Volentieri quindi presentiamo questi brani inediti della
poetessa Sabatina Napolitano, qui proposti con il titolo "Essenziali".
E si tratta proprio di un bell'esempio di poesia in forma di prosa, o se
vogliamo di prosa poetica, tanto è osmoticamente intrecciata l'una nell'altra,
quasi a formare l'ordito e la trama di un tessuto regolare e continuo,
arricchito nella propria fondamentale struttura dell'una e dell'altra sostanza.
"Essenziali" questi brani, perché essenziale è la parola su cui
poggiano, su cui si fondano. Sabatina Napolitano, in questi testi, mira alla
spontaneità dell'attimo rivelatore, attingendo con coraggio e perspicacia dalla
profondità della sua persona. Utilizza salti di parole e di proposizioni, non
tanto per spiazzare il lettore, ma quanto per un collegamento immediato tra una
sensazione e l'altra, tra una riflessione/immagine e l'altra: "i poeti hanno sempre dubbi è un gioco
continuo di pesci e inchiostri quando mi abbracci vinco il nulla i brividi
riempiono la solitudine e diventi semplice come un uomo e abbandoni il
poeta, lasci il tempo, lo prendi, lo
mastichi".
È questo raggiungere, qui e là, confini possibili per
ritrovare l'"essenza" e la verità degli attimi, del tempo e della
materia che nonostante tutto scivola sempre via, che connota la costruzione
poetico/prosastica della Napolitano, almeno negli esempi proposti qui.
Una scrittura davvero interessante e sotto certi aspetti
originale e innovativa, per l'immediatezza e per la genuinità del progetto, per
la forma che abbandona la classica espressione in versi, proponendo una
modilità più diretta e coinvolgente.
Ed ora, come sempre, lasciamo al lettore affezionato e
interessato, eventuali altri commenti e/o riflessioni su questi scritti di
Sabatina Napolitano, alla quale siamo grati per averci dato l'opportunità di
conoscere e apprezzare ancora di più la sua attività poetica.
ESSENZIALI
QUANDO SCRIVIAMO POESIE
quando
scriviamo poesie disegniamo linee su fogli e quando le leggiamo come in un
laboratorio di parole e legni, le nostre sono tensioni di ossigeno, orgasmi,
quelle di Kandinskij sembrano cellule: i poeti hanno sempre dubbi è un gioco
continuo di pesci e inchiostri quando mi abbracci vinco il nulla i brividi riempiono
la solitudine e diventi semplice come un uomo e abbandoni il poeta, lasci il
tempo, lo prendi, lo mastichi. E io, analitica, voglio generare luoghi sulla
carta, formarci insieme, scrivere le variabili, misurare le voci e qualsiasi
caldo del mio più freddo, del mio necessario organismo, tu lo elimini: cancelli
il vetro, e il tuo verso segue il mio. Esordiamo così teneramente tutti gli
istanti, aspettiamo il penultimo rialzarsi stiamo in macchina a guardarci sollevare,
e ti dico: la logica, i segni, le cifre, trascini il pollice dei giorni che
vengono dopo, giochi col mio collo, non ci sono più visioni, tu le superi tutte
nelle mie parole che si rotolano nell’acqua, le guardo cadere sotto la tua gola.
Tutti cercano ancore, io la trovo per caso ogni volta che ci parliamo e
mastichiamo non è prendere ma accomodarsi e sono gli occhiali, sono i libri, è
quando mi dici sei bella, attraversi gli anni.
NON SEI
PIU' NEI FOGLI
negli
anni le lettere si appellano al tempo le tue si rivelano come un vocabolario, annoto
i vari effetti di luce davanti a me come specchi, superate le visioni che ci
fondarono aperti nel fango, e la mia voce come un tonfo continua a
incontrarti. L’amore è questo viaggio che ci dà del tu e che chiamiamo per
nome. Non sei più nei fogli. Non sei più nelle lettere o vicino alle lettere.
Metto le parole più vicine al tuo corpo. Questa sera le geometrie del tuo viso
a metà tra l'incarnato e la luce capitano in me senza filtri a dirti mio un
moto da consumare sulle tue spalle.
