sabato 31 maggio 2025

I "Testi in apnea" di Adrian Suciu

Ho avuto il piacere di conoscere Adrian Suciu, poeta romeno, in occasione di un recente incontro artistico letterario ad Avigliano Umbro, organizzato in collaborazione con Lucilla Trapazzo, nota poetessa, traduttrice ed esperta di poetica internazionale. La poesia, grazie anche alle buone possibilità di condivisione globale che la società attuale permette, sia attraverso l’uso della rete e sia anche di persona, con gli spostamenti tra un paese e l’altro, tra una nazione e l’altra, divenuti ormai relativamente semplici, viene così proposta, affidata e fruita (mi si lasci passare questo termine, che però individua molto bene il concetto) a livello direi universale, al di là della lingua di ciascun paese; e qui divengono naturalmente preminenti i rapporti umani e amicali che si possono instaurare tra un poeta e l’altro, di nazionalità diverse, tra un gruppo di autori e l’altro, laddove la traduzione perfettamente eseguita nella lingua del luogo accogliente, non è caratteristica primaria, ma piuttosto lo è la modalità di porgere i versi al pubblico, la musicalità, le vibrazioni che suscitano nell’anima l’ascolto della poesia in lingua originale.
È ciò che è accaduto proprio ad Avigliano Umbro, alla fine dell’aprile scorso, durante il Festival della poesia a Fortezza Alta.
E dunque uno dei tanti bravi poeti che venivano dall’estero, nella fattispecie dalla Romania, è proprio Adrian Suciu, del quale qui volentieri riportiamo alcuni testi poetici tratti dal suo libro Testi in apnea.
Si tratta di una raccolta omogenea che evidenzia la grande propensione dell’autore per le argomentazioni di carattere privato ma che hanno sicuramente un largo interesse sociale. Versi in apnea perché forse soffocati, o trattenuti, da una società globale che sovente si mostra conformista e abitudinaria, appiattendo o denigrando quelli che sono gli afflati di uno spirito creativo quale quello di un artista o di un poeta, che non vede ostacoli alla libertà di esprimere sentimenti ed emozioni anche forti, ma sinceri e schietti.
La poesia di Adrian, in questa raccolta, è diretta, e in molti tratti è anche simbolica, laddove il simbolismo maschera una realtà cruda e ipocrita, sia nei confronti del sentimento, dell’amore, e sia in ambito più squisitamente sociale, come nelle realtà quotidiane di questa nostra martoriata epoca.
Del resto Adrian da esperto giornalista, oltre che da poeta, riesce a cogliere lacerti di negligenze, storture e ipocrisie nel tessuto della società, non solo romena, ma anche globale, e ne individua poeticamente i capitoli principali, utilizzando un linguaggio idoneo, asciutto, ricco di allusioni e velatamente ironico.
Un libro di poesie, quello di Adrian Suciu, che coinvolge emotivamente il lettore, dandogli l’opportunità di riflettere su tanti temi umani e sociali che la “poesia in apnea” cerca di far emergere in superficie dell’anima.

 

visione

 

dicevi: hai gli occhi grandi

e maestri nel comporre il fumo!

 

vedevo fuochi leggeri

sul bordo della luna, capivo perché

il mio braccio scottava

 

ti racconterò, pensai, delle erbe

uno dei vecchi amanti delle barche

ancora consente i canti del vento

sulle banchine

 

la gioia si arrampica sugli specchi fino al mattino…

nel sogno troveremo una luce fredda che

ci intaglia e ci abbandona

ti vedrò accanto al mio corpo nudo; ti dirò:

per questo lui manda le ombre assetate di giovinezza

ai lunghi pioppi

per questo il mio riposo diventa ebrezza e

davanti a essa dovresti zittire!

 

 ***

 

madre

 

Mamma, ti porteranno notizie su di me

i mercanti stranieri;

loro passano la dogana con impudenza, io non ci riesco ancora!

Guardo da vicino la terra, mi piace che

tu passi, annerita dall’erbe,

ti canteranno di me le sorgenti essiccate, io non ricordo

il loro canto.

