Così sembra prendere corpo questa entità misteriosa che chiamiamo tempo, nelle poesie di Floriana Coppola che qui ospitiamo. Si tratta solo di un breve saggio/assaggio della forza plastica creativa della nostra poetessa, ma già sufficiente ad indicarci chiaramente la bontà di un procedere lirico cadenzato, morbido, ritmico, dolceamaro, consapevole. Sembra esserci, nei versi di Floriana Coppola, un latente desiderio di fuga controllata da tutto ciò che è inquadrato e schematizzato a priori, un anelito di libertà (il felino assonnato sul davanzale!) dai cliché usuali che non si riferisce soltanto alla condizione femminile, ma verosimilmente alla natura umana stessa, che per definizione deve poter "essere" autentica, al di là di ogni sorta di legame o di senso di colpa che possa in qualche modo deteriorarne la realizzazione.
Le seguenti poesie, tratte dalla silloge "Sono nata donna", Boopen Led Edizioni, e una breve dichiarazione di poetica della stessa autrice, saranno sicuramente gradite dai lettori che ci seguono su questo blog, ed agli stessi chiediamo di aggiungere un loro gradito commento.
Come vampa liquida langue
Come vampa liquida langue
il nostro legame, cesta divisa
un nodo stretto alla gola
asfissia inaspettata
intermittenti distrazioni
distrazioni denunciate dichiarate sofferte
reali come i nostri occhi cocenti
stolta lacerazione
tra noi e il mondo
volevamo spostare le montagne
con scudi ingenui e baionette di cartone
l’una e l’altro armati
cosa ti aspettavi?
cosa mi aspettavo?
solo per caso e solo per poco
un tratto di strada insieme
diminuisce la distanza necessaria e poi
l’ elastico incauto troppo tirato si spezza
ora rotolo inferma sul selciato
inerme oggetto gettato altrove lontano
con leggerezza mi hai pensato
con leggerezza mi dimentichi
l’anima si fa materia calda
filigrana ferita e macchiata si oscura
ogni strappo un incontro mancato
oltre i miei fantasmi accucciati
nei cassetti della stanza
ho tirato fuori il mio cumulo di ossa
tintinnano come monili al vento
siamo nel passato disciolti
il teschio gioca con le orbite
pur di sostenerti
e legarti a me
***
Figlia
Sono figlia del tiranno
del barbaro dell’uomo delle caverne
figlia della sua ira
dell’avida gola
e lo slancio vitale
chiuso nell’alveo rosso dell’umore
stringe il polso
ferma il passo
mi dispiace, Silvia Plath
il tuo volto ancillare
chino sul forno acceso
siamo figlie della distratta prepotenza
dell’insana distrazione
figlie del danno subito e poi taciuto
la mandorla acida laccio molesto
siede sul cuore
il vertice ficcato nell’anima
chiodo e scure che taglia
squarcia il gesto alato
cammino
con il mio fardello sulla schiena
e mai come oggi
il futuro e il sogno
sono spille preziose
sul mio petto
***
Oikos
Prima la casa
l’ordine immacolato delle stanze
la polvere sulle cose
e ogni cosa al suo posto
il cuore ha passi da gigante
e fremiti d’ali
il tempo è un felino assonnato
sul davanzale
preparo la cena
mangio di corsa
le mani pronte a servire
le mani anticipano il bisogno
appena accennato
mani veggenti dell’ospite
leggono il desiderio
…sei nella mia reggia assolata
dorata prigione
esilio cancellato
stazione di passaggio
inattesa tana di sempre
prima casa paterna
poi maritale oikos
taccio la mia esclusione
a voi tutti
sono una candela
che brucia e si consuma
sulla vostra mano!