IL
DIALOGO SOSPESO
non siamo
più eroi a parlare del tempo ritornare all’occasione della genesi, posiamo gli
occhi su una idea che sorge da un tronco. Scrivono i nostri nomi in cifre millesimali,
avremo tempo per far chiare le immagini a guardare la lancetta porsi domande. E
sollevata la fronte parleremo al dialogo sospeso come se la nostra fosse una apertura
più in là da ogni dubbio quando nel silenzio t’addormenti e ora ti svegli non
per gelosia, non perché è scritto in una poesia in un dopo che ti guarda senza
il tempo di capire quando sprofonda il sonno immediato respirando forte ancora
nel silenzio, il corpo fuori dal tempo ci dice equidistanti e la sera ci
interroghiamo seguendo i movimenti del mistero e ci auguriamo nel giorno nei
suoi teoremi che non avesse condiviso con noi la vita e guardiamo le scene come
se si muovessero definite mettendo tempo dentro il tempo senza avere fretta
senza motivo.
SINCERO
non mi
copro più al tuo essere sincero da terra sollevo una giacca respiro fino a
guardarla lasciata in macchina dimenticata in locali e la vita scorre,
guardiamo la nascita da un balcone, era ora di mutare le cose dette e quelle
non dette era ora che un’impronta sprofondasse come pioggia fitta. Al
confine delle cose riempiamo una risposta chi siamo io e te una domanda ci
stringe non ti somiglierò mai alle ombre mai più i miei seni saranno porti di
freddo dentro dove puoi scordare te stesso questa mattina provare ad aprire una
strada al vuoto scovarla prima di salpare e prima di saltare in respiri
sradicati. Questa mattina mi dimentichi poi poco dopo il caffè mi ricordi e
fingi di dimenticarmi per prendere i tuoi discorsi mentre preparo da mangiare.
E girare per il corridoio, giocare a nascondino giocare a guardarci allo
specchio. Ti imparo ogni mattina così come corpo mentre mi tieni per le
caviglie. Siamo anche oggi il rifugio, la calce, ad infilare crune raccogliendo
la luce, cucendo la luce.
AL MUSEO
nelle
lenzuola c’è un biglietto per il museo. Il caos prende le forme delle tue promesse
le inanella mi dici di fermare una poesia la felicità è nostra, è mia in prima
persona, scrivono poesie di eventi, non essere la libellula ma il cumulo dei
sensi è la strada delle attese. Le scene galoppano, le chiese hanno silenzi, le
macchine, la gente corre. Motorini. L’abisso è il meraviglioso fiume degli anni
danzano cigni nel disimpegno, dire che siamo ispirati quando l’ispirazione è la
vita. Le grandi illusioni ti chiudono alla fede, come sa amare Montale
ripristinare una sottile stagione.
UNA SERA
AL PORTO
andiamo a
una mostra: ci sono orme leggere qualcuno legge una poesia che non è letta. I
fenicotteri dicono che la storia rientra. La prima tenerezza suona gli elementi
fa venire il mal di fava. Pioppi alle finestre si incastrano agli alberi delle
barche come aghi cuciono le cime degli alberi incastrati alle cime delle barche
risuonano di archi gialli. Alcune luci sono grappoli d'uova le tue dita
digitano orme a riempire finestre quando gli alberi delle barche come punte di
piramidi si intersecano a cazzare andature prima di controllare lo spartito
come lo spartiacque delle tue mani a rollare controvento con te che cammini
avanti a me dopo una caduta e la natura è il molo verde da una finestra come un
oblo la luna ci accompagna a casa, tu guidi le tue onde sono in ascissa zero.
Eccola la luna, era dietro al monte che ora è dietro la luna ci accompagna così
come una virgola. Coito interrotto a vita. Non conosco il morire, le
indicazioni sono pelle. Che il respirare è la nostra casa, le carte al monte
indicavano l'infinito, le promesse indicavano specchi concentrici di onde di
circuiti. Sei bello quando sei lento. Mi baci la schiena. Le barche
respirano in un ventre sono tutte vive.
Sabatina Napolitano, nata nel 1989, è vincitrice di numerosi concorsi
nazionali per la poesia singola e per la poesia edita. Ha pubblicato: "Metastasi di autonomia" (La Scuola di Pitagora editrice, 2011); "Tango per cigni neri" (Il saggio editore, Eboli, 2013); "A briglie
sporche" (con Paolo Bigotto) (Menna editore, Avellino 2013); "Poesie
d'amore" (La Scuola di Pitagora editrice, 2015). La raccolta "Negli
incastri degli orologi" è stata premiata da Fara Editore; alcuni testi sono on
line sul sito della stessa casa editrice.