Ci troviamo nel mezzo di un viaggio ellittico e radente, lieve e radicale, nel cuore instabile del linguaggio.
Lucilla Trapazzo (poeta ma non solo: traduttrice e performer) intreccia filosofia e tenerezza, luce e ombra, in una poesia che non afferma, ma interroga. I suoi versi nascono da un’urgenza interiore e si muovono con precisione intima, cercando la fenditura da cui far passare la voce. È una scrittura che si dispone al rischio: quello di dire l’amore senza aggettivi, di abitare il pronome, di restare sul margine tra presenza e dissolvenza.
Siamo vetro e vento
in corsa dalla notte
al mare
Il “tu” evocato in questa raccolta non è solo destinatario affettivo, ma anche specchio e doppio, figura del riconoscimento e della perdita. La parola poetica si fa materia viva ‒ a tratti pietra, a tratti sabbia ‒ e prende forma nel tempo instabile dell’attimo, tra passato che scivola e futuro che non promette. Ogni poesia è una soglia, ogni immagine una minuscola epifania che trattiene, per un istante, ciò che sfugge.
Saperti ancora incendio sulla lingua
senza domani
Il lessico è limpido, ma mai semplice, con immagini che si accendono vivide, di grande sensualità:
Mi porgi una fragola. La sento
ingorda sulla lingua.
Ogni scelta è calibrata, ogni silenzio, eloquente. In sottofondo, si avverte il respiro di un pensiero che ha imparato a non forzare il senso, ma a suggerirlo, lasciando spazio alla vibrazione, all’eco, alla risonanza. In questo libro, l’identità non è un punto fermo, ma un moto ‒ fragile, luminoso ‒ verso l’altro, verso il nome che non si possiede. Del resto già la copertina ‒ firmata dalla stessa Lucilla Trapazzo ‒ suggerisce fin dal primo sguardo la poetica dell’intera raccolta: non c’è un solo volto, ma due figure prossime e insieme sfuggenti, immerse in un bianco che non è vuoto ma spazio mentale, zona di passaggio. Il titolo si intreccia visivamente con il disegno: II Persona Singolare diventa allora non solo un riferimento grammaticale, ma una tensione relazionale, un dialogo aperto tra presenze che non si lasciano afferrare del tutto.
È in questa sospensione ‒ tra la seconda persona e l’ignoto ‒ che il libro trova la sua forza più autentica.
Una raccolta che lascia il lettore esposto e pensante. Come solo la vera poesia sa fare.
Viviane Ciampi
Nessun commento:
Posta un commento