“Banchetto con melagrana nasce come esperienza totalizzante della poesia, che accompagna alla ricerca espressiva e linguistica quella interiore e umana. Negli affetti e negli incontri è la sua manifestazione più profonda”.
Nulla di più consono, dunque, nel titolo, a indicare e narrare, attraverso la poesia, le sensazioni e le emozioni molteplici, ma anche i ricordi (molte poesie sono dedicate a incontri, testimonianze, paesaggi e personaggi che hanno animato la vita poetica della nostra autrice in questi ultimi anni), che, come i chicchi del melograno, rivivono sulla pagina, autonomamente ma intimamente collegati.
La poesia, anche qui, è veicolo eccelso di emozioni e di sentimenti, e Maria Benedetta è maestra sublime nel rievocare momenti di intensa affettuosità nei confronti di amici, parenti, persone incontrate in vari ambiti e occasioni letterarie: rievocare e dedicare, come solo con la poesia più alta è possibile, e quella di Maria Benedetta lo è sicuramente, pennello poetico fine e profondo, in grado di attraversare la corporeità delle immagini e dei lineamenti, giungendo fino al candore dell’anima, sapendone poi cogliere gli angoli e gli aspetti più celati, le caratteristiche e le inclinazioni più riposte. Con versi che hanno un alto gradiente lirico, e che attingono a fonti di elevata cultura classica, ma anche versi che si distinguono per una propria originale struttura e tensione propositiva.
Il libro in versi di Maria Benedetta Cerro è un’opera d’arte completa: i segni, la scrittura, il dire, si integra perfettamente con le immagini, le foto, i disegni, in un tutt’uno gradevole, luminoso e saporito. Come una grande melagrana da gustare tutti insieme in un banchetto.
Serata ferentina
(per Europa Festival, la Concretezza, Ferentino 1998)
Alle forme vaghe delle cose la penna
del poeta dà concretezza, all’aereo nulla
egli dona abitazione e nome.
(William Shakespeare)
Ho percorso una sera le parvenze del tempo indolore
la ferentina quiete della pietra
che sa di essere abbraccio e
levità.
Si stringevano ai fianchi le gentili porte
infittivano i lumi
all’andare calmo di vestale.
Dall’abside solenne
faceva largo intorno il canto della Musa
– le spedite caviglie sui ruvidi
selciati
compagne le stagioni perenni e le caduche
il tempo che le pietre e i poeti
fissano entro i limiti angusti di uno zero
o nel dilatato impero del respiro
celeste –
Una sera tra le calme mura ferentine
mi agitava un canto indifeso
che spartiva in due l’unità
dell’anima
tra infanzia negata e maturità punita.
Banchetto con
melagrana per Italo Scelza
Ascendeva. Tracciava un’ellisse di fuoco.
La notte temeva il suo corallo
e fuggiva sui capitoli della grazia
come svincolata da nodi prigionieri.
Così venne a me l’Angelicato
salendo dal giardino degli ornelli e dalle croci
dei fuochi di Sant’Ambrogio.
Venne a significare l’ascesa
a sciogliere i legacci dei
sandali alla luce.
Prima che l’estate ardesse nei suoi riti
indossammo i bracciali dei Masai
e sull’aia battemmo le spighe dell’Averno.
A Supino / una sera / cinquanta candele in un catino di rame
fini fini pomodoro e basilico e notte nei bicchieri.
Ci perdemmo e rinascemmo nomi.
I corpi si sciolsero nell’acqua azzurroverdemare.
Poi la casa contaminata
ospitò i limoni / salvati dagli ovali dei banchetti
nei letti si distese il sole
e la notte si perse nei colori.
Restò la danza dei merli / dove mai più tornò l’Angelicato
e neppure sull’aia battemmo più le spighe dell’Averno.
Incontro a Nocera
per Carlo Di Legge
Fu degli incontri il multiverso.
Breve e lungo
come sono gli attimi che hanno in un lampo il tutto.
Si animò della febbre di Rubina*
della serata carbonara
nella piccola casa labirintica di scale e di soppalchi
– che fu alloggio e vino condiviso
da poeti e giovane cantante –
Ci lasciò la stanza – Carlo – e dormì chissà dove.
L’indomani riscoprimmo il tango
il rito e la regola del gesto
la lingua segreta del sentire
un inizio di tristezza farsi
danza.
