domenica 19 ottobre 2025

"La cura di te e altre insistenze", di Mariella De Santis

Le Gemme, collezione di quaderni di poesia curata dalla bravissima Cinzia Marulli da diversi anni, si può affermare che sia una collana di altissimo pregio, nota nell’ambiente letterario non solo della Capitale, ma anche in ambito nazionale, per le selezioni accurate di testi di poeti importanti e di grande levatura nell’odierno panorama poetico. Panorama poetico che, si sa, è talmente ampio, che di conseguenza non appare certamente semplice né facile effettuare le opportune operazioni di valutazione e di invito. Ma in questo panorama si colloca certamente molto bene in vista, e senz’altro meritevole di particolare attenzione, la poetessa romana Mariella De Santis, impegnata sia nella sua prolifica attività di scrittura poetica, sia nel suo intenso lavoro di diffusione e promozione culturale in vari eventi romani e in altre sedi.
Qui ci piace segnalare questa sua plaquette pubblicata da Progetto Cultura che, come sempre, ci offre una preziosità sia dal punto di vista tipografico che del contenuto. Mariella De Santis si presenta con tre poemetti molto intensi, eleganti nello stile e di una profondità emotiva, affettiva, psichica e persino direi filosofica, davvero eccezionali: “La cura di te”, “Ipnos” e “La disobbedienza”. Di questi tre poemetti proponiamo per i nostri lettori soltanto alcuni brani, non potendo per ovvie ragioni di spazio ed anche di rispetto nei confronti dell’editore, riportarli interamente.
Ma già questi brani sono sufficienti a captare la grande arte poetica della nostra autrice. Risalta intanto evidente la forma poematica del suo dettato poetico, elegante e lirico, che sottintende l’amplissima carica emotiva e sentimentale con le quali si rapporta alle figure femminili descritte nel primo poemetto, dove queste appaiono in tutta la loro naturalità, anche nelle figurazioni e situazioni più minute e abituali della vita di tutti i giorni: vi è un grande afflato affettivo, un trasporto sentimentale intenso che racchiude la sfera sia fisica sia psichica e persino spirituale (“Sono i gesti di ogni giorno a darmi struggimento / Il segno della croce, la vasca da lavare, / I quaderni dei bambini che tu porti nell’ombra. / Ma quanto io ho perduto con te diventa tomba.”…).
Analogamente, il poemetto “Ipnos”, il poema del sonno, è un canto che celebra la nostra parte incognita, laddove il sonno, e nel sonno, si manifesta a volte la nostra essenza segreta: “Noi siamo fatti della stessa materia dei sogni”…
Nel poemetto conclusivo, “La disobbedienza”, Mariella De Santis esprime tutto il suo impeto vitale, volto alla conferma della dignità assoluta della donna e della sua libertà, in una realtà ancora opprimente e pregiudizievole in tantissimi ambiti sociali e familiari.
La poesia, e qui la poesia della nostra brava autrice, è ancora testimonianza, denuncia, specchio della realtà, linguaggio che scolpisce un nuovo mondo, un monumento incrollabile della verità, dell’amore e della giustizia.



La cura di te

Per Viviana e Manuela, creature

 

Prendo su di me la tua cura

Animula piccola silente nella gioia

Scuro cielo d’osso in carne infisso

Prendi la mia cura.

Tu che sei o sei stata in nascita celata carne

Di donna e dovizioso popolo in cammino

Nutriti dell’abbondante umor mio.

 

Timida parca su destriero lanciata

Di te dico, predìco, l’amata sorte il molesto istinto.

La fiamma che mi agita ti fa una e tante.

 

Ora ti tocco piccola creatura

Unica tra tutte figlia di madre incerta

Ascolta il mio perdono. Io non ti fui carne

Tu mi fosti figlia. Tocchiamo la deriva

Lontane, più lontane.

 

Tu bionda naturale nei capelli

Nelle segrete cave, mi attiri senza méta

Mozia tra i mulini salata sospensione

Mi sciogli quale lievito dentro il tuo tepore.

