Presentiamo con piacere in questo spazio, che dà la
possibilità ai cultori della poesia di leggere e commentare versi di Poeti
contemporanei, alcuni testi della giovane poetessa napoletana Paola Di Gennaro.
Paola è infatti nata a Napoli, dove insegna letteratura
inglese. Ha vissuto a Londra, Parigi e Tokio. Ha pubblicato studi critici di
letteratura europea e giapponese, traduzioni e racconti. Nel 2010 ha pubblicato
la sua prima raccolta in lingua inglese, intitolata Destiny Please, apparsa nel volume Poetry Pieces of Europe e nella
rivista berlinese Sand. Nel 2016 è stata impegnata nel Laboratorio di Poesia
organizzato dalla Fondazione Premio Napoli nel carcere di Secondigliano.
"Ancora storia" è il suo recente libro di poesie,
pubblicato nell'aprile di quest'anno, 2017, per i tipi dell'Editrice Zona di
Lavagna (Ge).
Si tratta, come si potrà osservare leggendo qualche testo
del libro riportato qui di seguito, di una poesia asciutta e fulminea che si
struttura sul senso della storia e del suo procedere per scenari apocalittici e
disgreganti, come ad esempio il crollo delle torri gemelle nell’attentato
terroristico del 2001. Traspare questo senso di disfatta nelle poesie della Di
Gennaro, ma anche un invito alla ricostruzione, alla speranza, come velatamente
si può evincere nei versi finali, pregni di un’amara constatazione: "Dovremo rassegnarci a cucire solo asole a
metà / a stringere fessure di ferite poco aperte / a mietere false mattutine
vittorie / appassite all’ombra di una Bibbia inerte".
Ecco dunque qualche brano tratto dal suo libro:
Sei più attinente al falso che al vero
alla mia fantasia più che al tempo
di quel tempio che eravamo
anni addietro in videoclip
con armonie ossee e crepitii di note
Storia
non so ancora se sei seria
o mi canzoni in sinestesia
se l'armonia esiste o si scompone
se ancora persiste il tuo nome
***
Il mondo crollava in centodieci piani
moltiplicati per due e molti milioni
(soundtrack)
tu intanto morivi
prendevi una scala e saltavi giù
di tua insana pianta
da un montacarichi
tra pagine ancora da stampare
fogli bianchi già impolverati.
Coscienza
La coscienza è successo muto
muti
siamo muti
e più perdoniamo più siamo muti
siamo muti, muti.
E i tarli
i tarli che fanno buchi tra le file di legno
e tra le memorie accese a testa china
sui buchi dei tarli
la storia cresce tra mani e lacrime
incensi ed errori
i tarli muti
mettono in croce e pace
e noi muti, siamo muti tra le righe
siamo muti nella rabbia buttata giù
tra i tarli e le mani incrociate
proprio lì, in mezzo ai corridoi.
Siete
Ma non piangevo per voi.
Scrivo forzata alla vita
da poesia più forte di me
che forgia la storia
muovendo oggetti in accordo.
Intonsi i corpi di fretta
tra strisce di plastica imperfette
mentre tesso taciti accordi
col destino e il parrucchiere.
Osserva quella sorte
che ti ha fatto amante di donne
che amano Cristo
tra una croce e l'altra.
Ho offeso York e Lancaster.
Come i loro cipressi le colline in fila indiana
mi dicono che a vincere è il movimento
perché chi ama non muore che in un punto
che resuscita in ogni momento
(ritento)
La storia è un incubo
da cui riesco a svegliarmi troppo spesso.
E i giornalisti assertivi scontati
(un buon prezzo)
E gli intervistati narcisisti
E i sorrisi dei padri di figli sopravvissuti alle stragi
E queste idee, queste idee accumulate solo grazie al tempo,
alla vecchiaia che si intravede, che si comincia ad
annusare,
che ci si arrende ad amare.
Dovremo rassegnarci a cucire solo asole a metà
a stringere fessure di ferite poco aperte
a mietere false mattutine vittorie
appassite all'ombra di una Bibbia inerte.
By this,
and this only, we have existed.