domenica 12 giugno 2011

Pasquale Balestriere: da Ischia all'Infinito

Nel coordinato tessuto di vita che unisce la quotidianità nei suoi aspetti più variegati, al mistero trascendentale dell'anima, Pasquale Balestriere pronuncia la sua poetica con consapevole veemenza e ricchezza di contenuti, che spaziano dal sociale all'intima essenza dell'uomo, dalla ricerca del senso spirituale nel mondo al canto del mare e del cielo. E il suo stile genuino, basato anche su lemmi recuperati e splendenti di nuova luce, è aderente e coerente al tema, in un progetto poetico ampio che certamente tocca, sorprende e coinvolge il lettore.
La poesia di Pasquale Balestriere è conosciuta e bene accolta ed apprezzata anche nel mondo dei concorsi letterari, dove sovente si distingue tra le più valide.
Ringrazio l'amico Pasquale per avermi dato la possibilità di proporre alcuni suoi testi, che volentieri pubblico qui di seguito, sperando nella buona accoglienza dei lettori.

 

Contaminazioni


                    Animula vagula blandula,
                    hospes comesque corporis…
                    (Adriano)

E dove, animula vagula blandula,
andrai quando dalla terra di questo
corpo ti scioglierai, che il fiume giallo
dell’esistenza ha travolto spossato
corrotto e infine spento? Che siderei
balzi ti sono prescritti, che voli
sul nulla degli abissi intergalattici?
Non dovresti temere gl’infiniti
vuoti né d’eterni venti la furia.
A questo sei creata, a vorticare in
interminati spazi, sovrumani
silenzi, profondissima quiete.
Inquietante metafisico mondo
al quale, animula, forse anteponi
il rosone viola della chiesetta
o - più - le mani giunte della sera,
che s’adagia su questa vecchia soglia
e riaccende voci di bimbi, persi
ormai a vivere da qualche parte.
Dirompe dall’azzurro la tristezza
del  fugit inreparabile tempus
e cuce con acri fili di fumo
e lampi di memorie altre lontane
sere, la vita che sprillò mirabile
nel regno pullulante di un cortile
- il mondo allora -, le scorte parole
dei vecchi, gli occhi brucianti dei giovani.
Animula abbandonati! Io non so
dove domani sarai e neppure
dove sei oggi.
                       Il vento seppellisce
tante storie tante vite e fornisce
l’ànemos che nell’uomo in scorze dure
s’innerva e gioca con lui e col sole.


Aestiva

E ora langue il fieno
e cuce il sonno vestiti d’ombre
e, se pure qualche giorno
tarda a morire credulo al crinale,
l’intatto strido del grillo ti dona
attimi sfioriti
-caduchi giganti monocoli,
larve leziose-.

Cauti gabbiani trascolorano
in inquiete dolcezze,
componendo tele oblique di sogni
su grigi sussurri di cielo.

Ma sorgi, dunque,
e di te grida
alle candide braccia dell’aurora.
Ti guiderà
un volo planato di colombi
ad approdi sonori
dove rutila
                   il sole.

 

Avventura


Non più frontiere ha questa sera
che sgronda a brani
memorie e si trascina
alle spalle un giorno morto
con indicibile dolcezza.
Perciò saprei ridire ad una ad una
le favole impiccate al campanile.
Ma guardo avanti, ché grave mi spinge
l’arido tempo con passo tiranno.
Al vento ve n’andate, amori miei,
al vento, che mi strappa a giorno a giorno
scaglie di cuore. Un manipolo ardente
di strade uguali si sfrangia
in questa sorda avventura. Per una
d’esse me n’andrò rinnegando
le scelte dagli occhi di vento.
Ho cuore puro e mano ferma: viatico
bastevole per chi                   
è risoluto alla vita.


E' morto ieri...

E’ morto ieri il barbone tra due                                             
fioriere, stanza da letto di Piazza
Marina. E’ morto il gigante barbone
nel suo cappotto-bara tra gelati
soffi (saranno paghi i farisei
della turistica immagine, sgombro
il porto della sua presenza ). Eppure
gli bastava che la luna stillasse
per lui viniferi grappi di luce
e di calore, compagno il brillio
confidente delle stelle; bastava
che gli pungesse le narici il salso
sapore di mare in sprilli di brezza,
che gli danzasse agli occhi di gabbiani
un volo, mentre cuccioli indifesi
nelle tane uggiolavano del cuore.

Chiusi i conti del dare e dell’avere
d’impareggiati bilanci. Che conta?

Io, per me, so solo che s’è chiuso
il giro d’un volto ispido ma chiaro
che una volta m’offrì tutto il suo pane
e mi sorrise dall’aspro pastrano.


Orfica


Come da monte a valle
vorticato sasso

giacqui
anima loquente
incarnato soffio
al cospetto del sole.