Alga marina protegge la tua salina io fuggo

Dall’incanto, mai ho sperato tanto.

 

I tuoi vestiti su di me, gruccia o stenditoio

Ti scoprono il costato. Ti sano con la bocca

La mano dilaniata, la ferita augusta.

Cresce nuova specie da questa iniziazione

Corpi di vele e vento, teorema e congiunzione,

esatta geometria, mirabile afasia.


………………………..

 

Dammi la mano, il braccio, il piede

Lasciati trascinare fuori da queste mura,

Sdraiati in giardino. Ho curato per te la rosa

Che non punge, il lilium che non tinge,

L’erba che non bagna. Ma lesta rifuggi

La luce e l’infinzione, torni al luogo scabro

Dove eco rompe ricordo del rumore.

 

…………………………….

 

Mia splendida Gradiva, tu non sarai museo

Incedi pronta al tuffo sorprendente. Vado via.

In luminosa evidenza ora tu sei, clinicamente viva.

 

 

***

 

IPNOS

Il poema del sonno

 

Nella mia camera buia ascolto

ogni secondo d’argento tintinnare,

un suono lontano di pompa pulsare.

 

Immagino in alto e in basso i letti

dei vicini, i loro volti

dalle tenebre avvolti.

Li seguo col passare delle ore

sino al primo trillo di sveglia.

 

Il bagno, la cucina, la nebbia sul balcone

la città bocca vorace attende di succhiare

i residui gesti lenti del mattino.

 

Incontro nelle ante dell’armadio

la mia immagine allo specchio

dal grigio intorno agli occhi

dalla ruga alla radice del naso

e dalle labbra esangui mi accorgo

che anche stanotte ho vegliato

 

………………………………….

 

In tanto tumulto si fa largo il sogno.

Noi siamo fatti della stessa materia dei sogni

e il sonno conclude la nostra breve esistenza.

Alti picchi di noradrenalina e dopamina

nessun segno, nessun rumore

è la morte che nel corpo si muove

abbranca la vita alla gola

dando inizio alla lotta

o forse a un amplesso,

alterna vicenda

tra dolcezza e violenza

conclusa dal sogno.

 

............................................

 

 

Come il sogno dei gatti

– mi dicono –

è quello dei neonati.

Cosa darei per conoscere

quello del dinosauro

o del sapiens mio antenato.

Ci accompagna dalle origini

una spasmodica fame di sapere

appagata da estroverso immaginare.

Si produsse il segno, poi la parola

col racconto tutto si affolla

sogno, mito, archetipo, ragione.

Sopra il sonno, sotto la veglia

la scrittura spartisce

origini, confini, dimore.

 

 

***

 

La disobbedienza

 

“Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo

che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia

tuttavia: è anche un uomo che dice di sì,

fin dal suo primo muoversi.”

(Albert Camus)

 

Quello che mia madre non dovrà mai sapere

non tace e prosegue il suo corso

e quella parola sale

– limo, tracce, sorgente, fondo –.

L’incubo è cupo e non si dà speranza

e quel rumore non tace

– buio, freddo, odore, postilla –.

 

Quello che mia madre non dovrà mai sapere

è la coscienza straniata che porto al mondo

e il mondo che mi penetra, m’invade

io con le cosce chiuse, strette, perché niente esca

– umido, umore, urlo, utero –.

È l’acciaio che non si piega l’anima che mi regge

– labbra, gelo, afasia, morte –.

 

……………………………………

Mariella De Santis, La cura di te e altre insistenze, Edizioni Progetto Cultura, Roma, 2025

Le Gemme - Collezione di quaderni di poesia curata da Cinzia Marulli

prefazione di Viviana Nicodemo

Mariella De Santis è nata a Bari nel 1962. Laureata in Servizio Sociale, è specializzata in progettazione strategica. Ha conseguito un’alta formazione nell’intervento sulle dipendenze e ha un master in neuroscienze. Nel tempo ha perfezionato la propria attività nella definizione di processi metodologici in supporto ai policy makers. È interessata ai percorsi di innovazione della cultura professionale, argomento su cui ha scritto molti contributi. In campo letterario ha fondato e condiretto riviste nazionali e internazionali, lavorato per case editrici e con musicisti, artisti visivi, attori e pubblicato libri.


