È il lavoro di ogni creativo, di ogni poeta. E Marco Aragno non se ne sottrae, anzi lo conferma e lo consolida, addirittura intitolando questa sua recente raccolta “Sonder”, alludendo direttamente a questo lavoro incessante di ricerca a tutto campo, di indagine introspettiva ma anche della realtà che ci circonda: sonder, sonda, scandaglio.
Ma qual è, volendo entrare più nel dettaglio, la forma più efficace che può assumere questa sorta di scandaglio, per un poeta? Sicuramente la capacità di tradurre in parole e versi la realtà osservata, o meglio, “tastata”. Si tratta dunque di un tentativo di traduzione della realtà attraverso l’arte in genere, e nel nostro caso tramite la parola poetica, cercando di raccogliere quanti più aspetti, àmbiti e articolazioni possibili, stante la vastità quasi infinita, e pure frastagliata e fumosa, di questa. Per questo motivo, Aragno ha voluto compartimentare, in un certo senso, il suo universo in questa sua raccolta poetica, in sei capitoli (“E noi siamo qui”, “Vicende naturali”, “Primordi”, “Altri mondi”, “Malva” e “Viaggi binari”), affidando ad ognuno di questi una sua particolare modalità di osservazione e di riflessione sul mondo.
Ne emerge un quadro d’insieme rilevante, il cui filo conduttore è prevalentemente costituito da una sorta di ricerca di una vera umanità, in un mondo che sembra vada alla deriva, in una società che sembra abbia perso il vero senso della propria esistenza, lacerata non solo da conflitti e ingiustizie continue, ma anche dalle banalità e dalle superficialità quotidiane: “Abbandonati gli ultimi carrelli / dai clienti del centro commerciale / restano solo le insegne / ad accendersi intermittenti / sull’asfalto bagnato della sera”.
La raccolta si mostra omogenea e sempre aderente al tema di fondo che l’Autore si è proposto di seguire, naturalmente con i molteplici àmbiti descritti, soprattutto quello relativo ad un cosmo da riconsiderare con maggiore serietà e sacralità: un cosmo che include anche il mistero della nostra formazione mentale e della nostra evoluzione: (“E forse sei tu / anche adesso che è sera / e il cosmo intorno si espande / in millenni di oscurità / a oscillare come una sfumatura / un tremore alla finestra, / indecisa se farti materia / o restare fumo – idea / ferma a un passo dal mondo”).
Elegante ed efficace il lessico, nei versi non manca un buon ritmo e la potenza allusiva e metaforica delle espressioni. Un testo interessante, propositivo e gradevole.
Proponiamo qui di seguito alcuni brani tratti dalla raccolta.
Tieni a mente le notizie sparse
gli avvenimenti minimi
i fatti relegati ai margini del viaggio.
Tieni a mente l’insetto che annega
nella goccia del finestrino
e scivola agli angoli della visuale
corpo affiorato mentre fissi il paesaggio
smarrito in un giorno di pioggia
Ti cercano nelle circonvoluzioni
cerebrali, nel cranio aperto
sul banco delle sale operatorie
anomalia da esaminare
sotto lampade chirurgiche
da camici bianchi riuniti in cerchio.
E ogni volta resisti, mio cerebro
coscienza sfuggita
a ogni formula anatomica
universo annidato in millimetri
di materia, fine viluppo di cellule
che fa accadere negli occhi
la forma del nostro viso
traduce in racconto l’evento
della strada alla finestra
il verde degli alberi, le auto immerse
nel flusso del traffico – invisibile
scossa alla tempia
frazione elettrica o sinapsi
che ci fa presente a questo momento
ci fa dire – sorridendo – che è giorno
il cielo sopra la città è limpido
un fuoco scalda l’interno della stanza
e noi siamo qui
Abbandonati gli ultimi carrelli
dai clienti del centro commerciale
restano solo le insegne
ad accendersi intermittenti
sull’asfalto bagnato della sera.
I piccioni radunati nel parcheggio
entrano nel teatro dei consumi
riportano in scena l’istinto
avventandosi a capofitto
sul cartoccio lanciato dal finestrino
Salto evolutivo
Fu quando pronunciò il “tu”
al culmine dello scambio, nel suono
salito dal fondo della gola
che l’altro cominciò a esistere,
a significare
in uno spazio bianco, mentale
spostato dal calco del visibile
a un livello più profondo della materia
A volte mi parli ancora
e lo fai dal cuore
freddo di una stella
un astro caduto fuori dall’orbita
non più visitato dal tempo;
ti aspetterò come il bagliore
che sfugge ai telescopi
raggio che attraversa
meteoriti e inverni di galassie
per rompere nell’atmosfera
nella calma di un giorno terreste.
E forse sei tu
anche adesso che è sera
e il cosmo intorno si espande
in millenni di oscurità
a oscillare come una sfumatura
un tremore alla finestra,
indecisa se farti materia
o restare fumo – idea
ferma a un passo dal mondo
Sarà come rifiorire dalle ossa
forse malva, o forse rosa
non avendo gli occhi ma linfa
con cui dal buio
provare a immaginare il mondo;
sarà come piegarsi alla corsa
dei bambini che attraversano le piazze
per morire sotto i piedi
e lasciare sul dorso degli insetti
un seme da portare altrove
Marco Aragno, Sonder; peQuod Edizioni, 2023
Marco Aragno è nato in provincia di Napoli nel 1986. Lavora
come giornalista professionista presso l’emittente televisiva campana
Teleclubitalia, canale 77. Esordisce in poesia nel 2010 con Zugunruhe
(Lietocolle), a cui segue Terra di Mezzo per Raffaelli editore (finalista al
premio Rimini 2015). Suoi testi poetici sono apparsi sulla rivista “Poeti e
Poesia”, sulla rivista “Italian Poetry Review” della Columbia University, su
“Nuovi Argomenti”, su “Nazione Indiana”, su "Poetarum Silva" e sul
trimestrale di Poesia “Atelier”. Ha pubblicato due romanzi: Absolute (Confine
edizioni, 2015) e Cancellare la città (Transeuropa, 2018).