venerdì 19 agosto 2011

Anila Hanxhari e il suo "Brindisi degli angeli"

Anila Hanxhari è una poetessa originale e sorprendente. Ho avuto il piacere di incontrarla e di apprezzare la sua poesia in più di una occasione, ed ora volentieri pubblico uno stralcio del suo recente lavoro, ancora inedito, ma che presto sarà dato alle stampe, dal titolo molto significativo, "Brindisi degli angeli". E sono d'accordo con Giuseppe Conte, quando nella prefazione a "Cicatrici d'acqua", afferma che Anila Hanxhari ha un talento davvero straordinario: la sua parola colpisce duramente, acceca, dà le vertigini...
In effetti credo che la poesia di Anila sia dura e spietata, ma solo perchè ella sa guardare bene nel cuore del mondo e dell'uomo, annotandovi la frequente piattezza di sentimento, il devastante egoismo e l'assenza quasi totale di amore. Amore che la poetessa cerca e ricerca continuamente, con tenacia e speranza, perchè è convinta della sua presenza impercettibile e distaccata, ma baluginante nelle cose e negli angoli più segreti e riposti. Il suo linguaggio è secco e veemente, spesso allegorico o addirittura simbolico. Ne scaturisce una poesia che incide e impressiona, ma al tempo stesso ammalia e coinvolge. Il lettore, come sempre, saprà aggiungere altri preziosi commenti.

Le seguenti poesie sono tratte dalla raccolta inedita "Brindisi degli angeli"

1) l’amore è l’illusione del compimento

L’amore è essere vigliacchi
Se appoggio il cuore alla tua spalla
Me lo lasci cadere me lo insacchi
Chiudi i tuoi buchi li rinsani
Fai un Dio di corvi e sangue
Sono piede dove la rugiada
Si ferma per andare altrove
Nel nome dei fiori dei vinti
Alle costole che tu sfini con l’affetto
Io sto zitta come la luce
L’amore è incontrare l’illusione del compimento
E congedare l’eterno

Se il vento fosse uomo soffierebbe
Dove l’anima lo rende amore
E si svuoterebbe come una nuvola
Per incontrare il suolo prima della pianta del piede
Danza di Dio che non teme la sua forza
Se fidarsi è rimanere fermi
E dal crocifisso perdonassimo il dolore
Se dalla fame ci concedessimo l’equilibrio
Della formica nel nascondiglio
Se dal flauto congedassimo le note
E dal ristagno cucissimo a punto croce l’aorta
Se dal grano facessimo l’uomo
E dal bene saltassimo il sangue
Se il vento soffiasse dal basso
Dove la danza ha le radici per metà nell’acqua
E per metà nel gregge
Allora DIO sarebbe nel palmo come un occhio
Che tira le sorti del cieco
E l’uomo sarà nel suo angolo di tiro
Come la nuvola all’altra nuvola concede la schiena


2) Costruire un figlio che cala il sipario

Come posso legare la tua lingua al tronco
Rimanere di fronte formica a formica
Accoppiarci con il ventre di foglie
A fare un’ombra di stagione

Come posso fermare il tuo nudo
Che sviscera sulla mia pelle
Schiodata dalla terra
Ed essere la fame che ti sfama
Mentre mi scongelo sotto la tua carne e piovo
con una nota di lattine vuote
Legate alla caviglia che stringi e converti
Per fare di me la sposa che non ami

Come posso grandinare e non perderti
In tanto rovescio di cuore e denti
assediare il tuo amore
Che non ha terra
Ma  l’alba che aggrovigli nella mente e premi
Per avermi una sola volta e poi ancora
Perché tu credi nella stagione
Ma non nelle piogge nelle nevi che vomito
Quando mi fai piangere e mi sgrembi e mi sfarfalli
Per dirmi che i miei pugni sono troppi
E io il meglio che ti poteva capitare
E tu l’ultimo giorno del meglio

