martedì 14 gennaio 2025

Il "Banchetto con melagrana" di Maria Benedetta Cerro

 

“Banchetto con melagrana nasce come esperienza totalizzante della poesia, che accompagna alla ricerca espressiva e linguistica quella interiore e umana. Negli affetti e negli incontri è la sua manifestazione più profonda”. 
Così esordisce nelle note introduttive del suo recente libro di poesie, Maria Benedetta Cerro, autrice tra le più note e importanti dell’attuale panorama poetico nazionale. Il titolo della raccolta, edita da Gottifredo in Alatri (Fr) nell’ottobre dello scorso anno, “Banchetto con melagrana”, richiama subito il tema primario del suo progetto poetico, ben sviluppato nel libro, e che appunto in questa sua dichiarazione preliminare può essere riassunto. La melagrana è qui verosimilmente simbolo di una unione tra unità distinte: i chicchi, numerosi e succosi, all’interno di un unico grande guscio che li contiene e li raccorda. Analogamente, il banchetto è simbolo di unione e riunione familiare e amicale, laddove tutti i membri di una famiglia o di amici condividono attorno ad un desco imbandito gioia, emozioni, sapori e calori umani.
Nulla di più consono, dunque, nel titolo, a indicare e narrare, attraverso la poesia, le sensazioni e le emozioni molteplici, ma anche i ricordi (molte poesie sono dedicate a incontri, testimonianze, paesaggi e personaggi che hanno animato la vita poetica della nostra autrice in questi ultimi anni), che, come i chicchi del melograno, rivivono sulla pagina, autonomamente ma intimamente collegati.
La poesia, anche qui, è veicolo eccelso di emozioni e di sentimenti, e Maria Benedetta è maestra sublime nel rievocare momenti di intensa affettuosità nei confronti di amici, parenti, persone incontrate in vari ambiti e occasioni letterarie: rievocare e dedicare, come solo con la poesia più alta è possibile, e quella di Maria Benedetta lo è sicuramente, pennello poetico fine e profondo, in grado di attraversare la corporeità delle immagini e dei lineamenti, giungendo fino al candore dell’anima, sapendone poi cogliere gli angoli e gli aspetti più celati, le caratteristiche e le inclinazioni più riposte. Con versi che hanno un alto gradiente lirico, e che attingono a fonti di elevata cultura classica, ma anche versi che si distinguono per una propria originale struttura e tensione propositiva.
Il libro in versi di Maria Benedetta Cerro è un’opera d’arte completa: i segni, la scrittura, il dire, si integra perfettamente con le immagini, le foto, i disegni, in un tutt’uno gradevole, luminoso e saporito. Come una grande melagrana da gustare tutti insieme in un banchetto.

Qui di seguito alcuni brani tratti dal libro.


Serata ferentina

(per Europa Festival, la Concretezza, Ferentino 1998)

 

Alle forme vaghe delle cose la penna

del poeta dà concretezza, all’aereo nulla

egli dona abitazione e nome.

(William Shakespeare)

 

Ho percorso una sera le parvenze del tempo indolore

la ferentina quiete della pietra

che sa di essere abbraccio e levità.

Si stringevano ai fianchi le gentili porte

infittivano i lumi

all’andare calmo di vestale.

Dall’abside solenne

faceva largo intorno il canto della Musa

– le spedite caviglie sui ruvidi selciati

compagne le stagioni perenni e le caduche

il tempo che le pietre e i poeti

fissano entro i limiti angusti di uno zero

o nel dilatato impero del respiro celeste –

Una sera tra le calme mura ferentine

mi agitava un canto indifeso

che spartiva in due l’unità dell’anima

tra infanzia negata e maturità punita.



***

Banchetto con melagrana               per Italo Scelza

 

Ascendeva. Tracciava un’ellisse di fuoco.

La notte temeva il suo corallo

e fuggiva sui capitoli della grazia

come svincolata da nodi prigionieri.

 

Così venne a me l’Angelicato

salendo dal giardino degli ornelli e dalle croci

dei fuochi di Sant’Ambrogio.

Venne a significare l’ascesa

a sciogliere i legacci dei sandali alla luce.

Prima che l’estate ardesse nei suoi riti

indossammo i bracciali dei Masai

e sull’aia battemmo le spighe dell’Averno.

A Supino / una sera / cinquanta candele in un catino di rame

fini fini pomodoro e basilico e notte nei bicchieri.

Ci perdemmo e rinascemmo nomi.

I corpi si sciolsero nell’acqua azzurroverdemare.

Poi la casa contaminata

ospitò i limoni / salvati dagli ovali dei banchetti

nei letti si distese il sole

e la notte si perse nei colori.

Restò la danza dei merli / dove mai più tornò l’Angelicato

e neppure sull’aia battemmo più le spighe dell’Averno.

 

***


Incontro a Nocera                per Carlo Di Legge

 

Fu degli incontri il multiverso.

Breve e lungo

come sono gli attimi che hanno in un lampo il tutto.