Raccolgo il mio corpo come se tirassi un’ancora cieca

dal mare; è chiusa a chiave la nave, madre

il montante invecchia e il suo buon legno,

disceso sui fiumi del Nord, mormora preghiere.

Le piogge che tu ascolti ininterrottamente scriveranno

di me sulle tue finestre

Scoprirai che

passo le mie notti

sul terreno stanco. Gli uccelli della primavera

annusano il frutto. Il sole legge le rughe del mondo,

Non li capisco, non li vedo…

 

 ***

 

un tempo gentile

 

C’è una velocità cruenta intorno. Una rapidità dura e tagliente.

Non si trova un appiglio. Il freddo fulmineo invade

il petto

come i piccoli fiori che invadono gli occhi di coloro che sfuggono.

Le vibrisse del gatto rosso

inquadrano un paesaggio con passanti e ruote. I depositi azzurri

pompano i treni, giorno e notte.

L’erba non germoglia in fretta. La velocità viene dal diavolo.

Ma arriverà anche un tempo gentile e l’amore si assesterà.

 

*** 

 

la donna della città laggiù

 

Ho conosciuto una donna che odora di latte

e ha il sapore di lamponi. L’ho salutata

e ho conosciuto una donna che odora di pioggia

e ha il sapore di acero.

Il Consiglio dei Saggi mi ha lodato per le donne

che ho conosciuto, mi ha nominato

Colui Che Sa Fiutare e mi ha dato una fascia color visciola

da mettere sul petto. Mi hanno chiamato l’Assaggiatore

e mi hanno mandato come bibliotecario nella città laggiù.

Qui ho una fotografia con mia madre, una locusta impagliata

e una pelle di vitello.

 

Da qui passa solo la donna

che odora di legno bruciato e ha il sapore di cenere.

 

 ***

 

dell’amore

 

Dell’amore parliamo solo in sordina, come due angeli

che dubitano del Padre. Dormiamo lo stesso sogno

come se fosse la stessa carota mangiata dai due operai

della fabbrica dove si lavano le carote. I nostri gatti

sono diventati cani, le nostre pulci sono diventate libellule.

 

Un diavolo nero pizzica le mucche da dietro e loro danno il latte

che noi beviamo. Si sa che gli stupidi

muoiono più spesso dei saggi.

 

Per questo, per amore

scegliamo soltanto la saggezza.

 

 ***

 

la memoria delle cose perse

 

La poesia è il prolungamento della mia mano destra.

Se dovessi perdere la mano destra, la poesia

diventerebbe il prolungamento della mano sinistra, in memoria

della mano destra. Se dovessi perdere la mano sinistra

e se dovessi perdere ancora, la poesia si avvicinerebbe

di più a me.

 

In memoria delle cose perse.


Brani tratti da:

Adrian Suciu, Testi in apnea, Edizioni I Quaderni del Bardo, 2023.

Traduzioni dal romeno di Roxana Lazar e Valeriu Barbu.

Noto giornalista, collaboratore di numerose testate, editorialista e produttore di programmi televisivi, Adrian Suciu è attualmente presidente della Sezione Stampa Culturale dell’Unione dei Giornalisti Professionisti della Romania e presidente dell’Associazione Culturale Direzione 9, la più potente e attiva organizzazione privata in Romania dedicata alla poesia. È un importante promotore culturale, organizzando eventi letterari e artistici, campi di creazione, i festival nazionali e internazionali. Nato nel 1970, è considerato uno degli scrittori più importanti emersi dopo la caduta del comunismo in Romania. Autore di romanzi, poesie e drammaturgie, i suoi libri hanno una diffusione notevole e hanno più edizioni. Ha vinto numerosi premi letterari nazionali e internazionali. I suoi scritti sono stati tradotti in arabo, ebraico, inglese, francese, tedesco, italiano, ungherese, spagnolo, ecc. È presente in numerose antologie di letteratura romena contemporanea pubblicate in Romania o all’estero.

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