Carlo Di Legge, poeta, filosofo, critico conosciuto e apprezzato in ambito nazionale, ha affinato in questi ultimi tempi i suoi studi e le sue ricerche letterarie grazie alle esperienze di viaggio che gli hanno permesso di conoscere nuove culture e nuove realtà. Pur essendo un poeta di grandissimo talento, non ha pubblicato molti libri, ma i pochi che ha realizzato sono sicuramente molto intensi e rappresentativi del suo pensiero poetico. Multiverso è stata la sua opera poetica precedente più significativa, ma tantissimi testi suoi sono raccolti in siti online e in riviste specializzate.
Ora giunge a questa voluminosa pubblicazione trilingue: italiano, inglese e spagnolo, Buenos Aires Benares, edita da Delta3 Edizioni di Silvio Sallicandro.
Dice lui stesso alla fine della nota introduttiva: I testi poetici sono una porta: essi nascondono e mostrano significati, come la poesia dovrebbe. Ritengo che sia qui concentrato il nucleo e anche lo scopo del suo dire poetico. I testi poetici, come fantascientifici portali cosmici, aprono varchi verso altre dimensioni, altre realtà, altri modi di intendere e di significare. Qui già nel titolo ravvediamo – e con maggiore evidenza proprio nella prima poesia “Buenos Aires, Benares” – un collegamento diretto tra due città, due realtà distanti migliaia di chilometri l’una dall’altra: Buenos Aires in Argentina e Benares in India. Il gioco di parole, l’allitterazione, è evidente, ma il fondamento consiste proprio nella contemporaneità di due realtà sociali e culturali distanti, unite dalla poesia.
Questa contemporaneità, questa dualità suggerita dal titolo, si espande però in una sorte di nuovo Multiverso, dove la potenzialità creativa di Carlo Di Legge si manifesta nei suoi testi che raccontano, raffigurano, portano alla luce quadri e visioni le più variegate, raccolte nelle 9 sezioni del libro, dalle riflessioni in ambito sentimentale (della vita dell’amore) alle considerazioni sulla vita e sulla morte (il viatico), alle trasposizioni storiche (Isso 333 b.c.).
L’universalità del detto – e del non detto, o sottinteso (ritornando al fraintendimento come cosa utile e necessaria in poesia…) – è completata qui dalla esposizione nelle tre lingue, curata direttamente dall’autore. Un esperimento rischioso ma ben riuscito, come afferma lo stesso Carlo Di Legge, affrontando una letteratura particolarmente insidiosa e ardua da praticare. Ma, tant’è, il nostro Carlo, avvalendosi degli studi e delle esperienze maturate nell’ambito delle lingue estere, in particolare l’inglese, lo spagnolo e finanche il cinese, ha ritenuto quasi necessaria l’autotraduzione, completando così un quadro poetico che veramente potrà essere interpretato e vissuto in modo globale!