martedì 14 ottobre 2025

Le "Ialine trasparenze" poetiche di Floria Bufano

Mi piace ancora una volta ribadire il concetto che l’artista, e qui nella fattispecie il poeta, è persona che si pone tra la realtà e il mondo immaginario, nel senso che riesce ad individuare riferimenti e punti in comune, integrandoli successivamente nell’espressione prodotta dal suo fine talento creativo. Il poeta assume e riassume, in un certo qual modo, i messaggi che gli pervengono da entrambe le due dimensioni, quella reale che lo circonda e in cui è immerso, e quella immaginaria: tutto un mondo che egli traduce in simboli, significati, allusioni, speranze e anche utopie, al fine di “ricostruire” una realtà in cui possa egli stesso specchiarsi, e che possa condividere.
Poeta è dunque sentinella di confine che capta segnali provenienti da dimensioni fumose, che la società, presa dalle sue incombenze quotidiane, non riesce a percepire. Una sensibilità più raffinata, che permette al poeta di “sentire” e di “provare” quel “rumore di fondo” proveniente sia dall’esterno che dal suo stesso intimo subbuglio.
Floria Bufano è anche lei poeta che attinge dal vissuto quotidiano quanto dal sogno, dalla speranza, velatamente da quello “che, meravigliosamente, potrebbe essere”. È un canto, il suo, che si manifesta delicato, leggero, eppure forte nel suo intento di manifestare il lato nascosto della bellezza e del senso dell’esistenza.
Già il titolo della raccolta, Ialine trasparenze, è la conferma di come l’autrice voglia svelare quei lacerti di verità e di segreta meraviglia che urgono dalla propria anima, nell’osservare sia la realtà esterna – come dicevo – e sia i palpiti profondi di pensieri, dubbi, speranze e tante altre emozioni che alimentano il suo progredire nella vita. È dunque una sorta di filtro, l’anima indagatrice della nostra poetessa, una lente d’ingrandimento con la quale osservare e riportare quelle “trasparenze” sincere che, sicuramente, abitano il cuore e l’anima di ognuno: trasparenze depurate da ogni scoria e da ogni tendenza alle negatività e scabrosità che la vita di tutti i giorni purtroppo ci commina.
Non si tratta però di una ricerca estenuante di una estetica del bello e del buono, nelle cose e nell’uomo, bensì una consapevolezza rassicurante che nel tutto è possibile trovare luce e calore, nonostante le difficoltà, le ristrettezze, le incertezze della vita: “Ma alla sera, / metto in pausa la mia mente, / spengo con gli occhi le luci intorno, / ascolto il dolce mio silenzio, / mi tuffo nel mio cuore, / apro la cassaforte dei ricordi…”. Consapevolezza e delicatezza di sentimenti, una nobiltà di espressioni e di riflessioni che, con un dettato sicuramente lirico, abbraccia tematiche universali, dall’amore ai ricordi, dall’ammirazione per il creato ai dubbi esistenziali, alle tristi considerazioni sulla violenza sulle donne: questo è il canto ben modulato e sincero che ritroviamo nei versi di Ialine trasparenze di Floria Bufano: una raccolta poetica che è anche un viatico luminoso nel procedere di ognuno di noi lungo le difficoltà ma anche le bellezze del mondo.


La sera

 

Viene la sera…

I pensieri si affollano:

domande, risposte, corse,

grida, pianti, risate…

Ma alla sera,

metto in pausa la mia mente,

spengo con gli occhi le luci intorno,

ascolto il dolce mio silenzio,

mi tuffo nel mio cuore,

apro la cassaforte dei ricordi,

… e si fa subito notte.

 

 ***

 

Come una capinera

 

Tenera e fragile, piccola mia

piegata all’altrui volontà.