S’estinse la trasparenza
del ricordo
in questo impasto di fango e di luce
detto terra
folle germinìo d’affetti e di pensieri.

E vivo fui,
o mi parve.

E sono ancora qui
su questo grigio di selci
dove s’aggira e sempre
grida di giochi
la mia infanzia.
Scalpicciano
bimbi di memoria
da qualche parte o in altri mondi persi
quelle selci
sconnesse che con sguardo inerte vanno
oltre ogni storia.
Con cuore gonfio ancora sono qui
nel fiato di questi vicoli, dita
per dolorose corde,
a sentire quieti sensi di cucina…

E datemi dunque il bandolo
della nube arrochita
ch’io ne scomponga i lividi fili
per aggrapparmi  al riscoperto azzurro.


Pasquale Balestriere è nato a Barano d’Ischia (NA) il 04-08-1945.  L’amore per il mondo antico lo ha indirizzato agli studi classici. Laureatosi in Lettere Classiche presso l’Università degli studi di Napoli, ha svolto per decenni la funzione di docente nelle scuole superiori. Predilige la scrittura in versi, ma è attratto anche dalla narrativa e dalla saggistica. Studi su usi, costumi e dialetto dell’isola d’Ischia hanno prodotto ampio materiale che attende revisione e pubblicazione.  Ha pubblicato varie sillogi poetiche: E il dolore con noi (Menna, Avellino,1979), Effemeridi pitecusane (La Rassegna d’Ischia - Rivista Letteraria Editrici, Ischia.,1994), Prove d’amore e di poesia (Gabrieli Editore - Roma, 2007), Del padre, del vino (ETS- Pisa, 2009), Quando passaggi di comete (Carta e Penna Editore, Torino, 2010), Il sogno della luce ( in “Nove poeti”, Edizioni del Calatino, Castel di Judica -CT-2010), Colloquio con la madre (in “Tre poeti e tre Narratori”, Edizioni del Calatino, Castel di Judica –CT- 2011).
Oltre che la scrittura, coltiva con gioia la lettura e, dopo una vita d’impegno scolastico,  la terra. Ama la natura, bella, profonda e talvolta terribile, dove affonda ogni radice della  vita e dove si risolve ogni storia. Elemento primo, e dunque necessario.
Parco  nella partecipazione a  premi letterari, è risultato tuttavia vincitore di numerosi concorsi di poesia.  Molti suoi scritti (soprattutto liriche) sono stati  inclusi in antologie, pubblicati su riviste e  giornali e letti in trasmissioni radiofoniche o televisive. E’ spesso chiamato a tenere conferenze e a far parte di  giurie di premi letterari. Collabora con  alcune  riviste e con un quotidiano locale.  

9 commenti:

  1. Poesie in forma di vita pensata, abitata risolutamente, nel dolce della presenza. Indici di una diffusa civiltà del verso. Diffusa perché così la vorremmo, l'abitudine-attitudine all'agire meditato e ragionato, nella migliore qualità umana. Eugenio Lucrezi

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  2. Mi pare che Pasquale Balestriere ci accosti con questi versi ad un sorta di canto sommesso di ampio respiro e proponga atmosfere suggestive che, a mio avviso, sgorgano da un sentire ondulato e ci conducono per mano oltre la concretezza brutale dell’esistere, sino a farci giungere a quegli “..approdi sonori/ dove rutila /il sole”. Una poesia che non ostenta, ma vuole autenticamente manifestare la soavità della vita e la ricerca di un’anima avvezza all'esercizio di scrutare tra uomini e cose.
    Mariolina La Monica

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  3. Assai affatturante la poesia di Pasquale Balestriere adusa a parlare col cuore tra “le mani giunte della sera”, “qualche giorno” che “tarda a morire credulo al crinale” e “cauti gabbiani” che “trascolorano in inquiete dolcezze”. Alluma i versi una brezza che accarezza con lo sguardo l’Infinito accampando il diritto di esserci oltre lo spazio abolitivo e le alture offensive del nulla. Le riflessioni, rese con un linguaggio sovente traslato e agilmente prezioso, allargano il cerchio di un elegante equilibrio comunicativo in cui la materia sensibile si allarga tenacemente al sacrario di tempio del vissuto, siglandone in modo indelebile scenari, risonanze, sentimenti e vibrazioni. Complimenti di cuore al poeta Pasquale Balestriere con gli auguri più sinceri.
    Monia Gaita

