stile, nei contenuti e nella forma, è evidente, come è evidente il
percorso poetico dell'autrice che l'ha condotta a questo importante risultato.
Un punto di arrivo, certo, ma anche sicuramente un punto di ri-partenza, perché
la poesia di Alessandra Fanti è destinata a riscuotere sempre maggiori e
meritate affermazioni e consensi, dal momento che il suo dettato, il suo dire
poetico, affascina e coinvolge, come deve accadere in ogni costruzione poetica
di qualità.
Le poesie brevi, senza titolo, si alternano in riflessioni
acute sulla propria esistenza, sulla schiettezza dell'anima, sui sentimenti e
in particolare sull'amore, ricercato, provato, sfiorato, deluso.
Organizzata in otto sezioni, la silloge si mostra fluida e
gradevole. E sono poesie che inducono a riflettere, a meditare sul senso
quotidiano della vita e dei sentimenti. Se qualcosa resta in noi leggendole,
vuol dire che l'autrice ha la potenza e il dono di comunicare direttamente al
cuore e alla mente del lettore: un talento poetico non sempre riscontrabile.
Riportiamo qui di seguito alcuni brani tratti dal suo libro,
lasciando ai numerosi amici che ci leggono di aggiungere, se lo desiderano,
altre riflessioni in proposito.
(Da Scarlatto)
Sono cose semplici quelle di cui ti parlo
sono quelle che so, pochissime in realtà.
Bisogno e gratitudine
stupore e lontananza
amore e ogni suo contrario.
***
Sono una torre di sabbia
sgusciata dal secchiello di un bambino estivo.
Mi sbriciolano passi, onde e vento.
Non c'è eternità per me.
Ma la sabbia nessuno la consuma.
***
Sono amiche delle spine
le mie mani e hanno sangue
abbastanza da poterne sprecare
in qualche goccia perduta
nello scivolare di velluto della rosa.
Il vento è un conoscente
che frequento da troppe estati
per doverlo temere ancora
non ho segreti con lui
nonostante i silenzi
che da sempre gli regalo
quando ho la bocca
chiusa dai baci o dai baci aperta.
(Da Porpora)
Ridono gli occhi alle labbra e viceversa
messaggi incrociati a riconoscersi
da un lontano non c'eri.
Così in fretta ti vedo e mi guardi
che <<dov'eri?>> non domando già più.
***
Nulla mi aspetto da te
negli specchi dei nostri sguardi rimbalza di tutto.
Tenerezza e ferocia, tue nel primo accenno di danza
scorrono nel mio sangue in tempesta.
Ti temo. Ti amo.
Ti cancello in meno di un respiro.
Sono già tua e non mi vuoi.
Ti lascerei morire senza un bacio a salvarti.
(Da Sangria)
Come miele che cola
sulla pasta croccante
il tuo sorriso lento.
Non so mai
quale timore lo trattiene
prima di sbocciare
ma si apre e scalda.
Ti conosce il mondo
prima del ritorno a casa.
Poi manchi.
***
<<L'amore – se era – resta.
È al sogno che dico addio.>>
Due traiettorie si incrociano
si affiancano, sognano un percorso.
Poi diverse gravità faranno il loro corso.
Forse ci si amerà ai lati opposti dell'universo.
Forse no.
***
Sei bello
ragazzo mio
splendente d'aria
come il rosso rubino
che rimbalza e corre via
nei chicchi della melagrana
sfuggiti all'improvviso al piatto
che la mano distratta ha inclinato.
(Il dire dei tuoi occhi sfugge al tempo.
Nel ricordo è eterna ogni cosa che non dura.)
(Da Ruggine)
Non volevi me.
Non volevi neppure il mio corpo.
Volevi il mio piacere per esserne contagiato.
Non te l'ho dato.
Non sapevo dov'era finito.
Procedere alla cieca, nel buio sconfinato
lo ammetto, mi è piaciuto.
***
Nei sogni in cui cerco e non trovo
con il filo a scorrere dell'angoscia
con il filo sottile della voce
che non esce
con il filo dei passi interrotto
- paiono incollati piedi e scarpe al non posso –
intreccio la domanda.
Voi dite sì.
Io non riesco a svegliarmi.
(Da Corallo)
Farsi erba.
Silenzio verde.
Pazienza in fili.
Nessuna urgenza.
Passare così.
Indimenticabili nullità.
***
Un piccolo dove di ombra e sole
a spezzetto sul tavolo.
Aver mangiato prima – con risa.
Abbracciare quel sonno che ci circonda le membra
a volte, in quel dove.
Mentre si vorrebbe dormire
dimenticando il formicare del tempo
il suo duello di lancette e noia.
(Da Carminio)
Un misuratore di livello di poesia
– questo avrebbe voluto inventare –
per opporre agli sguardi scettici
un dato oggettivo, un numero netto
una conferma sperimentale di ciò
che credeva reale: non c'è cosa
al mondo immune, non c'è cosa
che si salvi dalla corrente – irosa –
che trascina e sposta e, quindi, posa.
Non sono un inventore, pensò il poeta
e tornò a scrivere di tutto, come prima.
***
Ha doveri di trasparenza la voce
davanti al mare ogni reticenza inquina
il pomeriggio un sollievo di presenza.
I respiri hanno ritmi da brezza
le età trascorsi da mescolare
gli occhi riconoscono gli strappi delle raffiche
la coda dell'occhio è l'organo preposto e sa.
Noi, con le carte del si può o non si può,
da piccole pieghe attente magicamente
sbocciamo aerei da tenere in tasca
a sgualcirsi in attesa del decollo.
***
Da ogni ferita ad ogni consolazione.
Si può.
Se mi ascolti, se ti ascolto.
Come fossimo – e siamo – lo stesso andare.
Testi tratti dal libro: "Emersioni", di Alessandra Fanti, Collana Opera prima diretta da Rita Pacilio, Edizioni La Vita Felice, 2017. Prefazione di Rita Pacilio, postfazione di Gavino Angius.
Alessandra Fanti è nata a Cagliari nel 1962. Scrive per
necessità, diletto e gratitudine una poesia popolare che, nella semplicità
dell'espressione, renda conto delle complessità del sentire e del suo sguardo
sull'umano, da sempre interesse primario e luogo della sua ricerca.
"Emersioni" è la sua prima raccolta di poesie,
edita per i tipi de La Vita Felice Edizioni, nella Collana Agape, Opera Prima,
diretta da Rita Pacilio.
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