Il tuo canto melodioso si interrompe

e le piccole delicate braccia alate

non guideranno il tuo cuore

al sospirato brado destino.

Sideree sbarre, rivestite d’amore,

ben salde rinchiudono

l’ ardente e vivace tuo anelito.

Oggi ancora,

col pianto agli occhi,

dobbiamo dire:

“Si sta ancora così…,

come una capinera”.

 

 ***


Scarpette rosse

 

Ho visto donne buttarsi per niente:

donare un abbraccio all’uomo adorato,

o un bacio per un desiderio inappagato,

una carezza con la mano del cuore

e dopo accorgersi dell’intimo dolore.

Grida strozzate, occhi sbarrati,

un bavaglio al cuore

di amori ammalati,

di uomini armati.

Vite spezzate, donne piegate,

che gridan a gran voce:

“Non uccideteci due volte

sulla stessa croce”.

 

 ***

 

 

Manifestini

 

Quando leggo i vostri nomi

resto sempre un po stupita!

Maria, Antonio, Giovanna

Ma poi, come verrà scritto il mio nome?

Vorrei proprio poterlo vedere!

In corsivo, in stampato maiuscolo, minuscolo…

Preferirei il corsivo…!

Più elegante,

non troppo marcato,

proverei la delicata sensazione

di andarmene così,

leggera, in punta di piedi,

svolazzando sulle vocali.

Che frase verrà scritta?

Non parole penose, spero, per carità!

Ma magari, vorrei proprio osare,

un’espressione vagamente lieta!

L’esistenza nei ricordi non si spegne,

l’affetto si prolunga,

e il ricordo farà sorridere il tuo cuore.

 

 ***

 

Da sola

 

Ecco. Sono qui.

Mi crogiolo nel silenzio

di questa mesta sera.

Danzo con la mente

in spazi già vissuti,

movimenti fluttuanti

avvolgono il mio corpo

dolci, lenti, armoniosi.

Mi spingo nel tempo,

vago col pensiero.

Linee che si estendono oltre lo spazio

forme indistinte affollano i ricordi:

volti tristi, felici,

volti imbronciati

od addirittura raggianti…

Ed in questo ondeggiare,

annegano brucianti i ricordi di te.

 

 ***

 

Fuochi

 

Stelle multicolori nel cielo nero

ingannano giovani romantici

e come le stelle cadenti

invogliano a teneri desideri,

esplodono con la gaiezza di nuove speranze

suggellano incompiute promesse

che domani nessuno ricorderà.

Ed anche in questo mite inverno

riscaldano il cuore

che domani indifferente ritornerà.

 

Brani tratti da:

Floria Bufano, Ialine trasparenze, Edizioni La Valle del Tempo, Napoli, 2024.

Prefazione di Antonio Spagnuolo; postfazione di Maurizio Vitiello.


Floria Bufano è nata a Napoli, città nella quale attualmente vive portando avanti la sua attività poetica, ottenendo lusinghieri successi sia da parte del pubblico che della critica.

