"Continuare a dire nonostante la sfiducia nella lingua. Fare di sé un libro aperto nonostante la sfiducia nel lettore (negli uomini), alla cui vista rude, secondo la terzina dantesca che apre la raccolta, le parole vorrebbero proporsi scoperte, nude". Così scrive Fernando Marchiori nella sua postfazione all'interessante volumetto di Stelvio Di Spigno, emblematicamente intitolato "La nudità" (Stelvio Di Spigno, "La nudità", peQuod edizioni, 2010).
E già questo asserto si evidenzia bene nei testi che l'amico Di Spigno ha voluto proporre per "Transiti Poetici": testi - tratti appunto da "La nudità" - che denotano velatamente il senso di estraneità dell'uomo-poeta di fronte alle cose; un dire quasi in sordina, roco, adombrato, eppure carico di veemente desiderio di riconquista della vita. Ma lascerei a questo punto ai lettori volenterosi e appassionati, di scoprire e commentare altri piani e altre sfaccettature dell'intenso dettato poetico di Stelvio Di Spigno, autore di rilievo e di indubbia caratura letteraria e poetica.
Animazione
La stanchezza di pensare è come il morbido
di questo cuscino, che è anche un cedimento di lenzuola,
un tradimento di se stessi, perché si è troppo calmi
e io questo di certo non lo voglio: la mia giornata
è clonarmi in tutto, sentirmi in chiunque, parlare lingue strane
per fare due più due con chi entra in un bar;
e se due più due per me fa sempre cinque, io divento
la madre nel parco, l’uomo che va in barca,
la sera quando scende a scadenza del tempo:
chissà cosa prova la sera quando scende, ma poi
non è vero che scende: cambia colore, toglie la luce,
ma non è altro che noi che la guardiamo.
Non ho nessuna pelle e assomiglio a tutto,
eppure cerco qualcosa che sia io: una pietra o un’idea,
un essere indifeso per essere sicuro che così
lo si ama. Le parole, quelle sane, lasciamole al sudore
di chi un’identità l’ha già trovata, magari tra i bagagli
in un aereo che dia diritto a una vita sola.
Bella la parola identità, ma chi ne ha colto il frutto,
povero figlio di te stesso, se lo tiene per sé:
stanne certo come il sangue dei lupi.
Fondamenti
Difendi la memoria del cielo
che non hai mai visto dalla trapunta dei rami
del pineto e dei tigli che coprono la finestra dello studio
lasciali entrare nella mente oscillante
e se fossero qualcosa di invisibile
che proprio non riesci a cancellare,
allontanali da te, una volta per sempre,
senza pensarli come avi o genitori.
Ma non farne delle teche, dove morirebbero
per il caldo e gli insetti e se proprio
li credi qualcosa di sacro,
prega che non scompaiano, che facciano tutt’uno
con l’occhio che li ha prodotti, col cuore
che li ha protetti, con l’aria che li trattiene.
Indirizzo
Quando l’orizzonte è limitato a poche nubi
guardo la luce infittirsi come un corpo annegato
sotto il pelo dell’acqua, e la fibra di una barca di carbonio
si tuffa in superficie e scaccia da sé la mia vita
perché il limite del mondo è sotto il mare,
la terra liberata non protesta,
come fosse l’onda d’urto di una madre in allarme
ma vecchia per le lacrime e sempre più dominata,
mentre piangere è un diritto a succhiare quel sale
senza più gratitudine e con la mano aperta.
Desiderio
Avrò anche vissuto milioni di vite
e visto l’erba risalire lungo i moli gli acquedotti le dighe,
essendo io stesso una diga allo sbandare
tra tutte le cose capitate fuori mano.
Ma prima di rannicchiarmi alle spalle di Dio,
dovrò ancora imparare a quanto vende il mondo
attraverso i suoi polsi una pace normale e fare
di me stesso un libro aperto da consegnare
a tutti quelli che mi hanno amato e abbandonato,
a chi ha preso casa dentro una vita propria,
con dei bambini urlanti lungo una strada aperta
alla morte che ancora mi devasta.
Stelvio Di Spigno vive a Napoli dove è nato nel 1975. È laureato e addottorato in Letteratura Italiana presso l’Università “l’Orientale” di Napoli. Ha scritto articoli e saggi su Leopardi, Montale, Gadda, Pavese, Zanzotto, Claudia Ruggeri e sulla post-avanguardia poetica italiana, insieme alla monografia Le “Memorie della mia vita” di Giacomo Leopardi – Analisi psicologica cognitivo-comportamentale (L’Orientale Editrice, Napoli 2007). Ha collaborato all’annuario critico “I Limoni” con recensioni e note sotto la guida di Giuliano Manacorda. Per la poesia, ha pubblicato la silloge Il mattino della scelta in Poesia contemporanea. Settimo quaderno italiano, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, Milano 2001), i volumi di versi Mattinale (Sometti, Mantova 2002, Premio Andes; 2a ed. accresciuta, Caramanica, Marina di Minturno 2006, Premio Calabria), Formazione del bianco, (Manni, Lecce 2007, finalista Premio Sandro Penna), La nudità (Pequod, Ancona 2010).