sabato 19 aprile 2025

Marco Masciovecchio e la sua "Roma, sotto a 'sto celo"

Volentieri torniamo a parlare di Marco Masciovecchio, valente poeta romano, dopo la interessante pubblicazione di due anni fa (“Poco più di niente”, mia nota su Transiti Poetici https://transitipoetici.blogspot.com/2024/01/il-poco-piu-di-niente-nella-poesia-di.html). Questa volta il suo lavoro poetico si è concretizzato in un modo e in una forma diversa, il che evidenzia il grande e urgente impeto di esprimere il proprio nucleo creativo letterario utilizzando anche diverse modalità, proprio per veicolare al meglio il proprio dettato e ciò di cui si intende parlare. Per questo, presumo, Marco Masciovecchio, ha voluto sperimentare il registro del romanesco per costruire la sua visione di quotidianità e di vita sociale e familiare, riuscendo benissimo nell’intento: ed ecco dunque Roma e l’indovinato sottotitolo sotto a ‘sto cielo. La raccolta è integrata e arricchita da note critiche di tre importanti poeti: Davide Toffoli, Emanuela Sica (che è anche la direttrice della Colla “Plenilunio” della nota Casa Editrice Delta3) e Anna Segre, i quali approfondiscono doviziosamente il contenuto del libro, ciascuno soffermandosi e dettagliando vari aspetti e i propositi dell’autore nel progettare quest’opera letteraria.
Quello che salta subito evidente agli occhi del lettore è la gradevolezza del dettato poetico, espresso in un romanesco fluido e attuale, molto aderente ai temi trattati, ai personaggi, alle raffigurazioni. Sono molte le belle e argute descrizioni dei personaggi, inseriti in un contesto sociale di una città dai mille volti e con una storia millenaria, che ha generato usanze, tradizioni e modi di dire ancora attuali. Una sorta di Spoon River romanesca, come sembrerebbe, o addirittura una riproposta, seppur parziale, delle tematiche e del dettato trilussiano. Ma Marco Masciovecchio conserva intatta la sua originalità, la sua novità ben riuscita nel raccontare la sua Roma sotto a ‘sto cielo, con versi assolutamente privi di ironia o di amarezza, bensì lucidi e schietti, senza mai cadere nella falsa retorica di facili stereotipi o cliché artificiosi costruiti a bella posta. Un cuore grande, quello che si nota in questi versi, una passione senza remore e senza timori, senza zone oscure o addirittura ambigue.
Ecco qui di seguito un saggio della sua perizia poetica di questa sua recente raccolta.


IO

 

Ecchime qua, me chiamo Marco,

nome comune, gnente de speciale

sortanto un poro Cristo

che ogni giorno cade

che quanno s’ariarza sente er dolore

che da la carne ariva all’osso.

 

Sotto a li piedi, secoli de storia,

sopra la capoccia sortanto er celo

e sotto a ’sto celo… Roma.

 

 ***

 

LA COMMARE SECCA

 

La commare secca

nun chiede mai er permesso,

nun aspetta. Ariva puntuale,

bussa a la porta, raschia co’ le dita,

nun je ne frega un cazzo se nun risponni

trova lo stesso er modo de fasse spazio.

Te la ritrovi dritta ar capezzale,

te fissa, te frega l’urtimo respiro,

scappa via de corsa pe’ le scale

deve da lavorà, je tocca core!

 

 

 ***

 

 

MI’ PADRE MORÌ D’ESTATE

 

Mi’ padre morì d’estate

dopo du’ anni co’ la testa assente,

devastato compretamente.

De quer Dio che n’aveva viste tante,

nun c’era arimasto gnente.

 

Er medico sur fojo certificò: senile, demente!

Er cervello ’na lampada, sfarfalla eppoi se spegne.

Te ne sei accorto de quante vorte

so’ venuto a cercatte nei buchi neri de la mente

coll’occhi nell’occhi tua, persi pe’ sempre?

 

Sai, me l’hai stracciato er còre

quella matina quanno t’ho fatto io la barba,

e senza un fiato hai incominciato a piagne.

Forse co’ un sarto sei aritornato in quell’istante

a quella matina, quanno ancora regazzino,

la prima barba me la facevi tu, senza un motivo.

 

 ***

 

A PEPPE

 

A Peppe je s’è fermato er còre

e mó chi je lo dice a la famija

a furia de salì e scenne dall’imparcature,

65 anni, 25 chili sur groppone

60 euro in nero pe’ 10 ore.

Bruciato sotto ar sole.

 

A Peppe je s’è fermato er còre

dopo che s’è magnato le solite ciriole

è annato su veloce come un gatto

ma er legno der pianale è mezzo rotto

un angiolo che cade facenno er botto.

 

Se semo messi in cerchio ma lui è arimasto

fermo, come un sacchetto voto de cemento

e noi se semo messi tutti a piagne.

 

A Peppe, je s’è fermato er còre.

Un antro nummero sur contatore.

 

 

***

 

LA MOSCA E LA FARFALLA

 

’Na mosca de città, appiccicata ar davanzale

cioccanno ’na farfalla svolazzà

de fiore in fiore je disse

“a bella, er zucchero fa’ male,

a furia de succhià te viè er diabete!”

 

La farfalla, un po’ schifata schiudenno l’ale

“a bella mia, invece de famme la morale,

pensa a te che campi più o meno come me

e l’ova le fai su le carogne in putrefazione!”

j’arispose continuanno a succhià nettare dar fiore.

 

La mosca nun c’ebbe er tempo d’arisponne…

’na ciavattata je diede l’estrema unzione.

 

 ***

 

LA GIORNATA MONDIALE DE LA POESIA

 

Pe’ la giornata mondiale de la poesia

tutti li poeti scenneno in piazza

quarcuno in quarche villa

quarcuno drento locali de fortuna.

Ognuno declama li versi sua

libberi, quartine, rime,

snocciolati freschi pell’occasione.

 

Ma la poesia più bella

la recita in silenzio un ceco,

che baciato dar sole su la guancia,

arzanno lo sguardo nero ar celo

immaggina l’arcobbaleno.

 

 Brani tratti da:

Marco Masciovecchio, Roma. Sotto a ‘sto celo, Delta3 Edizioni, 2025; prefazione di Davide Toffoli. Postfazione di Emanuela Sica. Nota critica di Anna Segre.

Marco Masciovecchio nasce a Roma nel 1967. Ha frequentato la facoltà di Architettura di Roma, svolgendo contestualmente le più svariate attività lavorative.
Vive a Ciampino e si occupa di Salute e Sicurezza sul lavoro per una multinazionale. Marco è un fotoamatore, ha partecipato a concorsi nazionali e internazionali e a mostre collettive. Nel 2023 ha pubblicato il suo primo libro di poesia: Poco più di niente (Ensemble, Roma). Alcuni dei suoi testi poetici sono presenti in raccolte e antologie. Roma, sotto a ’sto celo è la sua seconda pubblicazione in versi.



Nessun commento:

Posta un commento