martedì 10 luglio 2012

Musica e poesia nei versi di Federica Giordano


Musica e poesia, poesia e canto, melodia e ritmo. Il sentire e il vibrare dei suoni nell'intimo, con una poesia accorta e delicata, emergono evidenti nel dettato poetico di Federica Giordano, nuova voce femminile ma già dotata di ottimi registri e originalità di espressione, che non è mai monotona, bensì ricca di variazioni tonali. E la sua poesia abbraccia tutto il possibile, dalla riflessione intima alla descrizione dei quadri esterni, che comunque offrono lo spunto ad ulteriori meditazioni e riflessioni. Il che fa di Federica Giordano una poetessa completa, ottima osservatrice, autentica, capace di tradurre in versi qualsiasi situazione, sentimento o stato d'animo.
Proponiamo qui di seguito, per i nostri affezionati lettori, sei poesie: le prime quattro inedite, le ultime due tratte dalla sua raccolta "La parte che ti ho affidato", BoopenLed Edizioni, libro che è stato recentemente presentato con successo a Sant'Anastasia dal Circolo Letterario Anastasiano.
Saremo grati a tutti gli amici che vorranno aggiungere qualche loro interessante commento.

Ad un liutaio di Praiano

Salvo nel suo guscio d’ostrica,
vive col tempo degli intagli.

Solitario davanti agli attrezzi,
aspetta che l’intarsio guidi la mano
come si fa con la carezza,
che l’occhio si stringa dopo la sosta
sul piano di lavoro del mare,
che quel suono sentito su pagine antiche
non gli sia troppo lontano.

Poi rintanato tira la voce ai figli
raschiando il palissandro,
luminoso ciliegio, apre le labbra,
gli allarga le vocali,
gli scava il timbro nella gola.

Solo nel suo guscio d’ostrica,
l’artigiano del mare,
l’ebanista di suoni.

***

Le nostre mura

Voglio pensare
che sia sempre lì
il suono che abita la casa,
che io possa trovare
i tuoi segni grattando
con le unghie le nostre mura.

Posso dire domani
senza che mi crolli addosso
il dominio delle ore.
Senza che il cardo
dove cammino si butti
disilluso, nel vuoto.

Mi prendo il tempo che serve
per farti bambino.

Sarò sempre sull’orlo
spiegazzato della curva,
il ponte mobile
tra fede e misura.

Irresponsabile!

Quante uscite di scena
silenziose o a grande voce
oltre la visione.
La memoria è il regno della neve.

Il soffio che io cerco.
Voglio che tu metta sulla mia mano
la perla dell’infanzia più segreta,
quel passato che escogita lunghe trame,
che ancora fa cosa, ancora misura.

E’ la contrazione involontaria che nascondi,
l’impressione che non vuoi dare,
e poi casuale, l’invenzione.

E’ questo che nelle unghie
voglio serbare.
Niente segna il corpo
più del lavoro.
La sfregatura delle mura,
e i lividi sulle dita
mi fanno mani da sarta
segnata ma viva.


***

Pompei

Bianco sboccia un palmo
dalla gracile terra
come tonda conchiglia,
come scheletro di gesso
si apre la mano dal terriccio;
ossute si stirano dita
nel cielo, vino rosato nel vetro,
gli insetti cuciono ronzando
le sagome alla pietra.
Emerge dal sonno
quell'umida mano,
oltre lo strapiombo della storia,
dove il gabbiano plana,
poggiando le ali alle ombre
dimagrate della sera,
lì dove le cose cadono insonni .

Quella pietra longilinea
è il risveglio di madre antica,
posata sul suo resto,
il movimento anchilosato
dell'affresco.

***

Sotto una lampada rotta

Sotto una lampada rotta,
si raccoglie come una lumaca
la voce del teatro.

Quel verso corale
che ha unito
i bianchi ascolti.

Una voce d’inverno,
forse nostalgia della neve,
i suoni azzurri affidati alle nebbie.

Visi da commiato
con in bocca una fresia,
un applauso ai fiori.

Voglia di ascoltare
lì a Montedidio.

***

Le sorgenti

Riecheggiano attraverso gli anni
i rumori del passato sommerso.
Acque svelte e pure,
riempiono svelte
gli orci dei contadini sudati
sotto il sole delle campagne,
lo sguardo all’aratro e alle figliuole;
le mani rosse come la terra dei campi,
lo scricchiolare delle carriole.
Anche le donne accorrono
agili alla conca naturale,
saltano sulle asperità
dei visi delle madri, rughe di Puglia.
Le giovani spose, con tonfi regolari,
sciacquano via la prima notte di nozze,
la sera precedente era finita presto,
quando la luce dietro le persiane
si era spenta prima,
il bianco candore delle lenzuola,
pulizia sorgiva sotto occhi
partecipi e bocche chiuse.
E pulizia delle anime della gente,
si confessa sommessa,
acqua corrente, pensieri e parole
di genitori e di prole,
insieme, i ragazzini
in là guardano al mare,
saltellano sugli scogli,
scrutano in basso, cercano i granchi.
Le donnine si bagnano le gonne.
Dal cuore della terra
l’acqua continua a parlare,
il popolo si accorda e canta,
canta storie e sorprese,
la vita del “tristu Furese”.