Si animò della febbre di Rubina*

della serata carbonara

nella piccola casa labirintica di scale e di soppalchi

– che fu alloggio e vino condiviso

da poeti e giovane cantante –

Ci lasciò la stanza – Carlo – e dormì chissà dove.

L’indomani riscoprimmo il tango

il rito e la regola del gesto

la lingua segreta del sentire

un inizio di tristezza farsi danza.

Sopraggiunsero versi

di qualcosa che è stato e che ritorna

d’archi trafitti da rondini chiaroveggenti

e un Trenta novembre**

che ha fermato tutti i calendari.

 

* Rubina è Rubina Giorgi, filosofa;

** Trenta novembre, poesia di Carlo Di Legge in Multiverso, puntoacapo Ed. 2018



***


Maturità – Autunno – TERRA

 

È grembo

madre

e donna.

Sa che spesso si fugge – complici gli incontri –

ma sempre e soli a lei si torna.

Così si dispare

col dirsi a mente che tutto finisce

e quel che è stato per lo più non conta.

Così le braccia scordano gli abbracci

gli occhi la carezza dei volti

e il sorriso non è utile ai morti.

Il giorno oggi è di poco più breve

ma nel sangue è il tempo di ieri

e dall'anima la luce

in silenzio / si separa.

Conosco i segreti della terra

la vita che perisce e le sue resurrezioni

i tradimenti / le promesse / le separazioni.

Ciò che passa

passa sul corpo con ruote di carro

e tu – alba – sorgi già orfana del mio respiro.

Ma il brindisi è rosso

e il tramonto dai rubini a goccia

pende dai lobi delle finestre a fiori.




Maria Benedetta Cerro è nata a Pontecorvo (1951) e risiede a Castrocielo (FR).
Ha pubblicato: Licenza di viaggio (Premio pubblicazione, Edizioni dei Dioscuri 1984); Ipotesi di vita (Premio pubblicazione “Carducci – Pietrasanta”, Lacaita 1987), nella terna dei finalisti al Premio Città di Penne; Nel sigillo della parola (Piovan 1991); Lettera a una pietra (Premio pubblicazione “Libero de Libero”, Confronto 1992); Il segno del gelo (Perosini 1997); Allegorie d’inverno (Manni 2003, nella terna dei finalisti al Premio Frascati “Antonio Seccareccia”); Regalità della luce (Sciascia 2009); La congiura degli opposti (LietoColle 2012), premio “Città di Arce”; in collaborazione con Sergio Vecchio Poema del merlo cacciatore (Libri del merlo, Nola 2014); Lo sguardo inverso (LietoColle 2018); La soglia e l’incontro (Edizioni Eva 2018); Prove per atto unico (Premio pubblicazione “Vincenzo Pistocchi” Macabor 2023). È presente in diverse antologie, tra cui: Poeti del Lazio, a cura di R. Pellecchia, Forum Quinta Generazione 1988; Melodie della terra, a cura di P. Perilli, Crocetti 1997; Secolo Donna 2020, a cura di Bonifacio Vincenzi, Macabor 2020. Nel marzo 2019 le è stato dedicato il n° 69 della LETTERA IN VERSI, Newsletter di poesia di BOMBA CARTA, bombacarta.com/leattività/lettera-in-versi. Nel luglio 2022, esce da Macabor Editore, a cura di Bonifacio Vincenzi, il Volume Sesto relativo ai POETI DEL CENTRO ITALIA, la cui parte monografica le è stata dedicata con il titolo “Quando la parola trema di eternità”.
Interventi sulla sua poesia sono apparsi su testate giornalistiche, riviste e testi critici, quali: Frammenti di un discorso amoroso nella scrittura epistolare moderna, a cura di A. Dolfi, Bulzoni 1992; La parola ritrovata. Ultime tendenze della poesia italiana, a cura di M. I. Gaeta e G. Sica, Marsilio 1995; G. Linguaglossa, Appunti critici, Edizioni Fabio Croce-Edizioni Scettro del Re 2002; La Ciociaria tra scrittori e cineasti, a cura di F. Zangrilli, Metauro 2004; Amerigo Iannacone, Nuove testimonianze. Interventi critici, Edizioni Eva, 2005; R. Pellecchia, Con le parole/Oltre le parole. Saggi di letteratura contemporanea, Metauro 2007; R. Scrivano, Letture e Lettori. Appunti di critica letteraria, Metauro 2010; R. Pellecchia, D'Annunzio musicus / ed altri saggi con appendice leopardiana, Sciascia Editore 2018.
La sua poetica, accanto alla ricerca espressiva e linguistica, si sviluppa negli ultimi anni intorno al concetto di Sguardo inverso, in relazione alla realtà e all’interiorità, pervenendo alla rappresentazione della Città poetica, come incontro tra identità e alterità.

Maria Benedetta Cerro, Banchetto con melagrana, Gottifredo Edizioni, Alatri 2024, Progetto grafico e interventi manoscritti di Antonio Poce.




Nessun commento:

Posta un commento