La dolcezza del tempo, il tempo della dolcezza: tutto può essere narrato e descritto in poesia con la dolcezza e la pacatezza, anche il mondo triste delle stagioni fredde, degli inverni e dei ricordi di scuola. Senza peraltro cadere in facili sdolcinature o andamenti cantilenanti, o addirittura risuonanti di un novello decadentismo. In realtà, la poesia di Aldo Ferraris, che abbiamo avuto il piacere di conoscere e presentare recentemente a Napoli, in occasione della pubblicazione del suo interessante volumetto "Chi non ha avuto perdono", ediz. Kairos, è tutt'altro che malinconica e grigia: dolce, sì, di una dolcezza lucida e positiva, che guadagna di volta in volta il passo verso una corroborazione dell'animo. Leggendo con attenzione questi brevi testi, che iniziano tutti con un'affermazione che apre alla speranza, si potrà notare il grande spazio espressivo, l'intensità del dettato e le figurazioni di grande efficacia, caratteristiche di una poesia di qualità, come quella di Aldo Ferraris.
Dai lettori appassionati e attenti attendiamo altre interessanti note e commenti in proposito.
Tempo di dolcezza
E' quasi tempo di dolcezza,
i giorni si sono consumati
stesi a bocconi nel sole
come fiori mai innaffiati,
ma ora piove
dalle cicatrici il cielo si è chinato
l'odore di gusci addosso
gocciolato non si sa da dove,
il cielo ai bordi dell'età
e la certezza di aver toccato
tutta la malinconia sino all'osso.
Un gemito perfetto
E' un grido breve
in ritardo di anni
che alita sotto il selciato
in un giorno di neve
nella piazza del mercato;
il cielo ha steso i suoi panni
sulle altalene
e il pomeriggio, ecco,
sbatte piano le ali
e tutto quanto avviene
in un gemito perfetto
di nascite animali.
Canzone d'inverno
E’ l'inverno che arriva di nuca
per non vedere,
più vecchio
di quante rondini
può sopportare il cielo
e in ogni buca
pone uno specchio
per la luna che esce a caccia
di non sa quali preghiere.
L'inverno che pone redini
e cavezza di gelo,
che tremando minaccia
di essere sincero.
L'errore da dove si è partiti
E' a piedi nudi che passa
la nuvola sulle spade
dei pioppi, senza dolore,
e la sua voce è così bassa
da sfiorare le strade,
da svelarne il gonfiore.
A volte basta una speranza
per superare senza danni
l'errore da dove si è partiti:
la luce dentro ad una stanza,
una nuvola stesa tra i panni,
il rimprovero che non ci ha feriti.
Una manciata di luce
E’ la morte che a volte
guarda dentro i vetri
come un passante una vetrina,
lo fa respirando forte
le braccia cariche di vento
e col vento si trascina
l'odore della nostra sorte,
un fondo di tempesta
una manciata di luce
così tenue che ci desta.
Parole per vivere
E' in fondo ai viali
nella città di sale
raccolti in una manciata
di alberi risorti
dopo la pietà del temporale
che gli uccelli di una stagione
sentono già la notte,
ed è una pena domestica
che lega loro le ali,
una pena senza ragione,
parole per vivere
che si ripetono uguali.
La scatola della buona sorte
E' alla fine di maggio,
se il vento è giusto,
che arriva il profumo dei tigli
e il cielo è una piccola
prova di coraggio
che entra a piccoli passi
nel buio dei nascondigli.
E' allora tempo di mordere
la polpa della felicità
conservata dall'infanzia
nella scatola della buona sorte
e nascondere in tasca
un torsolo di vanità
un nocciolo di grazia
da porgere alla morte.
Quasi estate
E' una maceria di luce la scuola
da cui i bambini
traboccano urlando
e scalciando come ciechi gattini
esposti alla lingua ruvida del sole.
E' quasi estate dentro e fuori
lungo i viali e nelle cartelle
è quasi tempo ormai
di uscire dalla nostra pelle
come uccelli migratori.
Sino a incontrare la pietra
E' come quando intorno
a un lume si parla di morte
e le si sfiorano i denti
e ostinati non si arretra
al suo ricamare le fronti
e si scava, si scava più forte
sino a incontrare la pietra,
sino alla durezza del giorno.
Aldo Ferraris, è nato il 24 maggio 1951 a Novara, dove risiede.
Ha pubblicato le raccolte di poesia: Miles (Regione Letteraria, Bologna -1972); La cattedrale sommersa (Rebellato, Quarto d’Altino -1978); Polimorfismi (Seledizioni, Bologna -1982); Ventidue mutamenti dell'I KING (TAM TAM, Mulino di Bazzano -1987); Guardiano di stagioni (Tracce, Pescara -1989); Mantiche (Anterem, Verona -1990); Codici (Anterem, Verona -1993); Horus, parola improvvisa (nell'antologia: 7 poeti del Premio Montale -Scheiwiller, Milano -1993) - quale uno dei vincitori del Premio Montale nella sezione inediti; Grande corpo (Anterem, Verona -1997); L'orgoglio dell'assenza (All'antico mercato saraceno, Carbonera -1999); Antichissima figlia (La luna, Cupra Marittima -2000 - con una incisione di Antonio Battistini); Acini di pioggia (Gazebo, Firenze -2002); Nulla sarà perduto (Archivi del '900, Milano -2004 - Premio Antonia Pozzi); Danza di nascite (Azimut, Roma -2006); Immensa creatura (Lietocolle, Falloppio -2008); L'ospite sulla soglia (Raffaelli, Rimini -2009); Chi non ha avuto perdono (Kairòs, Napoli -2011).
Ha curato e tradotto il poeta palestinese Kamal Jarbawi (Luce d’epifania, Giuliano Ladolfi Editore, 2011).
Il libro di filastrocche per bambini: Che dono vuoi bambino del mondo? (Fondazione Marazza, Borgomanero -2005 - Premio: La casa della fantasia). E' presente nelle antologie:
Poeti italiani nati dopo il 1950, a cura di A. Spatola (Cervo volante n. 15/16, 1983);
Ante Rem - Scritture di fine novecento (Verona, 1998); Il segreto delle fragole - agenda 2001 - 2002 - 2004 (Lietocollelibri); Così pregano i poeti (San Paolo, 2001); Vent'anni di poesia. 1982-2002 (Passigli, 2000); Il corpo segreto (Lietocolle, 2008); Documenti di viaggio (Torino Poesia, 2008); Pollockiana (Torino Poesia, 2009); Frammenti imprevisti (Kairòs, 2011).
Suoi testi sono apparsi, tra altre, sulle riviste:
Anterem, Atelier, Capoverso, Galleria, Gradiva, Hortus, La clessidra, Le voci della luna, Microprovincia, Niebo, Pagine, Vernice.