venerdì 30 maggio 2025

Ivan Pozzoni e il suo Collettivo di nuova socio/etno/antropologia estetica

 

Mai stanco di procedere in profondità nelle sue indagini sui comportamenti dell’attuale società mondiale, specialmente in riferimento alla letteratura e alla poesia, Ivan Pozzoni, eclettico poeta nonché grande e solerte promotore di nuove idee e pensieri filosofici e letterari, e perché no?, anche di carattere sociale ed economico, propone un suo recente lavoro letterario, che è in sintesi una raccolta di poesie, ma vuole essere anche, e forse soprattutto, una modalità diversa di fare e intendere la poesia, giusto come egli stesso afferma nelle sue lunghe e dettagliate prefazioni. Il titolo della raccolta, Kolektivne Nseae, edita da Divinafollia nel 2024, vuole appunto suggerire questo suo diverso approccio al mondo della poesia, facendone un’analisi personale molto accurata e dettagliata, considerando in particolare le problematiche ad esso legate, e cioè l’autoreferenzialità di molti autori, le correnti poetiche, le difficoltà da parte dei lettori nell’interpretazione della materia poetica, con la conseguente insorgenza di una sorta di “malattia” e di distacco da essa.
Il titolo della raccolta è in polacco. Letteralmente, Collettivo di “Nuova socio/etno/antropologia estetica”, il che sintetizza, come dicevamo, tutto il progetto letterario dell’autore, che tocca, appunto, anche spondeo sociali, etnografiche e antropologiche.
Non essendo possibile qui dilungarci ulteriormente su questi argomenti, consigliamo la lettura del libro, nel quale è spiegato esaurientemente tutta la filosofia dell’autore.
Ne riportiamo invece alcuni brani.

Caronte, in riva al lago

 

Seduto su una roccia, in riva alle acque turbolente

macchiate di ricordi del mio Lete lacustre,

mi tramortisco col rumore ombroso delle onde

che cantano dei miei vent’anni, d’amori e attese blande.

 

Cerco un Caronte astioso e ansante,

che meni la mia barca sui fiumi d’Occidente,

rodato dosatore d’ansiolitici, seduta stante,

scorbutico maleducato, rude bifronte.

 

Cerco un Caronte, un Caronte vero,

temerario consulente abituato a transumanze d’ogni genere,

con remi, barba stanca,

obolo di scorta che difenda all’arma bianca.

 

Seduto su una roccia, rinvio a domani

l’insulsa immaturità delle mie mani.

 

***


Rogito ergo sum

 

Preda di un brutale scollamento tra Bund e BTP,

senza che ci tragga in salvo alcun modello CCCP,

la nuova parola d’ordine è investire sul mattone

che con il crollo delle borse inter-stellari ogni risparmio è un’illusione.

 

Se la banca ci concede un mutuo bisogna levare alti i nostri tedeum

e scaraventarci a scegliere tra un parquet o un linoleum,

nascono, come funghi, agenzie immobiliari ogni due m²,

immobiliaristi dall’occhio bovino che ci costringono a diventar mezzadri,

decerebrandoci in attività tipo il misurare una chaise longue,

con i neuroni ancorati a Malta come le navi di una Ong.

 

Lo Stato feudatario c’accorda lo ius primae casae

nuovi acquisti e ristrutturazioni sono adito d’ukase,

chi riesce, a fatica, a svincolarsi dal contratto d’affittanza

è bandito dalle liste del reddito di cittadinanza,

e avrà l’onore di finire a fare il barbone

con il culo sul divano davanti alla televisione.

 

Monolocale, cantina, bilocale, box, trilocale

cantori, senza ascensore, abituati a far le scale,

cerchiamo, allucinati, di non finire in uno slum,

al grido unanime di rogito ergo sum.

 

 ***

 

Dacia

 

Le aquile marciano sulle strade della Dacia,

in testa l’imperator Marco Ulpio Traiano

ha costruito una Romania aliena dalla fiducia,

meglio l’avesse organizzata Vespasiano.

 

Chi credeva che l’ordo militaris,

fosse sostituito dall’ordo consumaris,

dopo secoli di cambiamenti

tra pesti, recessioni e sbeffeggiamenti?

 

L’ordine mondiale è il dominio di una manciata

di miliardari difese da una munita barricata

i nuovi schiavi saranno tutelati da una scudisciata,

non dal Grande Fratello Vip o da una tv codificata.

 

Brani tratti da:

Ivan Pozzoni, Kolektivne Nseae, Edizioni Divinafollia, 2024

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