(Testo tratto da “La parte che ti ho affidato”, Boopen Led Edizioni).

***

Un’altra idrografia

Sussurra l’acqua
gocciolando alla grondaia.
Uno scricchiolio legnoso
risponde, resiste tra fitte corde di pioggia.
Giunge all’orecchio,
continua il ticchettio dei tetti,
lo scroscio delle pozzanghere
sovrabbondanti.

Sul mio viso c’è un’altra idrografia,
più silenziosa delle altre.

 (Testo tratto da “La parte che ti ho affidato”, Boopen Led Edizioni).

Federica Giordano è nata a Napoli nel 1989.
Si è laureata con 110 e lode in Lingue e Culture moderne con una tesi in traduzione letteraria dal tedesco dal titolo “Traduzione e traducibilità della poesia. Porcellana di Durs Grünbein”.
Nel 2008 ha pubblicato la raccolta poetica "Nomadismi", Edizioni Il Filo.
Nel 2009 è stata autrice del testo in musica "Favola di Mezzanotte", musicato dal compositore G. Mancusi.
Nel 2011 ha pubblicato il volume di poesie "La parte che ti ho affidato", Boopen Led Edizioni.
Suoi testi hanno ottenuto segnalazioni a premi e concorsi, tra i quali il Concorso "Omaggio a Mario Luzi.
Alcune sue poesie vengono pubblicate su riviste specialistiche e siti di poesia.
Numerose le partecipazioni a reading poetici e rassegne letterarie.
Tra i suoi interessi, la musica e il tango argentino.









10 commenti:

  1. Una poesia ricca di echi, di maestri, di scelte letterarie alte che però non guastano l'insieme, originale e calibrato. Un saluto all'autrice e al caro amico Pino. Stelvio Di Spigno.

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  2. poesia che si muove in un territorio espressivo già ben delineato e coerente ed è capace di uno sguardo originale sul mondo fin nei dettagli; la temperatura emotiva è alta ma l'autrice riesce a mantenere salde le redini di una opportuna misura; efficaci e condivisibili le parole di presentazione di Vetromile
    bruno galluccio

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    1. caro Bruno, grazie per il tuo commento. Mi fa piacere che tu abbia colto l'aspetto della misura che mi sta molto a cuore. Grazie ancora

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  3. Un ascolto in cui mi ha colpito la delicatezza dell'espressione, come dice Pino. Un pensiero di
    cui apprezzo la ricerca evidente del tono, o misura.
    Una poesia cui auguro il continuo
    conseguimento della potenza. Carlo Di Legge

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  4. Scrivo proprio appena letto le poesie. A caldo.

    Della prima è degna di nota la consecuzione verbale apre allarga scava.
    La seconda si vede che è lavorata ed è ben fatta, per me la migliore.
    Pompei solo gli aggettivi anchilosato longilinea.
    La lampada rotta c'è solo un gioco di sinestesia.
    Un'altra idrografia è buona. La fanno buona il titolo e gli echi letterari.
    Non giudicare troppo rigorosa questa analisi e non pensare che chi l'abbia scritto sia un superbo è solo seria.

    Con sincerità
    RAFHAEL ARTHUR LIGUORO

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    1. Ti ringrazio Rafhael per aver condiviso le tue opinioni!
      grazie

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  5. Le faccio i miei complimenti per la densità del suo sguardo sulle cose, il suo lavoro nobilita un genere, quello della poesia, all'interno del quale con troppa leggerezza e superficialità ci si improvvisa poeti.
    Lei è poetessa, nelle sue fibre pulsa un anelito che lei asseconda con la ratio, l'intuizione e il sentimento. Se sostanzia tutto ciò anche nella carne e nelle ossa farà meraviglie e potrà condividerle con noi, suoi affezionati lettori.

    Un estimatore

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  6. Trovo molto emozionante il modo in cui l'autrice riesce a coinvolgere il lettore, anche non necessariamente abituato alla lettura della poesia.
    Le immagini e le sensazioni evocate o il racconto della quotidianità sono, spesso, molto diretti ma mai banali.
    Credo che approfondire la conoscenza dell'opera di questa giovane autrice contribuisca in maniera modesta (ma significativa) a ristorare le persone attente e curiose dall'appiattimento emotivo di cui purtroppo questa epoca, a mio avviso, rischia di diventare vittima.
    Da seguire sicuramente.
    Francesca

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