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  4. La prima cosa da notare, nella poesia di Balestriere, è la disposizione delle parole finali del verso; allineamento non casuale, ma che tende a creare una struttura sintattico-ritmica, che fa appello, per anamnesi, a una convenzione fra l'autore e il lettore, il quale, aiutandosi visivamente con l'occhio, riesce a cogliare le molteplici relazioni tra i versi stessi o tra le parole che li compongono: specie se situate ,come fa Balestriere, in posizioni chiave. Inoltre l'autore segna il tempo nella lunghezza di un determinato metro, per cui sentiamo come unità strutturale un certo insieme di sillabe e posizioni; e ancora in correlazione col ritmo, ci fa avvertire il movimento complesso del verso nelle sue pause e cesure come una circulata melodia, progressiva e regressiva, cataforica e anaforica. Poesia dà leggere ad alta voce. Nel complesso la poesia di Balestriere guarda al mondo dei Latini come una realtà da attualizzare (ovviamente sul piano della poesia) e da ripresentare sotto nuove vesti. La parola che evoca, che trascorre come una melodia, il ritmo ammaliante sono tutte eco di una matrice che affonda le radici nell'elegia greca ripresa poi dai romani. Ed allora, si potrebbe trovare il Balestriere, tra quegli scaffali semi-nascosti mentre emana luce propria però sfortunatamente zittita dai propri capostipiti o dagli ultimi arriv(at)i. Poesia bella, musicale, che non ha bisogno di cambiamenti se vuole essere ricordata almeno in vita. In stima - - - - - - - - - RAFFAELE ARTHUR LIGUORO

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  5. Ringrazio di cuore Eugenio Lucrezi, Mariolina La Monica, Monia Gaita e Raffaele Arthur Liguoro per i loro pregevoli commenti, ciascuno dei quali è stato illuminante e gradito.
    E naturalmente sono grato all'amico Vetromile per l'opportunità che mi ha concesso.
    Pasquale Balestriere

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  6. Leggendo Pasquale Balestiere si ha una sensazione ambivalente: un poeta classico con una vocazione che è aldilà del nostro tempo vissuto. Questa sensazione si ha quando si legge, a titolo d'esempio, Leopardi che, pur essendo un poeta romantico, la sua poesia non poteva essere concepita dal Romanticismo perchè è a tutti gli effetti moderna. Inoltre, se il giudizio non m'inganna, penso che la poesia di Pasquale Balestriere debba essere letta ad alta voce ed accompagnata da strumenti musicali, e in questo essa si somiglia alla poesia di Sereni e anche, per certi versi, a quella di Pavese. Una poesia, detto sommariamente, che non ammette il silezio, ma cerca il suono, la melodia e l'orecchio giusto che la possa ascoltare e percepire nella sua totalità.

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  7. Leggendo Pasquale Balestriere si ha una sensazione ambivalente: un poeta classico con una vocazione che è aldilà del nostro tempo vissuto. Questa sensazione si ha quando si legge, a titolo d'esempio, Leopardi che, pur essendo un poeta romantico, la sua poesia non poteva essere concepita dal Romanticismo perchè è a tutti gli effetti moderna. Inoltre, se il giudizio non m'inganna, penso che la poesia di Pasquale Balestriere debba essere letta ad alta voce ed accompagnata da strumenti musicali, e in questo essa si somiglia alla poesia di Sereni e anche, per certi versi, a quella di Pavese. Una poesia, detto sommariamente, che non ammette il silezio, ma cerca il suono, la melodia e l'orecchio giusto che la possa ascoltare e percepire nella sua totalità.

    Nabil Mada.

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  8. Caro Pasquale,
    è superfluo che ti racconti la tua poesia, su cui ho versato fiumi d'inchiostro. Ma di queste mi ha colpito ancora di più il tuo stile (seppure il tuo), fattosi quasi narrazione, soprattutto in Vagula anima ...,con spazi di diacronica disarmonica-armonia, cucita da continui enjambements. Tutto si rifà alla tua forte e sentita necessità di decriptare col tuo dire le cose che raffigurano l'anima. La ricchezza del tuo poiein è in quella intenzione (voluta) di rompere gli attacchi di sinfonie endecasillabe per combinare il verso alle risacche dello spirito. Le ho apprezzate tutte, indistintamente, nella loro varietà e variazione di cifre fonico-strutturali e di stimoli intimisticamente suggestivi. E poi sai che la tua poesia è per me un esempio
    di rara fusione di sentimento e parola: parola toccata, rielaborata, costruita ma infine spontaneamente uscita da un fondo culturalmente e umanamente unico.

    L'amico Nazario

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  9. Nelle poesie di questo autore amo l'intenso legame che troviamo tra sentimenti squisitamente umani e meravigliosa e terribile ambivalenza della natura. Allo stesso tempo si può fare un'analisi antropologica delle sue poesie, l'amore per la propria terra, gli antichi odori e l'attaccamento alle tradizioni. Tutto questo si definisce "attitudine" che, tuttavia, in queste poesie diventa esempio di apertura verso gli altri e, invece di tramutarsi in ideologia, è amore verso la pace e la giustizia.

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Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà