Qui il tema di fondo è l’attesa, introdotto in modo davvero appropriato dallo stesso autore, che apre la raccolta con una citazione di Mark Strand: “Nei quadri di Hopper ad accadere sono le cose che hanno a che fare con l’attesa. Le persone di Hopper paiono non avere occupazioni di sorta. Sono come personaggi abbandonati dai loro copioni che ora, intrappolati nello spazio della propria attesa, devono farsi compagnia da sé, senza una chiara destinazione, senza futuro.” (Mark Strand, Hopper (1994).
"L’attesa" di Giovanni Bracco è in sostanza uno stato particolare della sua filosofia di vita, non certamente inerente alla mera dimensione temporale, o almeno non soltanto a quella, ma piuttosto ad una più attenta osservazione della realtà circostante, nei dettagli anche minimi e apparentemente insignificanti, durante la quale il tempo sembra rallentare, attenuarsi, per dare maggiore spazio ed enfasi a riflessioni e considerazioni, anche a ricordi, suscitati da tali osservazioni. Così il racconto poetico si snoda con coerente continuità tra sale d’attesa, stazioni, isole, panorami, ma anche attraverso ricordi familiari e riflessioni indotte dal susseguirsi delle stagioni. Dappertutto, in queste poesie di Giovanni Bracco, c’è la pacatezza del dire, quasi un soffio di parole, pensieri delicati che ci giungono gradevolmente e che ci stimolano ad ulteriori considerazioni, come ogni buona poesia, nella sua sintesi, riesce a evocare.
E qui il discorso continua anche in modo globale, proponendo la versione in inglese, tale da abbracciare veramente una platea più ampia di poeti e di amanti della poesia. Noi ci limitiamo a proporre qui alcuni brani in italiano, lasciando ai nostri lettori, che sempre ringraziamo, il piacere di leggerli ed eventualmente commentarli.
Procida
Su un’isola si aspetta
anche se il mare è calmo.
Sulle isole ho visto
poca gente di mare,
perché è gente costretta
a starsene lontano.
Sulle isole c’è gente
attaccata ai limoni
ai conigli, alle vigne
e a tutte le fortune della terra;
che si ama nella spuma degli scogli
ma se c’è dietro un vento di cicale.
***
Milano Centrale
La grata arrugginita del cancello
dove il marciapiede si restringe
e finisce la volta centrale
di Milano Centrale.
La gente che si accalca a ridosso
dell’ultima carrozza
per una sigaretta. Noi, tra poco,
volteremo all’aperto
come i fiori che cercano la luce.
***
Sala di attesa
Domenica, il tempo rallenta. Il fischio
tardo del capostazione scuote
il torpore dei carri semivuoti,
si perde fra i gerani col crescendo
progressivo dello sferragliamento.
Mi avvicino allo scemo che ha dormito
fra i giornali nella seconda classe.
“Sala di attesa”, leggo. Ride muto,
gli occhi perduti nei binari: quello
sorride sempre. Aspetteremo insieme
le sorprese del prossimo convoglio.
***
(La madre)
La mano bianca sopra il letto bianco:
ed ora siamo soli nella stanza,
la stanza in cui si viene per morire.
Eri stonata e non mi hai dato il canto,
ho preso e amato cose anche staccandomi
dal tuo giudizio, e con qualche fatica.
Ma la curiosità del mondo e l’ambizione
li devo per intero a quei tuoi occhi
dolci e mobilissimi, un’ansia
positiva del dopo (a te, peraltro,
non piaceva scavare nel passato).
Ho fatto in tempo a dirti ch’eri stata
molto brava, una madre esemplare,
anche per la prontezza trascinante.
Poi quando non abbiamo più parlato,
la mano bianca si è levata un poco
additandomi un punto indefinito.
Su un vetro della metropolitana
nel mio ho visto il volto di mio padre,
incorporato per la prima volta,
severo, ma con gli occhi disarmati.
In quel riflesso, il segno di un passaggio,
la fine della lunga giovinezza,
ora compressa dietro al mio sgomento.
Non ho provato alcuna tenerezza.
***
Autunno
Il traffico insiste sulla strada
malgrado il pomeriggio di domenica.
Lo studio che s’annotta poco a poco
carica d’ombra immagini di morti.
Indovino il sorriso di mio padre
nella fotografia in mezzo ai libri,
lo sguardo mite, un velo di mestizia
che riconosco nei miei stessi occhi,
la nostalgia di un verso non espresso.
***
Tre giorni a primavera
Tre giorni a primavera. Il ciclamino
soffre un poco nel vaso sul balcone:
più acqua e all’ombra. I semi del malvone
è l’ora di interrarli nel giardino.
Nell’agenda è segnata ogni stagione,
coi compiti, le fasi. Solo manca
quante vendemmie ho a disposizione.
Testi tratti da: Waiting room, di Giovanni Bracco. Translations with Heather Milligan and Federica Giovannelli