venerdì 17 maggio 2019

Il gioco delle parole in "Ecolalia" di Marialoreta Mucci


Con grande piacere e condivisione accolgo la presente raccolta poetica di Marialoreta Mucci, dal titolo davvero singolare, "Ecolalia", in cui l'autrice dimostra di possedere una portentosa e coraggiosa padronanza di un dire poetico originale, forse unico, personalissimo e, nel suo insieme, molto intrigante e capace di coinvolgere il lettore portandolo al di là dei soliti schemi che, normalmente, un componimento poetico, anche di pregio, suggerisce. La raccolta, infatti, costituisce a mio avviso un validissimo esempio di come la poesia possa rivelarsi alta anche se pensata, progettata e fondata utilizzando termini inusuali, che esulano dalla quotidianità, e non solo: ma anche con l'intelligente e, direi indovinata, giustapposizione di parole nei versi, con l'uso opportuno di figure retoriche quali, soprattutto, l'allitterazione e la paronomasia (disseminate lungo tutta la raccolta, come giustamente evidenzia il prefatore Alessandro Carlomusto).
Il gioco delle parole è evidente, e qui supera ogni aspettativa, diventa ossatura primaria del corpo poetico generale, fornendo al lettore sussurri e colori, suoni soprattutto, e armonie che riecheggiano nella mente e nel cuore, al di là comunque di ogni eventuale significato oggettivo: qui non è tanto il contenuto che giustifica la maggior parte del progetto poetico dell'autrice, quanto la sua intenzione, più o meno consapevole, di lasciarsi andare (e di lasciar andare il lettore) su binari emotivi evocati dal suono stesso delle parole e dei versi, a volte addirittura fatti di simboli. Si tratta però di un gioco abilmente controllato, per niente lasciato al caso: l'autrice non disperde parole e versi banalmente, assicurando che questa è la poesia, la sua poesia; invero, Marialoreta Mucci (anche il suo nome sembra quasi un'allitterazione… sarà un caso?), imbriglia il verso, e i termini nel verso, secondo una sua intuitiva e indovinata pre-costruzione, dando loro la forma finale adatta allo scopo (di ricreare l'atmosfera sonora ed emotiva!).
Il titolo, più che appropriato, Ecolalìa, richiama la caratteristica ripetizione delle parole in un contesto parlato, e in alcuni casi può essere sintomo di una disfunzione del linguaggio, ma qui è un termine, un titolo, utilizzato magistralmente dall'autrice in quanto rispecchia pienamente il suo intendimento poetico nel convogliare attraverso questo suo stile personalissimo, tutta la sua tematica espressiva, almeno in quest'opera. I brani della raccolta appaiono come sprazzi improvvisi di suoni e di armonie ben costruite: sono isole rocciose, in quanto potenti e dense di contenuto, in un mare vasto e disperso, ma sono anche fari luminosi in un contesto generale di buio e di indifferenze. Le forme espressive variano dalla poesia normalmente intesa, all'aforisma, alla prosa poetica e, sotto certi aspetti, persino ad una sorta di haiku ("Luna / sai inondare il mare. / Il mare."). Interessante è poi, in alcuni testi, il richiamo, quasi parodia, ad alcuni versi celebri di autori del novecento, quali ad esempio Montale ("Ho steso allungandomi il braccio / almeno un milione di panni / e adesso che piove è un p**** dio a ogni goccia."). Il tutto, sempre basato su tante allitterazioni come già accennato prima, è sparso per le pagine, senza titoli, a costituire, come dicevo, un mosaico frastagliato ma intenso, variegato, gradevolissimo.
Ma non è soltanto la forma stilistica che caratterizza il dire poetico di Marialoreta Mucci in "Ecolalìa", sebbene ne costituisca la parte più immediatamente visibile e godibile: si intravede comunque un sottile filo conduttore tematico che si rifà soprattutto al recupero e al riscatto della parola in quanto mezzo di comunicazione di emozioni forti e rigeneratrici, di sonorità, di salti e di spiazzamenti imprevisti davvero intensi e coinvolgenti, e poi un riguardo particolare alla non-autenticità e alle ipocrisie di una società ancora troppo legata a falsi perbenismi e dolorosi pregiudizi.
Proponiamo dunque qui di seguito uno stralcio dei brani poetici tratti dal libro di Marialoreta Mucci, edito da RPlibri di Rita Pacilio (https://rplibri.com/collana-poesia2/), un marchio editoriale che sta riscuotendo molti e meritati riconoscimenti per le severe selezioni dei titoli da pubblicare, e per la serietà e grande competenza nel seguire i propri Autori.
I Lettori che ci seguono, ancora una volta, sapranno aggiungere altri graditi commenti in proposito.

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Le rose mute periscono afone

disossano la terra in lembi di organza
e l'anima non esiste eppure in essa alberga
la lotta secolare tra bene e male.


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Ecosostenibili
per l'economia
tutti malati di ecolalia
fotografando l'essere
con l'ecografia


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Le parole sono sommerse sotto scaffali di libri
sotto comizi d'autore
balzano sulle carreggiate come pubblicità
manifestano le loro intenzioni nella vanità
celano l'intensità della connessione
si immaginano gli idiomi che verranno.


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Ho bevuto tutto l'inchiostro del mondo
per paura di scrivere
loro poi si son lavati le mani inventando le tastiere.


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Rubare il cielo che non era di Dio
per convertirmi
per salvare una nuvola dall'oblio
per salvarmi io
potenti le voci ma solo nei microfoni
nelle radio, nelle tv
afone ma potenti
potenza saranno soltanto i battiti cardiaci
si odono i voli degli uccelli diramati
forti solo nell'aria.


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Io il mare lo accendo soltanto d'estate
lo inquadro bene
ne vedo il bianco, il blu e il celeste
e a tratti l'onda di ocra.
Lo traccio, lo confino, lo scrivo, lo bevo e poi
l'abbandono.


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Il gelo dell'acqua innera le mani
la pallida notte rischiara le ombre
del marmo trafitto dal vento
ora la voce antica dei pescecani
gli stormi volteggiano in grazia
abbai
puttino senz'ali.

Brani tratti da:
Marialoreta Mucci, "Ecolalia", RPlibri, 2019; prefazione di Alessandro Carlomusto.

Marialoreta Mucci nasce nel 1990 in Abruzzo. Sin da piccola si dedica alla lettura, fatale l’incontro letterario con Emanuel Carnevali che accende il desiderio di evaporare le parole. Studia Lettere Moderne a Roma e si laurea con una tesi su Carmelo Bene scrittore dal titolo: Carmelo Bene: scrivere la voce. Si occupa di comunicazione in una società di consulenza ambientale dove, affascinata dalla potenza dell’audiovisivo, inizia a lavorare con la realtà virtuale per scopi educativi.


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