Fai cadere i tronchi e precedi il padre
E respiri me per spiarmi
Costruisci un figlio che cala il sipario
Dal dolore del cane che non abbaia

3)  L’amore è il brindisi degli angeli

L’amore è
Quando mi voltasti per riconoscere
Una bocca mangiata dall’attesa

L’amore è galleggiare sulla tua stessa lingua e venire a galla
Come una perla o un uovo saltato
È la testa di una formica che si nutre di noi
Come una spilla nera ci ferma il brivido
Poi ci succhia l’odore per morire sazia
E noi ci accorgiamo della mancanza
Del latte materno

L’amore è attraversare la donna la marcia la tinta
Dei fiori che crescono da una sola impronta
E rubare una rosa dalla gonna di cotone di tutte le donne
Volteggiandola sulla mia pelle umida e raggrinzita.

L’amore è senza gambe in autoreggenti
Anche i fiori muoiono dal gambo come l’amore
L’amore non ha neve ha il mio ventre
Che nevica in ogni domanda
Io premo contro la bocca e non bacio
Manco di labbra

L’amore è sbracciarsi e rimanere con il fiato nel sangue
Aspettare che la seduta sia il brindisi degli angeli
L’amore è possibile come un'ala che si posa e si stacca
È cavalcare la possibilità diventare croce e ala
L’amore è la tua mano sul mio ventre
Che lascia l’acqua all’acqua
Separando ciò che è irrimediabilmente unito

L’amore sono i rami spogli
Quando l’albero è in piena stagione
La sostanza dell’occhio del cieco che fissa
L’anima e lo vince
L’amore è il grano del grido
Che ci restituisce la veglia del pane
È il sesso che trema un isolato
Dal falò delle dita senza gabbiani

L’amore è l’ora che te ne sei andato
Quando ti ho chiesto di amarmi
Se il palco fosse il ventre
E i cani che ringhiano di notte

4) Mamma ho fretta di non avere fretta

Non sono cento per cento una cosa
Ho l’identità del pagliaccio
Con la bocca audace e gli occhi infarinati quando strofino gli angoli
Sono quanto basta la mia ombra con le guance rosse
Con i capelli lunghi fino alla ruota della macchina
La mia ombra che ha fretta di sorpassare il pagliaccio
E dalla tasca bucata dal test di gravidanza
Che sarà reso noto prima o poi
Quando farò l’amore
Mi ricorda la testa che lascio dappertutto
La mia ombra gigante con il collo stalagmite
Ci passerà un piede da bambino semplicemente
Per il gusto dello scricchiolio

Mamma dimmi chi si crede di essere l’amore                                          
Si prende tutto il merito e il demerito delle sensazioni
Talmente concentrato di stare al mondo
Dimentica di respirare a volte
Dimmi mamma che cos’è l’amore
Se mentre crescevo la rosa lanciava il mio cuore
Come una pietra con il suo gambo
Tu mi dici che ho due cuori dentro al corpo
Dove ogni tanto sbatto il naso
Io che invecchio a gocce
Perché tarlo e acqua mi hanno fatto castello di sabbia
Se nella morsa dei tuoi occhi hai limato
La mia bambola di stoffa per essere formica
Mi hai addestrata ai confini
Quando l’amore non basta
Di non cadere mamma perché sono tarlo e bocca
e mentre mi specchio vengo sempre a galla
a morto
ma ora dimmi mamma che cos’è l’amore
quando si spara per scegliersi come corpo
raso al suolo
e lì ci si cammina sopra con i cannoni
l’amore pieno di trappole mamma
pieno di toppe
e tu che mi dici, amore
sono gli uomini gl’ingorghi