giovedì 9 ottobre 2025

I "Tratteggi nascosti" di Carmelina Di Iorio

È prerogativa di ogni buon poeta l’approfondimento delle sensazioni e dei messaggi, anche quelli apparentemente più flebili, per poi poterne scrivere seguendo la modulazione poetica più consona al proprio sentire, alla propria esperienza e alla propria cultura. In un mondo, come quello attuale, dove tutto è dominato dall’impellenza, dalla fretta di raggiungere al più presto gli obiettivi, dove gli impegni in ambito lavorativo e sociale si sono moltiplicati a causa dell’ampliarsi delle relazioni e delle comunicazioni a livello globale, rimane sempre poco tempo per soffermarsi un attimo e per esplorare all’interno di sé stessi cosa veramente ci suggerisce il mondo esterno, quale ruolo veramente noi abbiamo in questo creato, e perché siamo qui. Domande enormi, che spesso sottovalutiamo o ignoriamo del tutto, presi appunto dalle solite incombenze quotidiane. Ma per fortuna c’è un angolo di umana curiosità in ciascuno di noi, in molti di noi, che preme, che sollecita, che urge. I creativi sono questi, gli artisti, i musicisti, i pittori. E i poeti. E proprio i poeti sembra che vivano in una situazione ossimorica: da una parte la razionalità, la precisione, l’incastro logico di ogni incombenza quotidiana, dove è primaria la mente catalogante e consequenziale, per dedicarsi al lavoro, alle relazioni con gli altri, persino al relax e al divertimento, ove possibile. Dall’altra c’è questa evanescenza, questa incertezza, questa insicurezza, il vago sentire e a malapena accorgersi che fuori c’è, ancora, tutto un mondo da scoprire, che potrebbe meravigliarci ancora, destarci dal sopore dell’abitudine e della consuetudine. Il poeta vive continuamente questo stato d’animo bifronte: e non è che abbia la testa fra le nuvole, come spesso si usa dire. È piuttosto uno stato di grazia che gli permette di fermarsi e di ascoltare la realtà circostante, leggerne i profondi messaggi, intuire ciò che sta dietro le cose, dentro le cose, dentro l’anima. Carmelina Di Iorio è senz’altro una di questi: una poetessa attenta e viscerale, perché, sedendosi sulla pancia del mondo, ne ascolta i profondi vagiti, come una madre può ascoltare il suo nascituro che scalpita nel suo grembo. Una poetessa viscerale, certo, perché accoglie l’interiorità in fermento, ma poi riesce con il suo ottimo dettato a mettere ordine nel marasma e produrre così versi consistenti e significativi. Tratteggi nascosti è dunque da considerarsi sicuramente un progetto poetico significativo, in quanto esprime appieno tutto il quadro del mondo, celato nelle visuali più recondite e che solo i poeti, i creativi, sono in grado di raccogliere. Si tratta infatti, qui, di riportare in versi quei “tratteggi nascosti”, come lo stesso titolo suggerisce, che la realtà evidenzia solo se si rimane attenti ad osservarla e a tradurla: questo il pregio dei poeti, che con la loro sensibilità riescono a captare sia il vissuto quotidiano, sia la natura, leggendo in essi quella luce, quei colori e quei suoni, quelle emozioni, che la quotidianità relega in dimensioni secondarie, meno appariscenti. È un tratteggio nascosto, il suo dire poetico, in quanto riesce appunto a ricostruire, a far riemergere dal tessuto profondo della realtà, tratti e lacerti di verità e luce, come a voler ricostruire, con quei tratti e quei tasselli, il mondo di valori che sovente viene trascurato se non addirittura ignorato nel daffare e nelle incombenze usuali.
La poetica di Carmelina Di Iorio, in questa silloge, si svolge aprendosi ai temi fondamentali dell’amore, inteso nel suo significato più ampio e quindi anche nei riguardi della natura, del mondo, laddove le immagini e i panorami sono fortemente soffusi da una entusiastica e partecipata ecologia, colorata e intensa, con afflati emotivi che ne riportano profumi, suoni, colori e luci, tale è la potenzialità espressiva delle sue liriche: “Profumo di vento! / Mirto inebriante di canterini uccelli, / sparsi nei riflessi…”, e ancora: “La notte / ha la voce di un sogno…”.
Un altro punto interessante della raccolta è quello di aver raggruppato diverse liriche sotto lo stesso titolo, quasi a voler comporre un quadro più esaustivo del suo pensiero poetico, considerando l’argomento sotto diverse angolature e situazioni. Un modo davvero originale per completare il mosaico poetico che la nostra autrice aveva progettato, esprimendo proprio in quei “tratteggi nascosti” il suo dettato, alternando i vari temi e riuscendo in tal modo a comporre un tessuto poetico vario ma nello stesso tempo senza smarrire il filo conduttore importante, che è appunto l’amore e l’ammirazione nei confronti dell’umanità e della natura.
Un libro senz’altro interessante, dove la poesia assume toni lirici di evidente spessore, e quindi armonioso e denso di contenuti e di delicati quadri di natura e di sentimento.


