giovedì 1 settembre 2022

La poesia diretta di Francesco Vitale

Nel vasto mare della poesia italiana contemporanea, capita a volte di approdare su qualche isola che subito mostra il suo rigoglio discreto, celato da falesie e arbusti nodosi. L’interno è però ricco di buoni frutti poetici. E dunque ecco il nostro giovane Francesco Vitale, cosentino ma residente a Roma per i suoi impegni lavorativi: una vera isola poetica, che sa farsi distinguere tra la miriade di scogli scabrosi e isolotti aridi che sovente si incrociano lungo le rotte del fare poesia.
Non ci troviamo di fronte alla solita e frequente autoreferenzialità, né alle mere e superficiali descrizioni di albe e tramonti che, per quanto possano essere carichi di pathos e di sentimentalismi accentuati, rimangono sempre narrazioni in versi piuttosto blande e stereotipe. Qui, al contrario, ritroviamo una potenzialità forse ancora da migliorare e da affinare, ma è già evidente l’impianto poetico significativo, determinato e originale sia nel contenuto che nella forma. L’entrata in argomento senza titoli, senza oziosi perifrasi o giro di parole, ma andando direttamente al nocciolo dell’assunto, dimostra che il nostro giovane autore ha già raggiunto una padronanza del verso veramente buona, un verso che procede seghettato, inquadrando bene come in varie illuminazioni consecutive, il discorso poetico complessivo. Una poesia del dubbio, della ricerca, del rispetto: “Guardo un punto fisso / e tocco le stelle / e il silenzio mi insegna a contemplare / l’infinito vuoto / che nel rumore / cerca la parola”. Una sintesi quasi perfetta di quella affannosa e interminabile ricerca che ogni creativo compie dentro di sé, interrogandosi e lacerandosi, e che poi giunge ad identificare in quella parola poetica che, totalmente, possa esprimere a sé stesso e agli altri, il vero senso dell’esistenza. In un rumore di fondo che distrae e distoglie.
Francesco Vitale è poeta autentico, laddove la poesia è fatta di parole che tendono all’infinito, in uno spazio esiguo e breve nel tempo, e in un silenzio rumoroso che confonde e banalizza ogni cosa.
Leggiamolo ancora in questi versi che qui propone.


E poi qui 

nella dimensione del fare 

continuo a stare nella vita.

Traccio le linee

che circoscrivono la mia penombra 

e il presente si inabissa 

nel cerchio della consuetudine.

Guardo un punto fisso 

e tocco le stelle

e il silenzio mi insegna a contemplare 

l’infinito vuoto

che nel rumore

cerca la parola. 

 

*

 

Scrolla il mondo 

e il patto si fa chiaro 

con le sorelle cose.

Le pietre in letargo 

aspettano il passo dell’uomo.

Tutto si fa tutto 

e aspetta che procede sensato 

nel fare della terra 

e nel palmo del cosmo 

dove continua la vita. 

 

*

 

Il mio silenzio è d’oro. 

Ho ventiquattro karati di silenzio 

per cento per cento per cento.

Il mio silenzio sta

sul tempo della lievitazione 

è fatto di pane e farina

è grano è pagliuzze 

e cuoce a fuoco lento. 

Ha l’odore della lentezza 

il mio silenzio 

e del piano piano che calma. 

Au Au Au chiama, 

ogni tanto,

ma sempre in silenzio.

 

*

 

Plano sui miei affanni 

e ne faccio 

musica compatta

ne faccio 

suono composto 

di respiro e di soffio 

che rigenera la vita.

Voglio vita nuova 

ogni giorno, che sia gioia 

per il mio essere al mondo

per lo stare ancorato 

sulla terra 

ed essere grato 

sottilmente e lieto.

 

*

 

C’è tempo d’attesa 

tempo di grandine 

e silenzio 

nel respiro del mondo.

C’è mistero di pace 

fiamma che arde 

nel ventre universale 

e ci tiene nel nome 

nel peso singolare 

che si fa corpo. 

 

*

 

Canto il corpo che rinasce

amplifico la misericordia 

nella costituzione del verbo

che si fa pulsante 

si fa clima dolce 

per la mietitura del bene. 

Canto la vita intera 

che sta tutta nei vestiti che indosso

nelle infinite parti 

che la rendono linfa 

di un urrà festoso 

preghiera costante

di gioia fertile. 

 

Francesco Vitale si è laureato nella magistrale di Cinema, televisione e produzione multimediale all’Università Roma Tre. Ha pubblicato Una storia dei giorni che passano (Coessenza, Cosenza 2015) e Varchi attivi (Edizioni Erranti, Cosenza 2020). Alcune sue poesie sono state tradotte in spagnolo nel volume argentino Fragmentos de Humanidad (Le Pecore Nere Editorial, Rosario 2018). I suoi testi sono apparsi su siti e riviste. 

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