***
Agar
Nessuno è felice senza l’altro
legato in cento nodi
al dolore d’argilla umida
l’altro alza l’indice distratto
veloce la condanna
muri innalza invalicabili
intrecciando ghirlande di rancore a maggio
nessuno è felice così
ma guardo la piana morbida
la rugiada sui fiori di vetro
cammino seguendo il fianco di pietra
sono in fuga
ho lasciato la mia casa
le strade conosciute
la ferita aperta sulla mano
la cucina delle discussioni accese
la pentola sul fuoco
le cinque dita prima chiuse in pugno e poi aperte
ho lasciato tutto
le attese i genitori gli amici i figli
gli amanti i datori di lavoro
lì nell’armadio di noce della stanza
incellofanata bene la mia anima
stretta con uno spago preso in fretta
e parto
la chiave ha fatto
due mandate
nella serratura graffiata
e ho cassato il mio nome
***
POESIA per RE-esistere
(Riflessione rielaborata dell’introduzione all’antologia “Alchimie e linguaggi di donne” del Festival della Letteratura di Narni, a cura di Floriana Coppola)
La scrittura del verso entra con prepotenza nella vita delle donne e degli uomini che fanno cultura e che tentano di lasciare una traccia del loro farsi persona nel mondo. Possiamo trovare nella poesia accenti epici e familiari, linguaggi formalmente ricercati e altrettante coloriture più semplici della parola fino a liricità più complesse e sperimentali. Ma ogni testo fa radicalmente i conti con il bisogno profondo di dare espressione alla sapienza esistenziale, alla voglia di riflettere su se stessi e sugli altri, di raccontare il proprio universo, di costruire relazioni che partendo dalla parola scritta approdino ai significati più profondi della nostra vita. Troviamo nei versi la volontà indiscutibile di leggere la relazione tra l'uomo e la donna, tra la persona e il mondo, focalizzando ogni dettaglio reale all'interno di un contesto simbolico, che passa dalle pareti domestiche/familiari alla militanza politica e sociale. Non è facile quindi parlare di poesia fuori dalle accademie e dai registri formali ma la poesia può diventare traccia concreta del bisogno di esprimersi delle donne e degli uomini in modo diretto e autentico. La poesia è quindi soprattutto capacità di ascoltare quel mistero interiore che prende forma nel sogno della parola e si incarna nella ricerca alchemica dei suoni. Nel rispetto delle differenze e delle diversità dei linguaggi, ogni poeta crea uno spazio condiviso di attesa e di amplificazione. La poesia vuole rimanere una forma particolare di resistenza attiva, non chinando la testa ai dictat della società contemporanea, opponendosi in modo radicale all'unica celebrazione delle relazioni commerciali basate sullo scambio economico, sul tornaconto personale, sull'autoreferenzialità, sulla velocità di sfruttamento tra persone che diventano merci e sogni che diventano prodotti. Invece la poesia è gratuità, è ricerca interiore, è volontà di espressione, non ha prezzo, è un genere assolutamente fuori mercato e impegnarsi per farla esistere vuol dire anche contrapporsi alla logica che solo ciò che è consumabile ha dignità di esistenza. La poesia dialoga con il passato, con gli uomini e le donne che hanno lasciato una traccia di sé, perciò diventa conoscenza e memoria di una comunità. Ricordiamo tante voci di poeti e di poete, la loro tenacia creativa che le rende “resistenti”, attraverso la scrittura, ai vortici distruttivi della vita.
Floriana Coppola vive a Napoli, dove insegna materie letterarie negli istituti superiori. Scrittrice, poeta e collagista, specializzata in Analisi Transazionale, perfezionata in Didattica e Cultura di genere e in scrittura autobiografica, socia dell’Associazione Etica Pubblica e della Società delle letterate, ha scritto racconti, romanzi e sillogi poetiche incentrate soprattutto sull’emersione dei problemi e dei linguaggi femminili. Ha pubblicato il romanzo Donna Creola e gli angeli del cortile, Guida Lettere Italiane e la silloge poetica Il trono dei Mirti, Melagrana onlus editore. Le è stato conferito nel 2009 il premio giornalistico e letterario “Marzani” organizzato dall’Associazione Campania Europa Mediterraneo. Ultimo suo lavoro la silloge Sono nata donna, Boopen LED 2010. Dal 2011 è curatrice dei Quaderni Antologici di Poesia “Alchimie e linguaggi di donne” Photocity Edizioni. Nel 2011 ha curato insieme a Ketti Martino dell’Antologia poetica “La poesia è una città” Boopen Led e ha collaborato alla rivisitazione del Secondo Quaderno di Letteratura e Filosofia del Festival di Narni.