È il caso di Asia Torreggiani, giovane artista, ballerina e poetessa di origini marchigiane ma residente ora a Parigi, che con questa sua silloge d’esordio, L’altra mano, edita da Interno Libri nel 2023, rimodula profondamente questa interna dicotomia tra i propri sentimenti, il proprio mondo, e la realtà esterna; una realtà che vede lontana, distaccata, indifferente ai moti propulsivi e rigeneratrici dell’amore e degli affetti: “Due voci lontane dagli spazi, / delle bussole fisse, / non si spostano…”. È indovinatissima qui la metafora della bussola, ad indicare posizioni (leggi: comportamenti) stereotipati, standardizzati da una società, come quella odierna, che persegue un andamento esistenziale monotono, ciclico, quasi ritualistico.
Ne deriva un desiderio di distacco, di isolamento, un voler riportarsi in quest’altra parte, nel proprio intimo, nel proprio mondo di verità e di originalità: è "l’altra mano”, che rimane lontana ma che comunque fa parte di noi e deve essere considerata e integrata, per una comprensione più profonda della realtà e della vita: “Non sapevo, / che non si può / imparare / a sapersi tenere, / senza curarsi / dell’altra mano, / lontana, / dal cuore inquieta”…
L’amore, inteso in tutte le sue espressioni, ma soprattutto quello di coppia, passionale ed intenso, può essere il giusto collegamento, anzi il giusto collante, necessario a tenere insieme i due estremi, ad unire con un vincolo robusto la realtà esterna a questo nostro mondo ideale, a considerare tutto il creato come un unico corpo che si serve anche dell’”altra mano”, spesso sconosciuta, lontana, dimenticata. L’amore è tale da far conciliare ogni cosa e ogni persona: “Accettami / con i capelli sciolti, / senza raccogliere / parrucche da portare, / con il viso sporco / del mattino…” Questi versi, inclusi nel primo brano della raccolta, denotano dunque la forte volontà, il desiderio d’un amore possente e inclusivo che affermi e confermi la propria autenticità (Accettami come sono…) in un rapporto tra sé stessi, la propria vera natura, e la società esterna, indifferente e conformista.
Un dettato poetico suadente, scorrevole e ricco di rimandi e metafore: un inizio eccellente per la nostra giovane autrice, di cui riportiamo qui di seguito alcuni brani.
Due voci. Lontane
dagli spazi
Due voci lontane dagli spazi,
delle bussole fisse,
non si spostano. I passi, nemmeno
ad accompagnarli.
Sono due voci di una casa
dove vissi immobile
all’amore spento
dalle mani fredde, come stanche
di darsi mattina da sistemare,
coi cuscini arrotondati,
sento una voce che lasciai.
Parole alle stanze dei ricordi,
tu, nuovo usato,
parabola da raccontare.
Verbo nuovo, solita
inquieta porta, che accogli
mesta e scarna; le lucciole
in cerca di antri spenti
per farsi ritrovare.
Suonano accordi d’altezze
centrali, l’Appennino non rimbomba,
mancano tanti passi per le Alpi.
Quattro scarpe per vincere
l’amore, alto, freddo
il suo nome. Principessa,
fu lei e la montagna, i principi
dormono muti
dove le onde non possono rinchiudersi
alle sponde. Indietro, il corso
avanza.
Madre,
fa freddo oggi, mentre taglio il broccolo
del pranzo. Fa freddo
anche al ricordo di qualche abbraccio
chiesto come il pane
del primo angolo,
dell’ultimo minuto.
Soffiami le tue solitudini,
dimmi che non sono sola,
mentre piango nella folla
che si sfiora fino al sesso,
vuota al cuore. Dimmi
Mamma, fa ancora freddo,
ho bisogno d’altro fra le steppe,
il pesco,
e l’ultimo tulipano innamorato.
Ma parlami
Parlami ancora di come si
toglie una lacrima,
di come si coccolano
gli orsi in montagna,
di come la mamma
è diventata figlia;
parlami delle rose viola,
delle federe senza pieghe,
delle uova vendute
con il pulcino morto.
Parlami delle cose che
ancora racconti,
dimmi che non cambi,
lasciami stare meglio.
L’altra mano
Non trovo la pace
tra le foto
dei mesi passati,
c’era l’incontro
di corpi intensi,
e solo un cuore
a ballare,
un cuore a mancare,
a nuotare a vuoto,
inquieto.
Volevo insegnargli
la luce libera,
che non si può
imparare
a sapersi tenere,
senza curarsi
dell’altra mano,
lontana,
dal cuore inquieta.
Portami il vento
con le rondini unite, la curva
dell’infinito lasciata in cielo.
Portami le luci
di tutte le albe che conosco,
materia pura,
giorno lasciato sgombro,
grembo delle ore scure
e il germoglio ormai nato.
Articolami le labbra
morte, come se dovessi
succhiare spicchi d’arancio
e prendere l’amaro
di un succo falso,
per noi,
per entrambe
le piante seccate,
in un campo siculo
nudo alle nebbie
alte.
Asia Torreggiani, L’altra mano, Interno Libri Edizioni, 2923
Asia Torreggiani, nata in provincia di Pesaro-Urbino (1994), ballerina-interprete professionista, oggi vive a Parigi. Le formazioni di danza, a Siena prima, a Parigi poi, si uniscono agli studi accademici (Università di Bologna, Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, Université Jules Verne d’Amiens). Con questo bagaglio poliedrico, Asia si consacra oggi alla danza e alla scrittura. L’altra mano è la sua prima raccolta.