Da dove viene
l'esigenza di scrivere poesie? Sarebbe lungo il discorso, e facilmente si
cadrebbe in discorsi retorici, saccenti e persino ovvii. Ma si può riassumere
la risposta al provocatorio quesito con le stesse parole della poetessa Cinzia
Marulli, che qui volentieri ospitiamo: "Scrivo perchè sento la luce farsi
specchio, perchè cerco il percorso che mi porti ad una meta senza
arrivo...". Ecco la speranza/disperata, la gioia/contrizione di un
percorso che porti infinitamente oltre, alla ricerca di un bene e di un amore,
con la consapevolezza nel cuore di dover cambiare le cose di qui, di questo
momento, spesso deturpato dal male e dal fumo nero degli eccidi, fatto di carni
e di dolori.
Proponiamo dunque
qui di seguito alcuni testi inediti della poetessa romana, che a mio parere ben
identificano il suo progetto poetico, teso al canto per la natura e per l'uomo.
I lettori attenti, come sempre, sapranno aggiungere le loro gradite riflessioni.
Percorsi
E’ la mia strada
che non conosco
ma non mi importa
mi piace il vento
e il suo trasporto.
***
Oltre
S’è fatto mare il
pensiero
e m’ha immersa nel
sogno
nella sua frescura
mi piace restare
non la voglio l’afa
del vero
quel suo essere
pietra dura
mi scheggia il
dolore
ma c’è luce alla
finestra
m’acceca
e la sveglia
continua a suonare
la monotonia dell’apparenza.
***
Yin-Yang
Forse è nel silenzio
che si ascolta
la musica più
sublime
In quel vuoto che
avvolge di nuvola
tra la sospensione
ansante del respiro
e l’attimo incerto
sul bordo del destino
Nella polvere
lucente delle stelle
si nasconde il buio
del deserto
Si sfiorano i
sentieri del domani
nell’apparente
conclusione di un percorso
***
Scrivo?
Scrivo perchè sento
la luce farsi specchio
perchè cerco il
percorso
che mi porti ad una
meta senza arrivo,
ad un bosco che
odori di bosco,
perchè mi sento
ghianda
dispersa nella terra
Scrivo perchè un
giorno un amico
mi regalò una penna
facendomi credere
che fosse una
bacchetta magica.
***
L’apocalisse del male
Non sono le ossa a
lacerarmi il pensiero
ma gli sguardi persi
dei miei fratelli
il rumore sordo del
loro urlante silenzio
le rughe dei bambini
emaciate dal sorriso
Non sono le sbarre
delle loro camicie
sporche a imbrattare
le immagini
ma l’alito sfinito
della loro nonvita
quelle loro spalle
scese
costrette a portare
un peso inaudito.
Il fumo si leva
ancora alto
non è quello delle
nostre case
calde, dei camini
accesi con la gioia
intorno: è un fumo
nero, nauseabondo
fatto di carni e di
dolore
Ci sono le urla
isteriche dei mostri
che tagliano l’aria
satura di paura.
Tutti quei corpi
ammucchiati
le ossa contro le ossa
quelle ossa sulle
ossa
milioni di anime
sospese nel tempo
sopra i loro
cadaveri a guardare pietose
ciò che erano, a
guardare tristi i loro
fratelli aguzzini.
E l’aria si smosse
perché tutte quelle anime
sature di bene, ma
ancora sanguinanti
avvolsero quei
mostri, li abbracciarono,
li accarezzarono
come fossero figli amati.
Il male cadde, cadde
sotto la dolcezza del bene
cadde nella polvere
si sgretolò e
divenne polvere
anch’esso finché il
vento,
lo portò con sé, lo
disperse - granello a granello lo distrusse.
***
Bambina
Vorrei nascere fiore
colorato come il desiderio
e scaldarmi al sole
con i petali aperti al futuro
o
rondine
per inseguire la primavera
e sentire di cosa è fatto
il cielo
Vorrei nascere nuvola
per trasformarmi in acqua
e dissolvermi nel vento
eterea e impalpabile
come i sogni
Se proprio
sì, se proprio - devo
nascere donna - allora
vorrei avere sempre
gli occhi di bambina
per guardarmi intorno
con stupore
per giocare la vita
col sorriso innocente della verità
***
Cinzia Marulli. Nata a Roma nel 1965, dove vive e lavora. Ha sempre
coltivato la passione per la poesia e la letteratura ampliandone la ricerca
anche attraverso forme di sperimentazione che l’hanno portata a creare connubi
con altre arti come la musica, la pittura e la video-arte. Ha collaborato con
alcune case editrici e per le Edizioni Progetto Cultura cura la collezione di
quaderni di poesia Le gemme. È redattrice nella rivista letteraria
«Polimnia», per la quale cura la rubrica Opere prime. Organizza
incontri tra poeti allo scopo di diffondere e divulgare la poesia. Nel 2011 ha
pubblicato la sua prima raccolta poetica, Agave (LietoColle), con
l'introduzione di Maria Grazia Calandrone e una nota critica di Plinio Perilli.
Sono belle , mature le poesie di Cinzia. C'è un'innocenza che non si vuole perdere, uno spiraglio da cui fare entrare la luce. Il male è oltre, imprigiona chi lo va a stuzzicare; la visione sia sempre sul bello, sulla poesia, arte di camminare sul difficile.
RispondiEliminaNarda
Mi scuso, ma leggo solo ora questo bel commento di Narda.
RispondiEliminaTi ringrazio dunque per aver messo in luce un aspetto a cui tengo molto: "c'è un'innocenza che non si vuole perdere". E' vero. Credo fermamente che in ognuno di noi ci sia un aspetto puro, innocente che la poesia deve sempre mettere in luce.
Va bene parlare del dolore, della sofferenza, ma non come una semplice lamentela, come una lagnanza. Lo sguardo deve essere rivolto al superamento del "mal di vivere" . Troviamo in noi le risorse per superare il niente ed il negativo e la poesia che in assoluto ha valore etico, ci indichi il sentiero.
Un caro saluto.
Cinzia Marulli