Ecco dunque dopo una breve sosta la voce di un poeta campano, di Pomigliano d'Arco per la precisione, che sta salendo molto bene l'erta strada del fare e proporre poesia: Carmine De Falco. Conosco personalmente il giovane poeta, per averlo tra l'altro inserito nella recente antologia "Attraverso la città", Editrice Scuderi, Avellino. E di città lui parla ancora, analizzando e selezionando nei minimi termini attimi e figurazioni, stati d'animo e sprazzi di pensieri, il tessuto urbano e le persone: con un linguaggio nuovo, quasi in sordina, quasi osservando dietro la porta, ma preciso e geometrico.
Proponiamo qui di seguito alcuni testi dalla raccolta inedita "Diaro Climatico 2007", chiedendo ai lettori che ci seguono un loro gradito parere.
Da "Diario Climatico 2007" - Raccolta inedita
Nota dell'Autore: “Congeleremo l'inverno” è apparso sulla rivista "Tabard" (Università di Bologna); “Il caglio” è pubblicato nell'antologia "Vicino alle nubi sulla montagna crollata" (Campanotto).
Carmine De Falco (Napoli, 1980) ha pubblicato Italian Day – una giornata italiana di maggio 2008 (Kolibris, 2009), poemetto in quattro parti; la silloge Linkami l'immagine (Fara 2006); ha partecipato a numerose antologie, tra le quali Pro/Testo, a cura di Luca Ariano e Luca Paci, e Nella Borsa del Viandante, a cura di Chiara De Luca (entrambi Fara 2009) e nella recente antologia Attraverso la città, a cura di Giuseppe Vetromile (Scuderi Editrice 2011). Ha scritto l'opera a quattro mani con Luca Ariano “I Resistenti”.
Gli oggetti nei posti sbagliati
silenziosi quando non serve
la gente che non invecchia
e quelli che scoglionano il punk
Ilse si appende alle cose e si
lascia galleggiare, i piedi per aria
e la testa in un mare calmoazzurro
su di un cielo disinnescato, stende
sulle cose la sua giacca, le scarpe
di occhi chiari appena fatti brillare
***
Napoli regala un tiepido sole tout court
modelle slave invadono il mondo
della moda e ne abbattono gli stipendi,
bellezza che redistribuisce
cinica e malevola
per Marlene non si devono avere riguardi
la noia più che altro
se il corpo è il tuo capitale
***
Congeleremo l’inverno un po’ nel freezer,
un po’ nel banco frigo del market
sotto casa, più giù dei pilastri l’inverno
in un agone a luglio col collega che accende
il condizionatore a manetta. Il calorifico a novembre
per lo sfizio di restare in maglietta, a maniche
corte un po’ all’aperto la sera sul balcone
per avere fresco e scaldarci
poi le mani sul metallo del sifone
del viaggio esotico per l’ebbrezza
del tifone atlantico, restare
in guardia penzoloni per lo tsunami
nel Pacifico: scappare in tempo,
con grazia
senza far la figuraccia
del fifone.
***
Stampa fotografica
A1 su carta patinata
di 10.000 distinte tinte
d’azzurro non visibili
dall’occhio umano più una
per la didascalia
***
Dicono che a Berlino c’è un locale
con una balconata su una piazza interna [ma non è una balconata
che dà verso la piazza interna
(che non è una piazza interna)], la balconata è un lungo pisciatoio
con canali di scolo, e la piazza è una piscina (che è una piscina)
– dove la gente fa il bagno – che raccoglie i flutti dai canali di scolo.
***
Il caglio fresco non va ingerito.
Ci respirano addosso, sento,
un fiato che non è mio in aria
che non è dolce. Lasciano fiori
contaminati. Ci beviamo
brucellosi, ritardi, vuoti
legislativi e l’amore dei gatti
di febbraio.
L’oro bianco s’è macchiato
Si cade sull’Appennino Centrale
da fermi, ci si rompe le ossa
a peso morto. Fratture
scomposte, rotture di polsi,
fasce ed ingessature
Le Calle cominciano a sbocciare
in anticipo di due mesi e mezzo
dovrei retrodatare il compleanno?
Siamo nati tutti un po’ prima, qualcuno
non è nato. Ci saranno conseguenze
sul ciclo della nostra pelle?
Ma a Pomigliano era il tempo
della spazzatura accumulata
delle mattine super umide velate
da un leggero e distribuito
strato di fumo, decomposizione
e diossina.
La gente non vuole
gli inceneritori per poter incenerire?
***
La nuova era delle mosche
Napoli così sporca m’impregna
di sale marino e spazzatura,
la domanda sospesa è: meglio
i topi o la diossina?
C’è un senso di fine che ci scorre
accanto eccessivo. Ma alla buon’e meglio
lo ignoriamo negli uffici
condizionati, dalle finestre
sul mare che sembra
indifferentemente blu.
Camminare è necessario per non
appiattire il culo sui rientri delle sedie
ergonomiche di uffici e studi
treni e tram pininfarina.
Lo scacci come mosca e ti ritrovi
già nel bus pieno di gente.