Dopo la pubblicazione di notevoli raccolte poetiche, con case editrici ben note come La Vita Felice e Oedipus, ora giunge a questa interessante raccolta dal titolo emblematico, Repertorio del perdurare, con la quale, a mio parere, riprende in qualche modo il suo discorso filosofico ed esistenziale sulle difficoltà, i disagi e i compromessi che la vita, nell’odierna società, ci mostra.
Ovunque noi siamo, è il sottotitolo della raccolta, che bene individua e sottolinea queste forze negative che in qualche modo sembrano condizionare l’ego, costringendolo a ritornare sui suoi passi, a riconsiderare pedissequamente l’esistenza, a cercare disperatamente nuove strade e nuove soluzioni di vita. La felicità e la realizzazione di sé non sembra siano proprio dietro l’angolo. Questa sofferenza, questo disagio, ovunque noi siamo, è iscritto nel nostro diario quotidiano, nel nostro repertorio di vita, e perdurano all’infinito, senza accennare a un disvelamento, ad una chiarità all’orizzonte.
Abbiamo mandato a mente tutti i doveri: / la commozione per la voce che ci chiama / la condanna dell’età crudele / il disordine della mutevolezza. Così afferma la nostra autrice in una sua poesia iniziale, ed è qui, a mio parere, che si concentra il suo progetto poetico che poi prende man mano forma e significato in tutta la raccolta. Noi viviamo incasellati in una società che, per vari motivi ma soprattutto per ordinare e regolare i nostri comportamenti e il nostro agire in seno al consesso civile, inevitabilmente ci condiziona e ci limita; ciò naturalmente è necessario e accettabile, dal punto di vista del vivere in comunità e nel rispetto dei regolamenti e delle leggi, ma a volte contrasta l’intima aspirazione del tutto personale ad uscire fuori, ad evadere da questi inscatolamenti. È possibile questa fuga dalla monotonia e dalla ripetitività dell’esistenza, con l’esplicitazione della poesia, che qui è indicazione, denuncia e confutazione allo stesso tempo, di uno stato d’essere incompleto, limitato, circoscritto. La poesia di Ketti Martino è qui cartina al tornasole di questo stato: è consapevolezza delle negatività che ci affliggono ogni giorno, nel loro incessante perdurare. Ma è anche un invito ad una possibile redenzione, laddove la sincerità e la schiettezza dell’uomo, veicolate necessariamente dall’arte e dalla poesia, potranno liberarlo da ogni schema prefissato, da ogni falso stereotipo.
In effetti, la poetica di Ketti Martino in questa raccolta, è l’amara constatazione che l’uomo rivolge principalmente le sue attenzioni alle cose minime e routinarie della quotidianità, in un repertorio di azioni e di comportamenti fin troppo aderenti ad una schematizzazione omologata e stereotipata che la società impone, trascurando o sottovalutando invece le meraviglie della vita e del creato, tutto ciò che può emozionarci e che ci possa ricondurre alla nostra vera umanità!
Il libro di Ketti Martino, suddiviso in tre sezioni, è anche un viaggio nei ricordi e nei sentimenti, nelle impressioni suscitate da altri panorami, altre realtà sociali e dai viaggi compiuti in altre città.
Un repertorio dove permane, perdura e si evidenzia, il suo grande afflato per la vita e per la poesia che ne è portavoce perenne!
Abbiamo mandato a mente tutti i doveri:
la commozione per la voce che ci chiama
la condanna dell’età crudele
il disordine della mutevolezza.
Abbiamo visto quanto è umiliante
stare in piedi, soli,
senza ripari
e quanto convenga invece ripensarsi
in una tranquilla ombra, con la gente
che ci scorre accanto
(i passi come un gioco):
in una piazza grigia
i piccioni in ritirata
e nessuno a godere di questa amputata vita
in cui manca sempre una voce a ricordarci
che non amiamo
inutilmente
anche quando ce ne
andiamo
Fingiamo di parlare di fioriture,
di galassie e di metafore.
Non ci accorgiamo delle città dorate
che affondano come irrisolti enigmi
non ci accorgiamo che non c’è ferocia più possente
della parola dimezzata che ci attraversa
che ci ricrea fragili, disarmati eroi di fronte alle rovine
col filo di saliva che riluce sulle labbra.
E anche ora, sventrati nei sogni e in ogni fibra,
non chiediamo dell’inciampo, del vortice senza confine,
del crepaccio che non riusciamo a risalire.
(senza merce di
scambio che non noi stessi
non esiste
assoluzione: in terra nuova si vive
senza grazia e
conoscenza)
Stamattina una voce di novembre
innaturale
è arrivata a dire lo sconforto.
Dagli occhi di una finestra vuota
anche le foglie - in manto - mi hanno ricordato
che non ci rivedremo
che non risorgeremo più
tra i libri
sotto la pioggia
sotto un ponte illuminato a neve
a commentare la luce che tra le crepe sbianca.
Nel frastuono della stanza, l’attesa
si raccoglie dietro i denti e nella gola
dove la lingua avvolge il nome
mentre io muoio
ancora una volta
infinite volte
muoio.
È arrivata la luce e ha bucato le pesanti tende;
i rumori della strada non ci hanno mai lasciati;
in bilico, dove il mare è dimenticata traccia
e il fiume è fedele alla paura,
accade che si pratichi un esercizio antico,
un’arte del fare veloci le cose
veloci quel tanto ché ognuno si salvi
a un passo dal vuoto.
La pace, qui, è onda di oceano,
azzardo in un cimitero di notte
in un parco senza gioia
in un taxi qualunque dove si tace
per discrezione
per disinteresse
per abitudine.
Londra
Ketti Martino, Repertorio del perdurare, Controluna Edizioni, 2024
Il libro è stato presentato nella Cartolibreria Mancini di Napoli, il 27 gennaio 2025, nell'ambito della Rassegna "Un caffè da Mancini", ideata e condotta da Gennaro Guaccio e Giuseppe Vetromile.
Ketti Martino è nata a Napoli. Laureata in Filosofia e abilitata in Psicologia Sociale, ha insegnato nella scuola pubblica. Ha pubblicato raccolte poetiche tra cui ricordiamo I poeti hanno unghie luride; Del distacco e altre impermanenze; Il ramo più preciso del tempo. Ha curato l’antologia poetica La poesia è una città. Suoi testi sono stati tradotti in inglese e spagnolo e inseriti in riviste internazionali.