Anila Hanxhari è nata nel 1974 a Durazzo (Albania), vive a Chieti. Ha al suo attivo per la poesia le raccolte Io tu e l’anima, Assopita erba dell’est, Cicatrici d’acqua (prefazione di Giuseppe Conte), Brinidisi degli angeli (in uscita); è presente nell'Antologia "Nuovissima poesia italiana", a cura di M. Cucchi e A. Riccardi, Mondadori, 2005. Sue poesie sono apparse su "Lo Specchio" de "La Stampa". Ha vinto premi (tra cui il Premio Camaiore-Proposta 2002 e il concorso RAI Miss Poesia 2006), è stata invitata in diverse manifestazioni letterarie (tra cui il Festival Internazionale di Poesia di San Benedetto del Tronto 2004 e il Festival di Mantova 2006). E’ Presidente dell’Associazione Culturale “Italfida”, con cui ha ideato e curato molte rassegne di letteratura e arte. E’ anche pittrice presente in diverse mostre collettive e narratrice (in via di pubblicazione il romanzo Maria delle caramelle).

10 commenti:

  1. ...e il pensiero si denuda, si deforma, diventa orizzonte, la linea di confine tra tutto e niente, tra sempre e mai. La frontiera irreale dove divinità e demoniaco si danno del tu, nel rincorrersi emozionale. Anila, centro dell'universo lirico, e tenebrose malinconie, per noi che increduli e affabulati, ne beviamo il succo...


    Francesco di Rocco

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  2. salvatore fittipaldi22 agosto 2011 alle ore 10:14

    COMPLIMENTI

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  3. parole forti non tutti sano capire.
    significativi..

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  4. grande forza prorompente, grande sensibilità interiore, grande ricerca letteraria

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  5. Leggo Anila Hanxhari da diversi anni e trovo la sua poesia allo stesso tempo addolcita quanto maturata. Questa poesia racchiude tanta sofferenza, è fuoco, toglie i margini e orienta lo sguardo su più fronti. Per leggerla bisogna in un certo senso sbucciare tutte le pelli che teniamo addosso come per denudarci e leggerla, così si riescono a percepire tutte le immagini forti contenute dentro.
    E' una poesia viva, emana vita, forza generatrice; è cruda, è madre partoriente.
    Complimenti come sempre....
    Questa pubblicazione sarà ancora in doppia lingua, con la versione albanese a lato o no?
    A rileggervi,
    Anila Resuli

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  6. - io sto zitta come la luce -
    una scrittura scintillante e feroce, che regala una lettura ricca di sobbalzi, di emozioni forti, sono versi che chiedono di essere letti e riletti, molto apprezzata!

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  7. “Costruisci un figlio che cala il sipario/ Dal dolore del cane che non abbaia”.
    Questi ed altri versi intensi, forti, altamente comunicativi e sentiti, sono rappresentativi della poesia di Anila Hanxhari, colma di cicatrici, e anche di una dolcezza che stenta a palesarsi, ma che traspare dalla quasi costante, feroce ricerca d’amore. Quindi, abbiamo una poesia istintiva e affabulatrice al tempo stesso, in cui si rincorrono i termini per così dire sacri del poetare, mescolandosi a quelli più inusitati e aspri (ma adatti per esprimere la disillusione dell’anima) e le metafore si fanno spesso germogli del modo di pensare e di percepire le cose dell’autrice, del qui e dell’oltre in cui incontrare, almeno incontrare l’illusione del compimento chiamato amore.
    Complimenti davvero,
    Mariolina La Monica

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  8. HO ESAURITO I TERMINI PER LA TUA POESIA, PER QUI MI LIMITO A DIRE: ANILA, CIOE' INIZIO DI OGNI PAROLA.
    francesco di rocco

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  9. Ringrazio tutti per i vostri commenti profondi, grazie per l'ospitalità Giuseppe....Anila Hanxhari

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  10. E'IMPOSSIBILE LEGGERTI SENZA DIRTI QUELLO CHE SENTO ...TI HO TROVATO SOLO PER PER ... PERDERTI ??? LA STORIA DELLA VITA PURTROPPO E' FATTA SOLO DI POCHI ISTANTI ...! UN SALUTO THONY

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