Sopraggiunsero versi
di qualcosa che è stato e che
ritorna
d’archi trafitti da rondini
chiaroveggenti
e un Trenta novembre**
che ha fermato tutti i calendari.
* Rubina è Rubina Giorgi, filosofa;
** Trenta novembre, poesia di Carlo Di Legge in Multiverso,
puntoacapo Ed. 2018
Maturità – Autunno – TERRA
È grembo
madre
e donna.
Sa che spesso si fugge – complici gli incontri –
ma sempre e soli a lei si torna.
Così si dispare
col dirsi a
mente che tutto finisce
e quel che è
stato per lo più non conta.
Così le braccia scordano gli abbracci
gli occhi la carezza dei volti
e il sorriso
non è utile ai morti.
Il giorno oggi è di poco più breve
ma nel sangue
è il tempo di ieri
e dall'anima la luce
in silenzio /
si separa.
Conosco i segreti della terra
la vita che
perisce e le sue resurrezioni
i tradimenti /
le promesse / le separazioni.
Ciò che passa
passa sul corpo con ruote di carro
e tu – alba –
sorgi già orfana del mio respiro.
Ma il brindisi è rosso
e il tramonto dai rubini a goccia
pende dai lobi delle finestre a fiori.
Maria Benedetta Cerro è nata a Pontecorvo (1951) e risiede a Castrocielo (FR).
Ha pubblicato: Licenza di viaggio (Premio pubblicazione, Edizioni dei Dioscuri 1984); Ipotesi di vita (Premio pubblicazione “Carducci – Pietrasanta”, Lacaita 1987), nella terna dei finalisti al Premio Città di Penne; Nel sigillo della parola (Piovan 1991); Lettera a una pietra (Premio pubblicazione “Libero de Libero”, Confronto 1992); Il segno del gelo (Perosini 1997); Allegorie d’inverno (Manni 2003, nella terna dei finalisti al Premio Frascati “Antonio Seccareccia”); Regalità della luce (Sciascia 2009); La congiura degli opposti (LietoColle 2012), premio “Città di Arce”; in collaborazione con Sergio Vecchio Poema del merlo cacciatore (Libri del merlo, Nola 2014); Lo sguardo inverso (LietoColle 2018); La soglia e l’incontro (Edizioni Eva 2018); Prove per atto unico (Premio pubblicazione “Vincenzo Pistocchi” Macabor 2023). È presente in diverse antologie, tra cui: Poeti del Lazio, a cura di R. Pellecchia, Forum Quinta Generazione 1988; Melodie della terra, a cura di P. Perilli, Crocetti 1997; Secolo Donna 2020, a cura di Bonifacio Vincenzi, Macabor 2020. Nel marzo 2019 le è stato dedicato il n° 69 della LETTERA IN VERSI, Newsletter di poesia di BOMBA CARTA, bombacarta.com/leattività/lettera-in-versi. Nel luglio 2022, esce da Macabor Editore, a cura di Bonifacio Vincenzi, il Volume Sesto relativo ai POETI DEL CENTRO ITALIA, la cui parte monografica le è stata dedicata con il titolo “Quando la parola trema di eternità”.
Interventi sulla sua poesia sono apparsi su testate giornalistiche, riviste e testi critici, quali: Frammenti di un discorso amoroso nella scrittura epistolare moderna, a cura di A. Dolfi, Bulzoni 1992; La parola ritrovata. Ultime tendenze della poesia italiana, a cura di M. I. Gaeta e G. Sica, Marsilio 1995; G. Linguaglossa, Appunti critici, Edizioni Fabio Croce-Edizioni Scettro del Re 2002; La Ciociaria tra scrittori e cineasti, a cura di F. Zangrilli, Metauro 2004; Amerigo Iannacone, Nuove testimonianze. Interventi critici, Edizioni Eva, 2005; R. Pellecchia, Con le parole/Oltre le parole. Saggi di letteratura contemporanea, Metauro 2007; R. Scrivano, Letture e Lettori. Appunti di critica letteraria, Metauro 2010; R. Pellecchia, D'Annunzio musicus / ed altri saggi con appendice leopardiana, Sciascia Editore 2018.
La sua poetica, accanto alla ricerca espressiva e linguistica, si sviluppa negli ultimi anni intorno al concetto di Sguardo inverso, in relazione alla realtà e all’interiorità, pervenendo alla rappresentazione della Città poetica, come incontro tra identità e alterità.