Poesie girovaghe

 

Profumo di vento!

Mirto inebriante di canterini uccelli,

sparsi nei riflessi

sono ombre fluttuanti.

Profumo di vento!

Ti adagi lento

su corpi tramortiti

in un clamoroso silenzio.

Sono attimi di brividi e carezze,

ineguagliabile il momento.

Son dee bianche

le nuvole a passeggio

nel giardino tinto dell'azzurro

decantare di umane storie

vicine e lontane.

Dee bianche

le nuvole si stringono

in ciarle scherzose

nel freddo di un giorno

sereno d'autore.

D'improvviso l'eco

di un suono irrompe

è la voce vestita di grigio

il pianto di una Dea

non più sognante.

Dee bianche

danzano al suo fianco

nel giardino tinto dell'azzurro

decantare lo schiamazzare

gioioso di uccelli

di un pianto ladri...

 

 ***

 

 

La notte

ha la voce di un sogno.

Ascolto

come l'eco di un urlo dal monte ad occhi chiusi

quel suono di brevi parole. Intrecciano nell'aria

lunghi istanti vissuti, inventati, dimenticati.

Malinconico

il tuo volto da Pierrot nel battere

di cuori impavidi nutre il suo respiro.

La notte

geme nascosta nella mente di un sogno

attore di ogni dove...

 

 ***

 

Tratteggi nascosti

 

Sorprendimi amore.

Basta uno sguardo

muto e vivo nel solo tuo respiro

a fermare l’irresistibile fremito del dire.

Prendimi i fianchi

stringili forte e toglimi di dosso

la voglia di sfuggire

a quell’insaziabile voglia di amarti.

Poggiati al mio corpo,

ti sostengo mi sento forte

anche se tremo come una foglia al vento.

Indaga nella mia mente

tu puoi,

conosci gli spazi dove entrare

e sai bene come far ridere il pulsare del mio cuore.

Non dire mai più

nel freddo razionale agire

di un ossequiato lavoro:

“Non si vive di solo amore”

Non ascoltare

queste tue leggere parole,

sono solo fugaci pensieri

vogliono succhiare il tuo sangue

che corre veloce lungo le arterie impazzite

perché vogliono il tuo cuore.

Non conosco ancora

la maniera di fermare i nostri intensi attimi,

ho così paura che un giorno

il tempo possa rubarceli…

 

 ***

 

Carillion di parole

 

Il mondo dei ricordi

è un mondo di treni

che ansimano all’arrivo

di giorno e di notte…

Orme giganti

di lenti passi

costeggiano i binari

e illustrano strade permesse

ma mai percorse…

I fischii brevi

annunciano la partenza

su binari di sola andata…

Non è dato un tempo

la percorrenza è breve o lunga

solo un sogno

ne segnerà la meta…

 

 ***


Tratteggi nascosti

 

Chiudo gli occhi

seduta sulla pancia del mondo

e con esso mi giro intorno.

Ci sostengono corde di suoni

è quasi impercettibile la stretta,

sono quasi impercettibili i suoni

se non si ascoltano.

Chiudo gli occhi

le mie gambe non ci sono

cammino nei passi dei miei bambini

così veloci raggiungeremo galassie sconosciute

e con esse ci gireremo intorno

al giorno e alla notte.

Chiudo gli occhi

il buio non mi acceca.

Miliardi di piccole lanterne

rimangono sempre accese…

 

Carmelina Di Iorio - Tratteggi nascosti – Seduta sulla pancia del mondo, Delta3 Edizioni, 2025.

Carmelina Di Iorio è nata a Lapio, in provincia di Avellino; è residente a Montemiletto (Av).
Tratteggi nascosti è stato pubblicato da Delta3 Edizioni nel 2025, in quanto opera terza classificata al Premio Nazionale "L'Inedito - sulle tracce del De Sanctis", XVII edizione, sezione poesia.

Dall'intervento di Giuseppe Vetromile nell'ambito della presentazione del libro a Lapio il 27/9/25



 


 


Alda Merini vista da Ninnj Di Stefano Busà